Roberto Gervaso per ‘Il Messaggero’
Illustre direttore generale, caro Antonio Campo Dall’Orto, ci siamo visti un paio di volte, e mi sono bastate (il che mi succede di rado) per capire che lei è capace, intelligente e, ciò che più conta, almeno per me, spiritoso. Cos’è questa storia delle fidanzate dell’est, di cui la bella, elegante, gentile Paola Perego, sempre giovane (qualunque età abbia non dimostra)? Una storia che ha riempito i giornali, che non hanno di meglio di cui occuparsi e i telegiornali quando non hanno di peggio da mandare in onda (delitti, stupri, infanticidi, uxoricidi, stragi, attentati, terremoti…).
Non conosco Raffaella Santilli capostruttura di Rai Uno, ma so che è una fuoriclasse, e chi dice il contrario, parla a vanvera. Non ho visto (a quell’ora ero dall’andrologo) “Parliamone sabato”, ma so di che cosa si è parlato. Sicuramente non di colpi di Stato, di stragi di massa, d’incombenti cadute di meteoriti su piazza Mazzini, dov’è il suo quartier generale. Si è parlato semplicemente di donne e della preferenza degli italiani per le polacche, le moldave, le ucraine e persino le circasse.
E con questo? Che c’è di male? Non facciamo di ogni erba, cioè di ogni donna un fascio. I miei connazionali, provinciali o libertini cosmopoliti, secondo questo esilarante decalogo, scelgono le ragazze dell’est per i seguenti motivi che pignolescamente elenchiamo: 1) Sono tutte mamme ma, dopo aver partorito, recuperano un corpo marmoreo. Lei, caro direttore, non ci crederà, ma ho conosciuto una ragioniera di Bagnocavallo che, dopo tre gemelli, ha perduto venti chili e ora ha deciso di farsi rimettere incinta per perderne altrettanti.
L’ultima volta che l’ho vista, avrei dato non so che cosa per fare la parte del legittimo consorte. 2) Sono sempre sexy, niente tute né pigiamoni. Ah, caro Antonio (posso confidenzialmente chiamarla così?) ecco finalmente l’occasione di presentarle Adalgisa da San Benedetto del Tronto, che gira per caso nuda, le tute le ha regalate ai clochard e i pigiamoni li ha trasformati in tanga (dovrebbe vederli).
Caso Perego, parla l’ad Campo Dall’Orto: «Solo un incidente ma ora cambiamo i palinsesti di Rai1»
Lettera di Antonio Campo dall’Orto al ‘Messaggero’
Caro Direttore, ho letto con grande interesse la rubrica di Roberto Gervaso. Mi invita alla leggerezza, una tentazione alla quale è difficile resistere, soprattutto quando è unita alla brillantezza di spirito che lo contraddistingue da sempre; ricambio dunque con grande piacere le sue affettuosità.
Affettuosità per le quali la ringrazio sinceramente. Tuttavia il ruolo che ricopro, in questo caso, non mi permette di cedere al suo invito. Aspetteremo un’altra occasione, più felice. Non credo infatti che il tema possa essere trattato con leggerezza. Dunque mi permetto di prendere spunto dalla sua lettera, per dire qualche parola su quanto accaduto. Il tema non è quello di trasformare la Rai in un beguinage – è esattamente l’opposto. Capisco la sua provocazione,ma penso una cosa diversa.
Si può parlare di tutto, ma con il tono giusto. Il nostro sforzo quotidiano è finalizzato a far sì che la volgarità sia ogni giorno meno presenza nella Rai, al contrario della leggerezza, che è ben accolta. È proprio quella volgarità che condurrebbe la Rai al bigottismo cui allude – bigottismo che porta alla malizia e all’ipocrisia, lontane da ogni gioia e dalla possibilità della leggerezza.
I contenuti di quel programma non erano leggeri, ma grevi; l’ironia non era contemplata; al contrario, vi era una artefatta “serietà” proiettata su una visione inaccettabile della donna. Quando si parla a molti è obbligatorio chiedersi e richiedersi cosa si sta dicendo e, soprattutto, come lo si sta dicendo. Le dico cose ovvie,ma che vale la pena ripetere. Mi riconosco nei valori fondanti del Servizio Pubblico, valori che, a mio giudizio, negli ultimi anni si erano un po’ diluiti nell’inseguimento di logiche commerciali. Solo partendo dai nostri valori si può affrontare la sfida dell’innovazione e del cambiamento. Inoltre, non bisogna accontentarsi di rispondere alla domanda su cosa sia “accettabile” per il Servizio Pubblico. La domanda deve essere: cosa è necessario e desiderabile per il Servizio Pubblico? Ritengo che i contenuti di cui stiamo parlando fossero lontani anni luce dall’essere desiderabili o necessari e che uscissero anche dal perimetro dell’”accettabile”. E dunque si è deciso di interromperne la programmazione. Il moltiplicarsi delle opinioni e la decisione percepita come improvvisa hanno fatto sì che diventasse un caso.
E’ stato sì un incidente di percorso, ma un incidente lungo un cammino già tracciato e su cui stavamo lavorando da tempo: l’evoluzione dei programmi quotidiani di Rai1. In verità Abbiamo semplicemente ritenuto che quei contenuti non fossero in linea con i valori del Servizio Pubblico e con le linee editoriali indicate fin dall’inizio del nostro mandato. Un ultimo punto, se avrà avuto la pazienza di leggermi fino a qui. Ogni nostra decisione deve essere letta in proiezione futura; il punto non è interrompere o meno un programma. Quello è, come le dicevo, un incidente di percorso. Il punto è costruire una Rai sempre più vicina alla sua mission e ai suoi cittadini, che non rincorra gli ascolti come legittimamente fanno gli operatori commerciali e che sia sempre più plurale, universale e contemporanea. Quella mezz’ora di brutta televisione non rispondeva a nessuno di questi obiettivi.
Cesare Lanza: <<Commenterò lunedì>>
“Sono d’accordo con Gervaso, tranne che per quelle righe in cui attribuisce al dg della Rai qualità che non ha, a giudizio non solo mio. A Campo Dall’Orto si adatta il noto proverbio: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.”