L’attrice e l’8 marzo: “Essere donne è una forza, non debolezza”
Non è facile spiegare con le parole che cosa rende diva un’attrice. Ma quando Monica Bellucci, premiata ieri nel galà finale del Montecarlo Film Festival, appare sulla terrazza affacciata sul mare, pronta per i flash dei fotografi, il commento di un fan spiega tutto: «Ecco, adesso c’è solo lei, il resto sparisce». Nella serie tv Mozart in the Jungle è una cantante lirica con la voce piena di passione. La scena di sesso con il partner Gael García Bernal, che nel film è il direttore d’orchestra capace di convincerla a tornare sulle scene, da tempo spopola sul web: «Forse anche perché riguarda una donna che sta con un uomo più giovane».
Un tabù da superare?
«Secondo una certa moralità, lo è ancora. Per me, invece, no. Finora non ho mai provato un’attrazione di questo tipo, ma se dovesse succedere non avrei problemi, l’amore è fatale, non può avere remore morali».
Che cosa comporta, in questo campo, il passare degli anni?
«Le possibilità aumentano. Gli uomini hanno meno paura di te, sono più tranquilli, magari per via di quel difettino che prima non avevo e che adesso ho. La perfezione spaventa, così ora il numero degli spasimanti cresce».
Ce n’è uno, in questo momento, più importante degli altri?
«Non parlo mai della mia vita privata, ma posso dire di sentirmi una donna viva».
La bellezza è difficile da gestire. Giusto o sbagliato?
«La bellezza è un’arma a doppio taglio, un regalo stupendo. Se ce l’hai, devi armarti di una falce per tagliare tutte le erbacce che lo circondano».
Mai desiderato di essere uomo?
«No, mai. Gli uomini ancora adesso non li conosco tanto bene, e quindi continuano a incuriosirmi molto».
Cosa si impara con la maturità?
«L’ironia, la distanza dalle cose, doti importanti, che aiutano a sfuggire la tristezza».
Per le attrici il tempo che passa è un problema. Che ne pensa?
«Oggi è diverso, al cinema si sta affermando un nuovo modo di raccontare le donne. Pensi a Julianne Moore e Isabelle Huppert, i registi continuano ad affidare loro personaggi con una sensualità marcata».
La vedremo presto nel film di Kusturica «On the Milky Road» e poi nel nuovo «Twin Peaks». Come sceglie i suoi ruoli?
«Seguendo il puro istinto, come quando incontro un uomo. E comunque la cosa più importante è la possibilità di scegliere, di lavorare con registi diversi, di vivere nuove esperienze».
Tra due giorni è l’8 marzo. È cambiata la condizione femminile?
«Siamo andate molto avanti. Oggi c’è un modo differente per essere femministe. Prima pensavamo che, per acquisire i nostri diritti fosse necessario rinunciare ai segni esteriori della femminilità. Oggi le donne hanno capito che la femminilità è una forza, non una debolezza, e che per far ascoltare la nostra voce non dobbiamo diventare maschi, né rinunciare ai nostri ritmi diversi».
Gli uomini sono cambiati?
«Mi pare che si stia affermando un senso di collaborazione. Le donne in passato erano completamente sole, adesso i loro compagni hanno imparato che devono darsi da fare. Certo, le difficoltà restano, ma sicuramente ci muoviamo su territori che prima ci erano preclusi, possiamo essere animali sociali».
Diva, ma anche madre. Che cosa è più importante insegnare?
«Le madri devono insegnare ai figli maschi il rispetto per le donne e le donne devono, prima di tutto, imparare a rispettare se stesse».
Ha due figlie femmine, di 13 e 7 anni, se volessero seguire le sue orme, cosa direbbe?
«Direi: “Tesoro va, fa quello che ti piace”. E cercherei di offrire loro tutto il quadro delle possibilità. Aggiungerei che per essere donne pubbliche bisogna farsi una corazza. Crescere le mie figlie è la cosa più bella, complicata e creativa della mia vita, la spinta ad evolvermi viene da loro. Devo sempre correre, ma non so che cos’è la noia».
di Fulvia Caprara, La Stampa