Si avvicina la notte dei premi più ambiti. Nell’attesa abbiamo scelto per voi 10 capolavori del passato trionfatori degli Academy Awards
L’appuntamento è per il 26 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles: solo allora scopriremo i vincitori degli Oscar 2017. Il favorito è il musical La La Land di Damien Chazelle, brillante omaggio all’età dell’oro di Hollywood che ha fatto incetta di Golden Globe e Bafta. Tra i suoi “rivali”, quelli ad avere qualche chance sono probabilmente il commovente Lion – La strada verso casa e Moonlight, piccolo film con un grande cuore, rappresentante “black” che potrebbe dar voce alle minoranze che l’anno scorso tanto avevano protestato per degli Academy Awards troppo “bianchi”. Nell’attesa vi proponiamo una top 10 dedicata ai titoli premiati come miglior film, capolavori da vedere e rivedere.
1. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI (1991) di Jonathan Demme
Uno degli incubi più terribili (e meglio raccontati) del XX secolo. Merito di un personaggio, lo psichiatra cannibale Hannibal Lecter (Anthony Hopkins), al quale bastano 5 minuti per entrare nel mito: giusto il tempo di instaurare un rapporto morboso con la giovane agente dell’Fbi Clarice Starling (Jodie Foster), che gli chiede aiuto per incastrare “Buffalo Bill”, un serial killer che uccide e scuoia giovani donne. Uno di quei film che ti fanno desiderare ardentemente che la luce in sala si accenda il prima possibile: cupo, tesissimo, indimenticabile. Il primo thriller a vincere i 5 Oscar più importanti: oltre al film, trionfano anche il regista, la sceneggiatura e i due protagonisti.
2. IL PADRINO – PARTE II di Francis Ford Coppola
Anche se non c’è più il boss Marlon Brando, morto per esigenze di copione alla fine del primo film, siamo di fronte a uno dei rarissimi casi in cui un sequel supera l’originale. Coppola ha un’idea geniale: mescolare passato e presente, affiancando alla storia di Michael Corleone (Al Pacino) sempre più spietato nel gestire l’impero di famiglia, i flashback sulla gioventù del padre don Vito (Robert De Niro), capace di affrancarsi da una condizione miseranda per diventare un boss temutissimo. Il risultato è un affresco stupefacente dell’America, che ne racconta miti e contraddizioni con un’enfasi che ricorda la tragedia greca. Oltre alla più ambita, arrivano altre cinque statuette: regia, sceneggiatura, attore non protagonista (De Niro), colonna sonora e scenografia.
3. CASABLANCA (1942) di Michael Curtiz
I personaggi, il locale dove tutto si svolge, la città, la colonna sonora: non c’è nulla di questo film che non sia entrato (per rimanerci in pianta stabile), nella leggenda di Hollywood. Retorico, improbabile, eppure magnetico e irresistibile: un film che irridde i canoni stilistici per dimostrare come al cinema, a volte, si voglia solo sognare. E cosa c’è di più melodrammatico e appassionante della passione impossibile tra il ruvido Rick (Humprey Bogart), proprietario di un bar, e il suo grande amore Ilse (Ingrid Bergman)? Divisi dal destino e dalla guerra, si ritrovano ma non per molto: lei ha sposato un eroe della Resistenza, e non può lasciarlo da solo a combattere per la libertà… Oscar anche al regista e alla sceneggiatura.
4. L’APPARTAMENTO (1960) di Billy Wilder
La scena clou? Una panoramica della gigantesca sala dove lavorano ammassati come sardine gli impiegati di una compagnia di assicurazioni. Tra di loro c’è anche il pavido C.C. Baxter (Jack Lemmon), che per sopravvivere e coronare il suo sogno (un ufficio piccolo, ma tutto suo) presta il suo appartamento ai superiori, che lo usano per le loro scappatelle. Quando però scopre che, tra le ospiti occasionali che dormono a casa sua, c’è anche la deliziosa Fran (Shirley MacLaine), la ragazza dell’ascensore di cui è innamorato, le cose cambiano… Uno strepitoso Wilder traveste da commedia brillante un affilatissimo ritratto della società americana, dove tutto è in vendita (purché non si sappia). Premi anche al regista, alla sceneggiatura, al montaggio e alla scenografia. Scandalosamente ignorato Lemmon, qui davvero stratosferico.
