“No al linguaggio dell’odio sul web”. Ma Ruffini scivola sulle parolacce

“No al linguaggio dell’odio sul web”. Ma Ruffini scivola sulle parolacce

Il ministro Valeria Fedeli al debutto del Manifesto della comunicazione non ostile

«Per noi questo manifesto è come una canzone: c’è chi scrive, interpreta, ma cantatela tutti più che potete, fatela vostra, ragazzi». Con questo invito è stato lanciato anche a Milano il “Manifesto della comunicazione non ostile nelle scuole”. Un decalogo nato nella rete e per la rete. A coinvolgere i diretti interessati il conduttore e comico Paolo Ruffini che ha cercato di affrontare il problema degli sfottò su internet e non solo con le classi radunate in piazza Gae Aulenti, ma che è stato «bacchettato» proprio per qualche parolaccia e intercalare di troppo. «Ci sono questi signori in giacca e cravatta che non vogliono dica parolacce, ma mi sembra assurdo non dirle, perché mettere una distanza tra me e voi? – ha detto Ruffini -… la vera volgarità è la violenza». Non tutti però hanno apprezzato lo slang del comico tanto che Trieste si è sconnessa dalla diretta. Il conduttore è stato «assolto» da ragazzi e ragazze e pure dalla ministra Valeria Fedeli che ha confessato però di essersi dovuta «tappare le orecchie». «Ci dispiace sinceramente se qualcuno a Trieste si sia sentito spiazzato dall’ironia, a volte spigolosa di Paolo Ruffini. Siamo però convinti che tutti i ragazzi che hanno partecipato siano tornati a casa arricchiti… con una consapevolezza maggiore dell’importanza di usare e scegliere – online come offline – le parole con cura», ha poi affermato Rosy Russo, promotrice dell’iniziativa.
Il progetto presentato coinvolge venti regioni, mille scuole, 30mila gli studenti che ieri erano connessi in streaming per seguire i quattro eventi che hanno collegato Milano, Trieste, Cagliari e Materia. A snocciolare i dieci principi del manifesto, personaggi della tivù, dello spettacolo e dello sport, da Franco Baresi a Chiara. Protagonisti i ragazzi che si sono raccontati senza filtri. Sale sul palco anche un «bullo», o presunto tale. Si parla senza mezzi termini di omofobia, si cerca di riflettere, si esce strappando una promessa: «Proverò a cambiare idea». L’attrice e cantante Lodovica Comello lascia un videomessaggio: «Perché perdere tempo a farci del male?». Si leggono bufale, fake e notizie vere, per far capire che serve attenzione per dribblare i tranelli. «Abbiamo iniziato a stendere il manifesto con una community di cento persone, ne sono nati 23 principi che sono stati votati da 17mila persone», spiega Rosy Russo, ideatrice di Parole O_Stili. Partner scientifici del progetto l’Università Cattolica e l’Istituto Toniolo. «Fra il 2010 e il 2014 è aumentata l’esposizione a contenuti violenti online – spiega Giovanna Mascheroni, docente della Cattolica – sono esposti anche bambini fra i 9 e i 10 anni. Serve un’educazione al rispetto e al dialogo». «Sono in cravatta ma lungi da me tenere le distanze da voi – sorride Franco Baresi alla platea –. Il valore e il rispetto non devono mai mancare. Ho trascorso tanti anni nel mondo del calcio, da capitano mi è capitato spesso di gestire il gruppo, di ponderare le parole. Tutti noi viviamo problemi e sogni, ma prima di tutto c’è la persona, è fondamentale». Chiude la ministra Fedeli: «Questo manifesto l’ho anche sulla mia scrivania. Perché sono principi rivolti a voi ragazzi ma anche a noi. Oggi ho imparato tantissimo».

Il Giorno

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