SFIDA MONDIALE PER LO STREAMING VIDEO: AMAZON PRIME ALL’ATTACCO DI NETFLIX

Il gruppo di Bezos si impegna con tutta la sua potenza finanziaria per scalzare dal trono il pioniere del settore. Si susseguono investimenti multimilionari: ultima frontiera, la produzione di film e serie televisive da Woody Allen a Brad Pitt

“Il nostro grande nemico è il sonno”. Sdrammatizza così Reed Hastings, Ceo di Netflix, l’improvviso surriscaldamento della competizione nel mercato dello streaming cinematografico, avvenuto da quando, l’anno scorso, è nata Amazon Prime Video che fa esattamente lo stesso lavoro: distribuisce e ora produce anche film. Se Netflix ingaggia Brad Pitt, Amazon rilancia con Woody Allen, insomma siamo al top del firmamento hollywoodiano per conquitare una posizione di predominanza nel cosiddetto settore “Svod”: subscription video on-demand.
Dopo anni di relativa tranquillità che hanno favorito la crescita del modello Netflix, ora l’attacco di Amazon smuove le acque. Netflix non solo ha modificato le modalità di consumo di televisione tradizionale ma sta anche spingendo l’industria cinematografica a ripensare i modelli di finanziamento e di diffusione della distribuzione. La piattaforma di distribuzione online di film, serie tv e altri contenuti d’intrattenimento, nata vent’anni per offrire proprio come Amazon Video il noleggio di Dvd e videogiochi, ha impresso un cambiamento al panorama dell’home entertainment. Un mercato in costante evoluzione per stare dietro al quale Netflix, all’inizio del 2016, ha dato un’accelerazione al suo profilo internazionale aggiungendo 130 nuovi Paesi per una presenza complessiva in 190 nazioni. Oggi raggiunge i 100 milioni di abbonati di cui 60% provenienti dai mercati extra-americani. Questa configurazione di operatore globale si riflette nell’acquisizione
dei diritti: viene superato il tradizionale modello di vendita territorio per territorio con l’acquisizione dei diritti in tutto il mondo ad un premium del 10-15% sul budget di produzione e l’ordine delle serie per intere stagioni.
Da sola Netflix vanta una platea più estesa dell’insieme di tutti gli abbonati dei suoi concorrenti: Hulu, Sling TV, Hbo Now, Amazon Video. Ma qest’ultima procede a marce forzate per imporre il suo servizio di “Svod”: show televisivi e film vengono ora proposti in oltre 200 paesi tra cui l’Italia, senza costi aggiuntivi per gli abbonati Amazon Prime, coloro che hanno sottoscritto il servizio di spedizioni gratuite in 2 giorni (tra i 57 e 61 milioni solo negli Usa), oppure con un abbonamento mensile di 7,99 euro. Sebbene il catalogo di Amazon Video non sia ancora all’altezza di quello di Netflix, tuttavia può contare su opere premiate come Mozart in The Jungle oppure la serie tv distopica di fantapolitica The Man in The Castel tratta da un libro di Philip K. Dick l’autore del libro che ispirò il film Blade Runner. Produce serie queli Fortitude e The man in the high castle, e ha addirittura realizzato l’ultimo film di Woody Allen, Cafe Society.
La forza finanziaria di Amazon, gruppo valutato 380 miliardi di dollari e con in pancia 18 miliardi di liquidità, è una leva strategica per l’aggressiva campagna acquisti della squadra di Jeff Bezos partita lancia in resta a corteggiare Hollywood e il cinema indie. Al Sundance Festival, Amazon Video ha fatto incetta di diritti di lungometraggi, così come è riuscita ad aggiudicarsi quelli di serie popolari come Downton Abbey e Mr Robot inaccessibili per gli abbonati di Netflix. La partita non si gioca solo sul tavolo delle esclusive come ad esempio quella molto appetibile con Disney siglata da Netflix, perché le piattaforme di streaming trasmettono contenuti originali con film e tv show prodotti in proprio guadagnandosi così dall’industria cinematografica tutt’altra considerazione.” Tuttavia il grande cinema per il web ha ancora strada da fare”, commenta di Jim Sheridan, regista di film impegnati come Il mio Piede Sinistro e Nel nome del Padre : “Il vero cambiamento arriverà quando questi player emergenti centreranno un film autoriale che piaccia ovunque”.
Come produttore Amazon sta rapidamente recuperando il terreno rispetto al dominante Netflix che firma serie pluripremiate come The Crown sui sessant’anni di regno della regina Elisabetta II che ha ricevuto il plauso dall’autorevole sindacato degli attori britannico.
Amazon ha investito 250 milioni di dollari per la messa in onda di 3 stagioni di un nuovo format del programma automobilistico di punta della Bbc, Top Gear, cancellato dopo un alterco tra uno dei conduttori e un produttore dall’emittente britannica. Gran Tour, così si chiama il sequel, è diventato in brevissimo tempo uno dei massimi hit della piattaforma digitale. Un report di JP Morgan stima che nel 2017 la programmazione originale di Netflix costerà 6 miliardi di dollari contro i 5 del 2016, per 1200 ore, con un’offerta variegata dai documentari all’intrattenimento per bambini. Intanto Amazon investe circa 4,5 miliardi in film e serie disponibili in inglese, con sottotitoli in lingua locale, ma anche con alcune scelte pensate per il mercato interno come i diritti dello streaming delle partite di football del torneo Nfl costati 50 milioni di dollari.
Per un’industria culturale con aspirazioni planetarie il famoso mantra del glocal, prodotto risultante dalla combinazione di un sapore locale con una portata globale, è fondamentale. Netflix riconosce alcune criticità in Asia, Medio Oriente e Africa dove ripetere l’exploit occidentale delle serie House of Cards o Orange Is the New Black non è scontato. In questi bacini di audience da capogiro, le barriere culturali pesano ancor più dell’accesso alla banda larga. Per quanto Netflix preveda di aggiungere 3,2 milioni di abbonati nel prossimo trimestre, il modello di business di sottoscrizione al servizio di video streaming non riesce a finanziare l’attività di produttore che ha fato lievitare la sua struttura di costi. Il cash flow sotto di 423 milioni di dollari nel primo trimestre 2017, è previsto raggiungere quota meno 2 miliardi a fine anno. Mentre bazar online può contare sui cospicui flussi di cassa generati dalla divisione di data hosting Amazon Web Service, circa 10 miliardi di dollari all’anno.

La Repubblica

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