5. IL CACCIATORE (1978) di Michael Cimino
Invariabilmente ricordato per le sue scene più violente (in primis la celeberrima e agghiacciante tortura della roulette russa cui i vietcong sottopongono i prigionieri americani), quello di Cimino è in realtà uno struggente apologo dell’amicizia fra tre uomini, stroncati da un dramma chiamato Vietnam. Quando Michael (Robert De Niro) riesce a tornare a casa, cerca di ritrovare gli altri due (John Savage e Christopher Walken), ma lo attende un nuovo choc… Un manifesto stupefacente dell’America ferita e umiliata da una guerra senza senso. L’Academy premia anche regista, il montaggio, il suono e Christopher Walken, in uno dei ruoli più indimenticabili della storia di Hollywood. Stavolta (anche se immeritatamente) De Niro resta a bocca asciutta.
6. IO E ANNIE (1977) di Woody Allen
Che trionfo per Woody: oltre a quella per il miglior film, si porta casa le statuette per la regia, la sceneggiatura e la miglior attrice (Diane Keaton, all’epoca sua compagna).Troppo? Direi proprio di no. Anzi, se amate New York e l’Allen style, questo è un film che non si può perdere. Si racconta la nevrotica, irresistibile storia d’amore tra il comico Alvy e la snobbissima Annie, con una vivacità e un’acutezza quasi irraggiungibili. Il primo dei tanti capolavori di un genio che dà il meglio quando può parlare di sé, delle sue passioni e delle sue manie. Particolare non secondario: si ride a crepapelle.
7. MILLION DOLLAR BABY (2004) di Clint Eastwood
Dei tanti capolavori diretti da Clint Eastwood, questo è forse il più grande. Non tanto per la storia in sé (il rapporto tra un vecchio e disilluso allenatore di boxe e una cameriera che gli chiede di allenarla) ma per lo spessore morale, la forza espressiva, il talento sublime dei protagonisti. Premio strameritato al regista, all’indomita Hilary Swank e al grande Morgan Freeman (il braccio destro del coach).
8. QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO (1975) di Milos Forman
Un altro dei pochi titoli capaci di vincere nelle cinque categorie principali: passano così alla storia film, regia, sceneggiatura e i due protagonisti, Jack Nicholson (nei panni di un furbetto che si è fatto internare in manicomio per non finire in galera) e Louise Fletcher (la sadica infermiera che tratta i pazienti come una kapò nazista). Un classico film di denuncia, ispirato a una storia vera: volutamente (e inevitabilmente) sgradevole, non è mai compiaciuto e riesce a commuovere e indignare senza colpi bassi.
9. LA STANGATA (1973) di George Roy Hill
Okay, si tratta di intrattenimento leggero, ma nel suo genere è un capolavoro. Ne sono protagonisti due imbroglioni (Paul Newman e Robert Redford) che, per vendicare l’omicidio di un amico, organizzano una truffa da Guinness dei primati ai danni di un gangster (Robert Shaw). Una storia trascinante e divertentissima, clamorosamente sopravvalutata dai giurati dell’Academy che elargiscono ben 7 Oscar: oltre al film, regia, sceneggiatura, colonna sonora, scenografia, costumi e montaggio. Sorprendentemente ignorati i due divi, che in realtà sono il vero segreto del film: Redford giovane e ardente, Newman un marpione da applausi. Una coppia quasi insuperabile.
10. IL DISCORSO DEL RE (2010) di Tom Hooper
Dura la vita per un principe balbuziente. Ne sa qualcosa Albert (Colin Firth), figlio di re Gorgio V d’Inghilterra, che precipita nel panica ogni volta che è costretto a parlare in pubblico. Quando poi suo fratello, da poco salito al trono, abdica per amore di Wallis Simpson, tocca a lui regnare col nome di Giorgio VI. Per fortuna nel frattempo ha incontrato Lionel Logue (Geoffrey Rush), un logopedista tanto pittoresco quanto efficace… Un’impeccabile e appassionante ricostruzione storica, che racconta una storia vera mescolando efficacemente ragion di Stato e sentimenti. Oscar anche al regista, alla sceneggiatura e all’eccellente “re” Colin Firth.
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