VALERIO BRASCHI: “RAGAZZI, SEGUITE LE VOSTRE PASSIONI”

VALERIO BRASCHI: “RAGAZZI, SEGUITE LE VOSTRE PASSIONI”

Il diciottenne che ha vinto il sesto titolo di MasterChef d’Italia ha già ricevuto numerose proposte di lavoro e lancia un messaggio ai suoi coetanei

Valerio BraschiLa cicatrice che Valerio Braschi, 18 anni, vincitore della sesta edizione di MasterChef Italia, ha sul labbro superiore se l’è procurata a quattro anni con un frullino da dolci durante le sue prime sperimentazioni culinarie quando già il futuro ai fornelli era nelle corde di questo giovane dall’estro esplosivo.
Arruffato, goffo e con l’aria simpatica Valerio, durante il suo percorso di tre mesi a MasterChef ha conquistato tutti.
L’intervista
All’indomani della messa in onda dell’incoronazione a vincitore del talent per Valerio è tempo di uscire allo scoperto e raccontare cosa gli è successo in questi mesi d’attesa.
La fine di MasterChef per Valerio ha rappresentato l’inizio di cosa?
Spero di una carriera stellata. In questo periodo ho ricevuto parecchie proposte di lavoro, ma quelle che mi hanno più choccato sono state quelle di Igles Corelli che considero il mio mentore e di Bruno Barbieri che mi ha proposto di andare a lavorare da lui per farmi le ossa.
Accetterai?
A certe proposte non si può dire di no
Cosa significa per te la parola ‘talento’?
Talento è saper coordinare bene le idee e i fatti. Essere capaci di avere un piatto in testa e poi portarlo a termine così come lo si era pensato.
Che menù proporresti alla ragazza dei tuoi sogni?
Il mio menù degustazione. Sono davvero orgoglioso di lui, me lo porterò dietro per sempre.
A proposito di quello. Come mai, con la ricchezza della cucina italiana, hai deciso d’ispirarti all’Asia per la tua prova decisiva?
E’ stata la prima volta che mi veniva chiesto di esprimere la mia cucina e quella lo è. Io sono un grande estimatore dell’Italia e la nostra è la cucina migliore del mondo, ma ho voluto lavorare per distacco e fare quello che mi piace visto che amo profondamente la cultura gastronomica asiatica.
Quali sono stati i personaggi che hai incontrato sul tuo cammino di MasterChef che più ti hanno influenzato o cambiato?
Tutti. A partire dai miei compagni e poi i 4 giudici, ogni chef che è venuto a trovarci e alla fine l’incontro con Igles Corelli che per me è un guru. Io ho iniziato a cucinare guardando lui in tv.
A tanti tuoi coetanei che a 18 anni non si sentono ancora né carne né pesce e che vivono un po’ in un limbo di non scelta cosa ti sentiresti di dire?
Di non aver paura. Io non capisco perchè tanti ragazzi parlano e parlano di quello che vorrebbero fare, delle loro idee e passioni e poi non lo fanno mai. Non capisco cosa li freni. Io a loro vorrei dire di non temere di essere giudicati e che se si ha una passione bisogna crederci e seguirla perchè poi le cose accadono.
Ti aspettavi così tanto sostegno dal pubblico, dalla Rete e dai social network?
Onestamente no. Anzi temevo che certe scelte che ho fatto o alcuni comportamenti non piacessero e invece sono stato travolto dal tifo e dal sostegno di tutti. Grazie davvero.
A chi sta partecipando ai casting e sogna un futuro da MasterChef cosa ti sentiresti di consigliare?
Di crederci e di cucinare i piatti che si sentono dentro non quelli fatti con l’idea di fare bella figura che tanto non funziona.
Se dovessi cucinare per qualcuno di famoso per chi lo faresti?
Di sicuro per un calciatore, anzi non sarebbe male essere lo chef ufficiale della Nazionale.
Che ingredienti non dovrebbero mai mancare nella tua dispensa ideale?
Le spezie, gli agrumi e qualcosa di talmente strano che stupirebbe i commensali.
