NICOLAS VAPORIDIS: «CERCASI RAGAZZA IN PIGIAMONE»

NICOLAS VAPORIDIS: «CERCASI RAGAZZA IN PIGIAMONE»

Non lasciatevi ingannare: del duro ha l’aspetto (nel nuovo film lo vedrete a torso nudo, ricoperto di tatuaggi), la sostanza però è un’altra. C’entra con una domenica di pioggia, qualche briciola sul letto e una «coinquilina»

Qualche capello in meno, una dose di saggezza in più. In mezzo – in questi undici anni passati fra il grande successo di Notte prima degli esami e il suo ultimo film, La ragazza dei miei sogni, al cinema dal 27 aprile – un matrimonio e una separazione (da Giorgia Surina, il tutto nel giro di un anno e mezzo), molti film, e la scoperta del teatro (dove interpreta proprio un neoseparato). Nicolas Vaporidis oggi ha 35 anni e dice che con il tempo le sue origini greche da parte di padre emergono sempre più.
Nel naso dritto, ma anche nella voglia di ragionare su se stesso e sul mondo che lo circonda.
Ho letto che sta con una ragazza anche lei di origine greca.
«No, sono single. Ma non penso di restarlo per tutta la vita».
Anche perché ha spesso detto di volere figli.
«Sì, ho sempre desiderato essere un family man. I figli vorrei non solo averli ma viverli, crescerli, passarci più tempo possibile».
Un tempo sosteneva che per lei il matrimonio è per sempre: che cosa è successo?
«Si parte con le migliori intenzioni, poi bisogna fare i conti con la vita. Ho imparato che le cose cambiano e che bisogna saper cambiare idea. Se una situazione ti rende infelice, il sogno può diventare un incubo. E allora è meglio fermarsi. Noi ci siamo fermati».
«Noi», oppure lei?
«Io sono molto onesto e brutale, non fingo che le cose siano diverse da come sono. Oggi, riesco a distinguere dov’è il muro e anziché schiantarmici cerco all’ultimo minuto di sterzare, prima di farmi troppo male. La consapevolezza può non essere di entrambi, uno vede il pericolo prima e se è davvero onesto interviene, prima di diventare infelici entrambi. È una forma di dovere, vale con le donne, nelle amicizie, nel lavoro».
Amore è anche saper dire addio?
«A volte bisogna saper lasciare andare, ho imparato a non ostinarmi nel cambiare le persone e il mondo intorno. Volerlo fare è una forma di egoismo, in qualche modo di violenza: pretendi che loro si adattino a te, mentre devi accettarli per come sono».
Non è più il ragazzo della Notte.
«Ho questo brutto vizio che anch’io invecchio. E invece la magia e la condanna del cinema è che fa di te un Dorian Gray: un’immagine sempre uguale. Per esempio, io quando mi riguardo in Notte prima degli esami è come se vedessi mio figlio».
Che effetto le fa?
«Tenerezza. Mi ricorda un tempo lontano: sono 11 anni, anche se sembrano passati due giorni».
Incontrasse oggi quel ragazzino, che consiglio gli darebbe?
«Rifai tutto quello che hai fatto. Gli errori sono istruttivi. Ma ho anche imparato a vivere qui e adesso. A non essere intrappolato da nostalgie del passato e ansie del futuro. Lo avessi saputo allora, mi sarei goduto meglio ciò che avevo».
(…)
Quando tre anni fa si è separato da Giorgia Surina, si è comportato così anche lei?
«Non c’è cosa più lontana da me».
(…)
L’amicizia con Galbiati risale a Notte prima degli esami. Anche con le sue ex è rimasto in contatto?
«Con qualcuna. Ho rivisto Ilaria (Spada, adesso compagna di Kim Rossi Stuart, ndr) a un festival dopo tanto tempo, è una mamma felice e io sono contento per lei. Non ho mai rotto i rapporti in modo irreparabile».
E con la Surina?
«Ci sentiamo. L’ho amata profondamente e la stimo molto, è una donna eccezionale».
Che resta dopo la fine di un matrimonio?
«Le emozioni e i ricordi non finiscono, sono quelli la vera ricchezza».
E adesso, quali desideri esprime?
«Bisogna stare attenti a ciò che si desidera, perché a volte si avvera. E anche alle paure è meglio non pensare troppo, altrimenti rischiano di prendere corpo: il timore della malattia, dell’abbandono… talvolta le paure sono desideri. Io ho cominciato a concentrarmi su ciò che è positivo, per poterlo poi realizzare. Il mio desiderio è continuare a fare ciò che sto facendo. E mettere su famiglia».
Come deve essere la donna con cui fare famiglia: molto bella?
«Sono un esteta, ma la bellezza sfuma, e così pure l’innamoramento. La donna che cerco deve essere la mia coinquilina, la mia amica migliore, la persona con cui sono più complice che innamorato. Perché la complicità resta».
«Coinquilina» è una strana definizione per la donna della vita.
«È l’aspetto difficile, rispettare i propri spazi, convivere nella quotidianità, lavare i piatti, fare la spesa. Eppure, è la cosa più bella: lei la mattina struccata, in pigiamone e calzini bianchi, mentre fuori piove: è la mia domenica perfetta. Paillettes e lustrini sono belli da goderseli per un po’, ma poi? Meglio una colazione a letto con le briciole fra le lenzuola. È quella la vera esclusività di un rapporto. Ci vuole tempo, ma è una conquista anche erotica. Sa una cosa? Non è vero che gli uomini vogliono la novità continua: cercano la confidenza, che anche sul piano sessuale è la condizione migliore, ti permette di raggiungere l’intimità assoluta. E quando ce l’hai, fai di tutto per tenertela stretta».

Marina Cappa, Vanity Fair

Torna in alto