Il vincitore del 67° Festival di Sanremo sarà in gara per l’Italia a Kiev con la canzone «Occidentali’s Karma». E in questa intervista racconta come si sta preparando
«Sono un po’ frastornato, perché continuo a essere sulla stessa lunghezza d’onda di quella notte. Mi sento carico, soddisfatto, ma è stata una vittoria inaspettata e la sto metabolizzando pian piano». Insomma, Francesco Gabbani ancora non ci crede.
Ha vinto il 67° Festival di Sanremo con la canzone «Occidentali’s karma», ha conquistato tutti con la sua ironia. E ora, premio in mano, confida: «Dormo pochissimo per l’emozione».
In preda agli incubi?
«Ho sognato una cosa stranissima: un meteorite si schianta sulla Terra mentre io sono in terrazzo a casa di mio nonno Sergio, a Carrara. Sullo sfondo scorgo le Alpi Apuane, sento il vento caldo che mi soffia sul viso, sussulto e mi sveglio. L’inconscio fa brutti scherzi. Oggi mio nonno ha 94 anni ed è un mio grande fan, anche se mi ha bacchettato per i maglioncini che ho indossato al Festival. Forse il sogno vuole sottolineare che con lui ho il mio primo ricordo legato a Sanremo: lo guardavamo insieme quando ero piccolo. Indimenticabile».
Che anno era?
«Il 1987, io andavo all’asilo dalle suore e mi esibivo nelle mie prime recite scolastiche. Ricordo che Sergio Caputo sul palco dell’Ariston cantava il brano “Il Garibaldi innamorato”». Aveva mangiato un po’ troppo pesante la sera prima? «In realtà non tanto, anzi! Per quanto riguarda il mio diario alimentare, questo Sanremo passerà alla storia per le scorpacciate di carote alla julienne condite con la salsa rosa. Da circa un mese sto provando a seguire una dieta vegetariana per sostenere la mente e trovare la giusta concentrazione. Però, nel tentativo di sostituire le proteine animali, ogni tanto mi capita di pasticciare».
Ma per rilassarsi non è meglio meditare, come suggerirebbe la sua canzone?
«Io non medito, non pratico yoga. Piuttosto, per svagarmi dipingo. Uso i colori acrilici su tela e faccio dei quadri un po’ naif pieni di casette e paesaggi».
Intanto «Occidentali’s karma» scala le classifiche.
«Su YouTube il video della canzone in una settimana ha superato 15 milioni di visualizzazioni e sono entrato in classifica su iTunes in 15 Paesi. Ciò che mi diverte di più sono le “scimmiografie” che stanno arrivando da tutto il mondo. A Osaka, in Giappone, ci hanno aperto persino un festival musicale».
Da Osaka a Carrara un’unica festa. Chissà che accoglienza, a casa…
«Sono tornato a Carrara in incognito, perché devo fare ancora i “compiti”. Giuro, ora mi metto di buzzo buono e rispondo a tutti gli sms, le mail e i messaggi d’affetto che ho ricevuto».
Il più divertente?
«Il telegramma del sindaco del paesino dove ho preso la residenza da poco: “Siamo orgogliosi di te”. Ho saputo che anche il parroco del Duomo di Carrara mi ha dedicato un’omelia. Non è commovente? I carrarini smentiscono il detto: “Nemo propheta acceptus est in patria sua”. Era così, no? Dovrei masticare il latino, perché ho fatto il liceo classico (ride). Non è vero che nessun profeta è gradito in patria, come dice Gesù nei Vangeli a proposito dell’accoglienza fredda ricevuta a Nazareth tra i suoi conterranei».
Fra i cantanti in gara al Festival, per caso qualcuno si è fatto vivo negli ultimi giorni?
«Ron. Mi ha detto che è contento per me. Poi mi hanno fatto piacere le telefonate di altri artisti: Gaetano Curreri degli Stadio, che hanno vinto nel 2016, e Federico Zampaglione dei Tiromancino». Arrivano anche «complimenti» un po’ sospetti? «Non tengo conto degli opportunisti che salgono all’ultimo minuto sul carro del vincitore. Alle congratulazioni false preferisco i grazie sinceri. E sono io il primo a ringraziare la mia squadra: i discografici della Bmg Rights Managements, l’ufficio stampa della Ma9 Promotion e l’agenzia imSocial, che mi seguono già dallo scorso Sanremo, quando ho vinto con “Amen” nelle Nuove proposte».
Sono diventati una famiglia?
«Sì, e in questa famiglia metto anche i miei tre “fratelli” autori: i due acquisiti Fabio Ilacqua e Luca Chiaravalli, e quello vero, mio fratello minore Filippo. Stiamo preparando il nuovo album che dovrebbe uscire in tarda primavera».
Conterrà dei duetti?
«Du’ etti di mortadella?» (ride).
Il disco sarà finito in tempo per l’Eurovision Song Contest a Kiev dal 9 al 13 maggio?
«Lo spero». Nell’aereo per l’Ucraina imbarcherà anche la scimmia? «Lo “scimmiografo”, ovvero il coreografo Filippo Ranaldi, ha dato un contributo fondamentale. Non so ancora se faremo lo stesso balletto o qualcosa di nuovo, né ho deciso se inseriremo dei brevi testi in inglese per rendere la canzone più internazionale. Una cosa è certa: il gorilla non viaggerà nella stiva».
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