Dove si vede Valerio tra 10 anni?
Anche se so che è difficile vorrei essere nel mio ristorante a fare la mia cucina con magari qualche stella cucita al petto.
Il giovane che voleva conquistare il mondo
Chef Cracco è stato il primo ad aver visto nel giovane talento della cucina un potenziale grande chef di domani. Materia grezza da plasmare, chiaro, ma con infinite possibilità.
La sua carica d’adrenalina e la voglia di “spaccare il mondo” devono fare i conti con le rigide regole della cucina, i suoi tempi e gli ingranaggi di un orologio che non funziona se ogni pezzo non impara a stare al suo posto.
E così Valerio, dopo le prime spumantine uscite e litigate con i giudici, ha imparato ad abbassare un po’ i toni come quando di fronte al Maestro Iginio Massari Braschi è stato ammonito da Cracco che gli ha detto: “Quando incontri un maestro, una persona da cui hai solo che da imparare, devi abbassare la cresta e stare zitto”.
Detto fatto per il buon Valerio che ha mantenuto una crescita costante nella MasterClass passando in poche settimane da cuoco di casa a papabile chef.
Un ragazzo di campagna
Nato a Cesena 18 anni fa Valerio Braschi vive con la famiglia a Sant’Arcangelo di Romagna dove studia, senza troppo entusiasmo, al liceo scientifico.
Ama il basket, le ragazze e il buon cibo e con la sua tata Filomena cucina tordi, piccioni e faraone che spesso gli vengono regalate dai contadini della zona.
Ha le mani grosse Valerio e l’ordine non è certo il suo forte. Davanti ai fornelli, però, è come se un piccolo folletto entrasse in lui e gli suggerisse le note della complessa sinfonia di sapori che poi andrà a comporre il piatto. Sifona, frulla e monta qualunque ingrediente madre natura abbia reso commestibile: dal plancton al piccione e ogni suo piatto è un azzardo che funziona.
Come gli sarà venuto in mente di unire le capesante al cioccolato o il caffè al risotto con i gamberi? Eppure lo ha fatto e, a star a sentire i giudici, il risultato era ottimo.
Tutti per Valerio
Il clima cameratesco che si è respirato tra i concorrenti dell’edizione era in buona parte dovuto all’entusiasmo di questo adolescente dalle idee chiare. Ha creato squadra con l’amico Michele Ghedini e intorno a loro il gruppo si è consolidato di settimana in settimana.
Valerio ha affrontato tutte le prove con determinazione ma privo di quella sorta di venerazione sacrale nei confronti dei giudici che spesso è apparsa fuori misura nelle edizioni precedenti quando uno sguardo di Cracco toglieva il sonno o un monito di Barbieri scatenava scene di isteria. Lui ha sempre retto lo sguardo e risposto a tono senza, però, tracotanza e mancanza d’umiltà.
Per lui MasterChef non è stata una scorciatoia come capita a tanti giovani che provano a sfondare utilizzando i talent per evitare la gavetta, ma una rampa di lancio.
Il desiderio di fare gavetta
Più volte Valerio ha dichiarato di essere disposto a cominciare dal basso facendo il lavapiatti pur di entrare in una cucina stellata.
“Ci ho sempre creduto” ha urlato dopo la proclamazione del vincitore con quell’ingenuo entusiasmo del bambino cui Babbo Natale ha portato il regalo dei sogni.
Anche noi ci abbiamo creduto perchè vincere MasterChef a 18 anni si può quando cuore, cervello e pancia vanno nella stessa direzione e ai grilli nella testa che ha buona parte di questa generazione attratta come lucciole dalla luce del piccolo schermo viene sostituita la contadina voglia di lavorare e l’umiltà di chi sa che per arrivare in alto bisogna partire dal basso.

Barbara Massaro, Panorama

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