“La regia di ‘Turandot‘ realizza finalmente il mio sogno nel cassetto che è quello di fare il regista d’opera. Ciò che mi entusiasma non è tanto fare questo mestiere per sempre, ma poterlo fare anche una volta. E quando realizzi il tuo sogno a 53 anni, allora guardi la vita in un altro modo”. Alfonso Signorini non nasconde il suo entusiasmo nel raccontare all’Adnkronos la sua nuova avventura professionale: curare la regia di un capolavoro come ‘Turandot’ di Giacomo Puccini che il 14 luglio prossimo inaugurerà il 63esimo Festival Pucciniano di Torre del Lago, con un nuovo allestimento che vedrà sul podio Alberto Veronesi, presidente della Fondazione Festival Pucciniano, e un cast di specialisti tra i quali Martina Serafin (Turandot), Carmen Giannattasio (Liù), Stefano La Colla (Calaf) e Roberto Scandiuzzi (Timur).
“La musica mi appartiene – spiega il direttore di ‘Chi‘ – è parte importante della mia vita. Quello che la gente conosce di me è tutto fuorché la musica che ho sempre vissuto in una dimensione privata, passando almeno due ore al giorno al pianoforte. Poter lavorare per la musica e al suo servizio è per me una gioia”, afferma Signorini, che ha scelto come costumista dello spettacolo Fausto Puglisi, stilista preferito delle popstar del calibro di Madonna o Jennifer Lopez. “Quello che mi affascina di Fausto – spiega Signorini – è la sua profonda conoscenza della spettacolarità del costume. Lui è un interprete raffinato della contemporaneità, ma non vestirà Turandot né come una popstar né in maniera minimalista”.
Da Signorini, che sarà in tv dal 23 maggio con ‘The winner is’ insieme a Gerry Scotti e Mara Maionchi (“nessun programma da solo, oggi crearne uno nuovo è difficilissimo per i costi troppo alti”), ci si deve quindi aspettare una ‘Turandot’ moderna ma non trasgressiva né tanto meno ‘televisiva’: “La modernità dell’opera non è far morire Violetta o Mimì di Aids – chiarisce il giornalista – questi sono sotterfugi per ottenere popolarità. Per me essere moderno vuol dire rendere fruibile a un pubblico contemporaneo un tipo di linguaggio che appartiene a epoche diverse. Nel capolavoro di Puccini c’è una musica capace di arrivare al cuore di ciascuno”.
“La mia ‘Turandot’ sarà una fiaba, come voleva Puccini, e io sottolineerò che dentro a questa cornice fiabesca – spiega Signorini – si consumano inquietudini e drammi a tinte livide, attualissimi e senza tempo, simili a quelli dei film di Kubrick. La protagonista è chiusa in un complesso di mancata crescita legato allo stupro subito dalla sua ava. Lei non solo odia gli uomini ma si circonda di personaggi estremi, come Ping Pong e Pang che sono di una misoginia imbarazzante. Inquietudini e drammi attualissimi, quindi, che io cercherò di rendere attraverso colori, luci, movimenti di massa di un popolo che ondeggia tra sete di sangue e sentimenti di pietà”.
“‘Turandot’ è uno dei grandi titoli della storia della lirica – spiega Alberto Veronesi – e mancava da un po’ di tempo come titolo inaugurale del Festival. Avevamo bisogno di una nuova produzione che portasse il linguaggio di Puccini anche alla gente comune, grazie a qualcuno che avesse un approccio un po’ pop. Signorini, che è un amico da tanti anni e del quale apprezzavo la straordinaria conoscenza musicale, mi ha confessato che il suo sogno nel cassetto era quello di fare il regista d’opera, così gli ho proposto la ‘Turandot’ e lui ha accettato con entusiasmo. Ha coinvolto Puglisi che è la persona giusta per l’approccio pop, e Carla Tolomeo che realizza la scenografia”.
Secondo il presidente della Fondazione Festival Pucciniano, “l’opera va svecchiata e portata alla gente, nel senso che deve tornare a essere popolare come lo era cento anni fa, un processo possibile se si utilizzano gli strumenti che ha sviluppato la musica pop. La lirica ha una grande missione e un grande messaggio, ed è in grado di fare maturare la personalità di chi vi si approccia, per questo si deve adattare al mondo che cambia”. Veronesi chiarisce che l’opera andrà in scena con il tradizionale finale scritto da Franco Alfano dopo la morte di Puccini, che lasciò ‘Turandot’ incompiuta. “E’ quello accettato da Toscanini. Ma – dice – ho fatto un appello alla Universal Ricordi, che detiene i diritti della partitura, di potere prendere in considerazione il finale scritto da Janet Maguire, la compositrice americana che ha scritto un finale tenendo fede agli appunti di Puccini che del bacio Tra Calaf e Turandot aveva fatto il momento clou del finale con delle melodie scritte proprio sul bacio che sia Alfano, sia Luciano Berio (che ha scritto un altro finale, ndr) utilizzano spostandole in altri momenti. Non escludiamo – conclude – di fare un’esecuzione privata a inviti col finale della Maguire”.