“La scimmia nuda balla”: è probabilmente questo uno dei versi più ironici e conosciuti di Occidentali’s Karma, il brano che ha portato Francesco Gabbani alla vittoria del 67esimo Festival di Sanremo, aiutandolo a superare in classifica Fiorella Mannoia, che nella votazione della prima parte della finalissima era in testa alla classifica. La canzone del carrarese, del resto, ha un significato tutt’altro che banale e ha fatto interrogare molti.
Gabbani ha conquistato la sala stampa (che, sin dalla prima esibizione del brano, si è scatenata in un ballo sfrenato) e la critica, ma anche i giovani e il pubblico a casa, tanto da aggiudicarsi il premio TIM per lo streaming della sua canzone. E l’autore stesso ci ha tenuto a precisare, a poche ore dalla vittoria sul palco dell’Ariston, che Occidentali’s Karma non è solo un pezzo ballabilissimo e che la vera forza sta nel testo più che nella musica.
“L’aspetto scanzonato delle mie canzoni è riferito più che altro alla musica, anche in Occidentalìs karma, un brano accattivante e semplice da ricordare. Nel testo ci sono figure ironiche e sarcastiche ma anche un’analisi del nostro atteggiamento quando ci accostiamo alle pratiche orientali, alla ricerca di una serenità interiore. Finiamo per “occidentalizzarle”” ha sottolineato il cantante, che – insieme al fratello – è pure l’autore dei versi.
Non a caso, allora, la copertina del suo singolo mostra un uomo contemporaneo (interpretato da lui stesso) diviso tra tunica buddista e posizione da selfie. “Facciamo yoga ma guai se non abbiamo l’outfit giusto”.
Un testo pieno di riferimenti colti, quello di Occidentali’s Karma, tanto che alcuni giornalisti presenti al Festival lo hanno accostato a Battiato. La “scimmia nuda”, peraltro, è un chiaro riferimento alla teoria dell’antropologo Desmond Morris. Da qui, quindi, anche l’idea di farsi accompagnare dal ballerino Filippi Ranaldi in tenuta da scimmione, un’idea che è stata vincente e che ha creato curiosità intorno a lui.
Ma non c’è solo l’antropologia nel brano di Gabbani. Il testo, infatti, inizia con una chiarissima citazione dall’Amleto di Shakespeare, per sottolineare come la società odierna (almeno in Occidente) sia scissa tra la tentazione della spiritualità e la necessità dell’apparire, tanto che poi il cantante descrive gli uomini come “selfisti anonimi”.
C’è spazio anche per la filosofia quando il musicista di Carrara cita Eraclito e il suo “panta rei” (ovvero tutto scorre), ma anche il nirvana della speculazione orientale (ripreso, in Europa, da Schopenhauer). Poi, ovviamente, il karma, ma anche il web, in un miscuglio di culture che dimostra lo “scimmiottare” (è proprio il caso di dirlo) di usanze che non ci appartengono. Un testo colto, difficile eppure divertentissimo, che laurea Francesco Gabbani tra gli autori italiani più raffinati del momento.
The Huffington Post