Ha debuttato su Sky la tanto attesa terza stagione della serie di culto di Mark Frost e David Lynch. Ecco cosa succede nei primi due episodi, intitolati «Il Ritorno» (SPOILER)
Scatole di vetro assassine, dialoghi (all’apparenza) assurdi, personaggi da incubo. «Pura eroina alla David Lynch». Proprio come aveva anticipato il presidente della rete Showtime.
Non c’è modo migliore per descrivere The Return (Il Ritorno), la premiere (di due ore) di Twin Peaks, trasmessa in versione originale su Sky Atlantic alle tre della notte fra il 21 e il 22 maggio, in contemporanea con la messa in onda americana.
Sono i primi due dei 18 episodi che compongono la tanto attesa terza stagione, che arriva a 26 anni dalla fine della serie di culto di Mark Frost e David Lynch.
Le stesse puntate saranno «presentate» a Cannes, peccato che l’evento cadrà tre giorni dopo il debutto, il 25 maggio. Alcuni «fortunati» sono riusciti a vederle con quasi 24 ore di anticipo: alle sei di domenica mattina Sky le ha rese disponibili per sbaglio su Now Tv e Sky On Demand (l’errore è stato corretto intorno a mezzogiorno).
Il primo episodio si apre con il ricordo della profezia di Laura Palmer che aveva chiuso la seconda stagione: nella Loggia Nera, Laura dice a Cooper: «Ti rivedrò ancora fra 25 anni». Seguono alcune immagini simboliche del pilota (la morte di Laura, la foto da reginetta del liceo, l’annuncio a scuola) e poi parte la sigla originale di Angelo Badalamenti (brividi).
Ritroviamo l’agente Cooper (Kyle MacLachlan) nella Loggia, è invecchiato, con lui c’è il Gigante, che gli dà nuovi indizi e lo avvisa: BOB è a piede libero.
Ma subito dopo siamo a New York, dove un ragazzo sorveglia scripolosamente una scatola di vetro in un magazzino: è una faccenda top secret, con tanto di guardia ad assicurarsi che nessuno abbia accesso.
Tracey, un’amica del «custode», non sa resistere: vuole entrare a sbirciare di cosa si tratta e «divertirsi» un po’. Ma quando i due iniziano a fare sesso, la scatola diventa nera, una sagoma inquietante schizza fuori e li massacra.
Intanto, in Sud Dakota, entra in scena Cooper in versione BOB, con capelli lunghi e giacca in pelle. È un assassino spietato, alla ricerca di qualcosa. Fa visita a Buella, un’improponibile gangster in vestaglia e caschetto precisissimo, che gli lascia due dei suoi «dipendenti», Darya e Ray.
La terza trama ruota attorno all’omicidio di Ruth Devenport, una bibliotecaria di una scuola nel Sud Dakota che viene ritrovata morta nel suo letto, con l’occhio perforato da una pallottola e la testa mozzata accostata a un corpo che non è il suo. Viene arrestato il preside Bill Hastings: le sue impronte sono dappertutto.
Scopriamo, però, che il buon Bill è stato incastrato dalla moglie Phyllis, a sua volta manipolata da Cooper/BOB, che la uccide con un colpo di pistola all’occhio (è lui, quindi, l’assassino di Ruth). Ma che cosa c’entra con Hastings?
Non mancano le scene con i protagonisti originali, quelle che fanno venire subito la nostalgia canaglia. Lo sceriffo Truman, come anticipato, non c’è. Ma torna il vicesceriffo Hawk che, come una volta, riceve i messaggi della Signora Ceppo: lo avverte che «qualcosa è sparito e che dovrà trovarlo, ha a che fare con l’agente Cooper e il modo per trovarlo c’entra con la tua eredità».
Mentre Hawk va nel bosco perché sa che sta per succedere qualcosa, nella Loggia Nera, il Cooper originale incontra di nuovo l’Uomo senza Braccioo. Riappare anche Laura Palmer (Sheryl Lee), invecchiata, ma vestita identica a 26 anni fa: lo bacia e gli sussurra qualcosa all’orecchio, proprio come nel loro primo incontro. Poi c’è una specie di terremoto e Laura viene trascinata via da un vortice, mentre urla.
In una sequenza tipicamente lynchiana, l’Uomo senza Braccio porta Cooper davanti a un alberello senza foglie, in cima al quale campeggia una massa informe fatta di carne umana che si presenta come «l’evoluzione del braccio» e spiega all’agente che BOB deve tornare dentro la Loggia perché Cooper possa uscirne.
Peccato che il demone non abbia intenzione di rientrare alla base, non ancora. Ma nella Loggia c’è un nuovo terremoto, Cooper sa che è il momento giusto per andarsene, e si ritrova proprio all’interno di quella scatola di vetro che aveva aperto l’episodio. Il cerchio si chiude, dunque.
La scena finale è alla Roadhouse, dove rivediamo Shelly con sua figlia, una ragazza che ha fatto perdere la testa a James: è entrato nel locale e non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Mentre in sottofondo la cantante della Roadhouse intona le musiche ipnotiche di Badalamenti.
Per vedere il cast di stelle reclutato da Lynch (fra cui Monica Bellucci, Naomi Watts e Amanda Seyfried) dovrete aspettare, spunta solo Ashley Judd nei panni di Beverly, la nuova segretaria di Benjamin Horne.
I primi due episodi di Twin Peaks 3 sono densi e profondamente lynchiani (i dialoghi, le scene criptiche, i personaggi simbolici, le immagini inquietanti e psichedeliche). Andare in onda su una rete via cavo (non soggetta a censure e pubblicità) dà al regista la possibilità di esprimere al massimo la sua creatività.
Si capisce anche perché abbia definito la stagione «un film tagliato in 18 episodi». Il ritmo lento e cinematografico, così come i contenuti espliciti, non potrebbero mai funzionare su una rete generalista come Abc, dove era stata strasmessa l’originale. C’è molto più spazio per lo sperimentalismo e meno per lo stile da soap-opera e i colpi di scena. Ogni dettaglio conta, lo spettatore deve impegnarsi per riuscire a perdersi di nuovo nel mondo creato da Lynch.
Twin Peaks è tornato. E i primi 120 minuti dicono che vale la pena guardarlo: ha tutte le carte in regola per essere il fenomeno televisivo del 2017. A cominciare da quella scatola di vetro. Vi farà visita nei vostri incubi.
Vanity Fair