UN GIALLO CONIUGALE PER CASTELLITTO & BUY: “UNA SFIDA NOI DUE SOLI PER 14 GIORNI”

UN GIALLO CONIUGALE PER CASTELLITTO & BUY: “UNA SFIDA NOI DUE SOLI PER 14 GIORNI”

In sala il 6 aprile il film di Alex Infascelli dal bestseller di Éric-Emmanuel Schmitt, ‘Piccoli crimini coniugali’. Due soli personaggi in scena nell’unico spazio della loro casa alla ricerca della verità sulla loro storia

Margherita Buy e Sergio Castellitto soli per un’ora e mezza di “corpo a corpo” in una grande casa elegante e tecnologica. È Piccoli crimini coniugali, il nuovo film di Alex Infascelli in sala dal 6 aprile e di cui Repubblica.it vi mostra le prime immagini in anteprima. Tratto dal romanzo bestseller di Éric-Emmanuel Schmitt, il film è un Kammerspiel tutto giocato tra le mura di casa: dopo un brutto incidente domestico lui torna dall’ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie, che tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre. Via via che si riportano alla luce cose dimenticate delle crepe si manifestano: sono molte le cose che non tornano nel racconto. Un dialogo terapeutico tra attrazioni e litigi, una spiazzante alternanza di amore e risentimento, finti ricordi e veri timori. Uno scambio che dovrebbe mettere in chiaro chi mente e chi dice la verità.
Margherita Buy quanto è fedele il film al romanzo?
“Siamo stati piuttosto fedeli, la vicenda è quella del libro che avevo letto, che conoscevo. Con il regista Alex Infascelli e la sceneggiatrice Francesca Manieri abbiamo fatto qualche cambiamento, abbiamo differenziato qualche riferimento per rendere l’ambientazione più italiana e lo abbiamo un po’ alleggerito in alcuni momenti. Quello che abbiamo modificato di più è sicuramente il mio personaggio che nel romanzo di Schmitt è una donna vittima, succube del marito; le abbiamo dato più forza perché avevamo l’impressione che rispetto al marito fosse in una posizione di debolezza, l’abbiamo resa una donna più attuale e anche più simile a me visto che l’adattamento è stato fatto sapendo già che l’avrei interpretata io”.
E poi sul set come è andata con Sergio Castellitto?
“Prima di girare abbiamo fatto delle letture insieme al regista e alla sceneggiatrice. Eravamo alla ricerca di un’unità nel testo e di una consapevolezza di cosa stavamo facendo, perché il film è stato girato molto velocemente, circa due settimane di lavorazione. Era importante avere le idee chiare prima di partire, poi certo sul set qualche modifica è stata fatta ma nel complesso ci siamo attenuti al copione”.
Con Castellitto avevate già lavorato sia per il cinema (Caterina va in città) che in tv (la fiction su Maigret e ora la nuova stagione di In Treatment), questo vi ha aiutato in un progetto così intenso?
“Certo avevamo già lavorato insieme, ma non ci conoscevamo poi così bene e sicuramente non avevamo mai fatto un lavoro così profondo. Su questo set l’incontro è stato più importante perché ci siamo confrontati su tante cose e ci siamo conosciuti meglio dal punto di vista artistico. Questo film è stato allo stesso tempo complesso e intimo”.
La guerra dei sessi al cinema e a teatro è stata raccontata tante volte. L’originalità di questa storia risiede nel trattarla come si farebbe con un thriller, Infascelli definisce il film un giallo coniugale
“La dimensione del giallo era l’aspetto che mi interessava di più del testo originale, il film è obiettivamente un noir. C’è una vicenda da scoprire e alla fine del film c’è la soluzione di un caso, il tutto in una dimensione di chiaro scuro, con momenti molto neri che descrivono il loro rapporto con cose molto forti dal punto di vista emotivo e poi altre situazioni più leggere. I protagonisti sono due intellettuali per cui le questioni e il linguaggio su cui si scontrano appartengono a quel mondo; inizialmente sembra che la storia non faccia altro che seguire i protagonisti nel loro rinfacciarsi gli alti e i bassi della loro vita insieme, ma poi diventa chiaro che tutto il racconto è una ricerca di verità che verrà fuori soltanto alla fine con un colpo di scena”.
Tutto si svolge in uno spazio chiuso, la loro casa modernissima e tecnologica. È diventata anch’essa un protagonista della storia?
“La casa ha svolto il ruolo del palcoscenico di un teatro, la casa parla molto della loro vita e loro la raccontano spesso perché è lo spazio che hanno voluto insieme ma è anche il luogo dove sono nate tutte le loro incomprensioni, dove sono avvenuti dei soprusi l’uno contro l’altro. La casa parla della loro relazione perché ogni casa racconta chi la abita, viene citata come uno schermo dove poter rivedere cosa è successo in questi anni. Alex Infascelli ha fatto un grosso lavoro a monte per arredarla, già nel testo originale la casa era molto presente, nel film lo èancora di più perché girando abbiamo potuto esplorare tutte le stanze”.
Infascelli definisce il film un “corpo a corpo”, qual è stato il momento più difficile?
“È stata tutta una lavorazione molto complicata, abbiamo lavorato in sequenza. È stato un modo di lavorare molto particolare, un caso unico, un esperimento anche perché una cosa così, almeno in Italia, non era mai stata fatta; i giorni sono stati tutti molto intensi e ogni mattina ci ritrovavamo a continuare quello che avevamo lasciato la sera prima. È stata una bella esperienza, ogni scena contiene uno scontro e alla fine tutta la dinamica del film è costruita sul cercare di scoprire l’altro, chi è. Il film è la risoluzione del giallo che riguarda questa coppia e il finale è la risposta a cosa hanno passato e come potrà essere il loro futuro”.

La Repubblica

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