Il traguardo simbolico dovrebbe essere raggiunto questo weekend. Nel primo trimestre dell’anno però la piattaforma di streaming ha aggiunto meno utenti del previsto sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Riviste al ribasso le prospettive sugli utili a causa delle maggiori spese per le produzioni originali
A fine marzo il conto diceva 98 milioni e 700 mila. Così nel fine settimana, se le proiezioni dell’azienda sono corrette, Netflix dovrebbe superare i 100 milioni di utenti globali. Un traguardo simbolico, che a dieci anni dalla nascita certifica il successo globale del servizio di streaming video. E che viene solo in parte offuscato dal rallentamento dei nuovi abbonati registrato nel primo trimestre dell’anno. Una frenata era attesa dopo l’exploit del 2016, con 7 milioni di utenti aggiunti nel solo quarto trimestre. E’ stata anche più decisa del previsto: 1 milione e 420 mila persone hanno attivato il servizio negli Stati Uniti, contro il milione e 560 mila delle attese; 3 milioni e 530 mila nel resto del mondo, 180 mila sotto le aspettative degli analisti. Le previsioni per questo secondo trimestre però sono state ritoccate al rialzo, con 3,2 milioni di nuovi utenti pronti a registrarsi.
Così il titolo della società (la quotazione in diretta), che subito dopo la pubblicazione dei conti era arrivato a perdere anche il 4%, prima dell’inizio delle contrattazioni a Wall Street aveva già recuperato il terreno perduto. Il servizio di streaming cresce, e presto gli abbonati al di fuori degli Stati Uniti (oggi il 49%) supereranno quelli domestici. Qualche dubbio in più semmai lo suscitano i margini di profittabilità. Netflix continua ad applicare una politica di prezzi molto aggressiva, ma le spese stanno salendo. La società ha in progetto di investire 6 miliardi di dollari per la programmazione nel corso dell’anno e i costi per una delle sue serie originali di maggiore successo, House of Cards, sono destinate ad appesantire i risultati dei prossimi mesi. Il primo trimestre si è chiuso con un fatturato di 2,64 miliardi e utili a 40 dollari per azione, ma le stime degli utili per il prossimo si fermano a 15 dollari per azione (66 milioni di dollari totali) contro i 24 previsti dagli analisti.
La concorrenza nel mondo del video online sta diventando selvaggia. Youtube ha lanciato negli Stati Uniti, e a breve anche nel resto del mondo, la sua pay tv in streaming. Amazon, diretta concorrente di Netflix con la sua Prime Video, ha acquisito i diritti per la trasmissione in esclusiva di alcune partite della Nfl, il campionato di football americano. “Non pensiamo che sia una strategia intelligente per noi – ha detto l’amministratore delegato Reed Hastings nella conference call con gli analisti – stimiamo di poter guadagnare più spettatori e renderli più soddisfatti spendendo quel denaro in film e serie televisive”. Film e serie che però richiederanno investimenti sempre maggiori, difficili da assorbire solo con la crescita degli abbonati.
La Repubblica