Una ragazza si toglie la vita e spiega le 13 ragioni per cui l’ha fatto in diverse audiocassette. Ecco cosa dovete sapere sul nuovo thriller psicologico di Netflix
Si intitola Tredici ed è appena stata resa disponibile su Netflix. La storia, nell’epoca del cyberbullismo, è purtroppo molto attuale. Questa nuova serie tv, infatti, racconta del suicidio della giovane liceale Hannah, interpretata da Katherine Langford. Ne vedremo le conseguenze soprattutto sul compagno di scuola Clay (Dylan Minnette), che di Hannah è innamorato, mentre le ragioni del gesto saranno spiegate, puntata dopo puntata, grazie a una serie di audiocassette che la stessa giovane ha inviato a lui e ad altri amici.
All’incontro di Netflix per i giornalisti europei abbiamo potuto parlare proprio con Langford e Minnette, che ci hanno svelato alcuni dettagli su Tredici.
1. È tratta da un romanzo
Anzitutto è bene sapere che Tredici è la trasposizione in serie del thriller psicologico 13 di Jay Asher, pubblicato in Italia nel 2008 da Mondadori e appena ristampato. Considerato l’alone di mistero che aleggia in tutto lo show, sta a voi decidere se dedicarvi alla lettura o alla visione.
Ad acquistare i diritti per la realizzazione di un film o di una serie dal libro è stata Selena Gomez, cantante e attrice conosciuta per i suoi show Disney, ma che in questo caso ha svolto il ruolo di produttrice esecutiva. “Lei e Mandy [Teefey, un’altra produttrice, nda] avevano questa storia in mano da sette anni e che volevano che venisse raccontata nel miglior modo possibile. Per questo ho grande rispetto“, ci ha raccontato Katherine Langford.
2. Come si parla di suicidio
Raccontando il suicidio di una giovane ragazza si rischia sempre di banalizzare il problema, eppure secondo i due protagonisti Tredici ha cercato di essere molto fedele alla realtà.
“Penso che la serie abbia un grande potenziale per creare discussione, spingere a guardare il mondo in modo diverso e aumentare la consapevolezza“, ci ha detto Langford. “Per le persone più sensibili al tema del suicidio sarà difficile guardarla, perché lo trattiamo in modo deciso, ma autentico e accurato. Anche se fosse così dura guardare lo show, mi auguro che si rendano conto del rispetto e della sensibilità con cui abbiamo affrontato l’argomento”.
Eppure, nonostante la complessità del tema, c’è spazio per appassionarsi alla serie, sostiene Minnette: “Lo show andrà in molte direzioni inaspettate e le persone ne saranno sorprese. Ma stiamo parlando di una serie di intrattenimento, quindi gli spettatori riusciranno a godersi lo show e vorranno continuare a vederlo“.
3. Non è solo per adolescenti
Nonostante sia dedicata ai giovani adulti, Tredici può catturare l’attenzione di chiunque. “Il pubblico per cui è pensato lo show è quello dei giovani, ma credo che in realtà sia senza tempo, che possa piacere a tutti“, ha detto Dylan Minnette: “La storia è molto realistica, abbiamo camminato lungo una sottile linea rossa. Brian Yorkey, lo sceneggiatore, è un genio“.
“Abbiamo rispetto dell’intelligenza del pubblico“, ha continuato Langford: “Personalmente, non avendo finito il liceo da molto, trovo che spesso le serie per i giovani siano troppo romanzate e che alcuni temi importanti siano inseriti a forza nella trama. Noi invece mostriamo la realtà rispettandola. I ragazzi non sono degli idioti, gli adolescenti sono molto più intelligenti di quanto sembri“.
4. È ad alto rischio di binge watching
In fondo si tratta di un thriller psicologico, con un ritmo cadenzato dall’ascolto delle audiocassette registrate da Hannah. Lentamente, puntata dopo puntata, si dipanerà il mistero della sua morte, con una buona dose di colpi di scena che vi terranno incollati allo schermo.
“È sostanzialmente un thriller, ma c’è molto humor, ci sono una storia d’amore e una colonna sonora appassionante, con parecchi rimandi nostalgici”, ha spiegato Minnette. Tutti elementi che rischiano di trascinarvi nel turbine dell’abbuffata dei 13 episodi di cui è composta la serie.
5. Ci sarà una seconda stagione?
La narrazione, nello show, è molto diversa rispetto al romanzo, ci ha raccontato l’attore: “Il libro da cui è tratta la serie racconta effettivamente ciò che accade durante tutta la stagione. Nel romanzo, Clay ascolta tutte le cassette in un’intera notte, mentre nella serie questo avviene in circa una settimana“. Questo ritmo meno sincopato, secondo Minnette, ha dei lati positivi: “Così riesci a raccontare molto di più su tutti i personaggi rispetto a come sono descritti nel libro, mostrando le diverse reazioni dopo l’ascolto delle cassette. Credo che, dopo aver visto questi episodi, gli spettatori vorranno vedere ancora questi personaggi“. Parole sibilline che lasciano la porta aperta per una seconda stagione.
Andrea Gentile, Wired