Il monologo di Crozza è l’unica incognita. La battuta: “Possiamo perdere solo per autogol”
A microfoni spenti, un papavero abbastanza alto della Rai lo ammette: «Possiamo perdere soltanto per autogol». Per altri, il Sanremone 2017 è come tirare un rigore: se sbagli, sbagli clamorosamente, e il dolore è doppio.
L’accoppiata Carlo Conti-Maria De Filippi è «come avere Federer e Serena Williams e farli giocare in doppio», stavolta siamo al tennis e la metafora è griffata da un papavero indubbiamente alto, Andrea Fabiano, direttore di Rai 1. Il doppio misto dovrebbe garantire ascolti stratosferici, specie oggi, prima serata del Conti ter, quando scatterà la curiosità di vedere se e come funzioni. Inutile dire, anche perché per scaramanzia non lo dice nessuno, che ci aspetta di superare il 49,48% di share del debutto del Conti bis, che l’anno scorso fu considerato un risultato eccellente.
Insomma, alla vigilia del dì di festa, l’atmosfera è abbastanza rilassata e decisamente ottimista. Frena Gianka Leone, ex direttore di Rai 1 ancora qui in un ruolo di «consulente» sul quale già annunciano di volerci vedere chiaro i parlamentari grillini in Commissione di Vigilanza. Con antica, democristiana prudenza avvisa che peserà sul Gran Debutto la concomitanza con una partita di cartello come Roma-Fiorentina. Beh, vedremo. Almeno Leone non è a Sanremo a sua insaputa.
Effetto collaterale della fiducia negli immancabili destini del Festival, una conferenza stampa particolarmente moscia. Con 588 giornalisti accreditati per 240 testate, compreso uno scozzese che si aggira in kilt per la gioia di chi deve scrivere il pezzo di colore, non è uscito uno solo dei tipici casi sanremesi, nulla, niente di niente, nemmeno una delle solite polemichette di panna montata con contorno di fuffa. Unico brivido, due allarmi bomba che nessuno ha preso sul serio, anche perché erano annunciati al Palafiori dove bivaccano i colleghi delle radio che è ingiusto bon ton snobbare.
Così, l’invitata speciale numero uno, Maria De Filippi, se l’è cavata distribuendo anticipazioni non proprio decisive su quel che farà all’Ariston. Si è intanto saputo che non ballerà né canterà (e qui il sollievo è stato palpabile, a cominciare dal suo) e che ha terrore della tradizionale scalinata killer della rutilante scenografia, quindi «Non so se la farò», sai che suspence. Consapevole di essere la star più attesa del Sanremone, in perfetta malafede Bloody Mary ha subito fatto finta di stupirsene: nell’albergo di Bordighera «ho trovato una siepe di fotografi. Penso di essere Belèn per qualche giorno, anche se non ho il suo fisico». Pare invece che la sua bassotta Filippa si goda i flash, non così il bassotto Ugo «che si domanda se ha qualche infezione urinaria, visto che viene immortalato mentre fa i suoi bisogni».
Che cinquecento giornalisti siano qui ad ascoltare simili dichiarazioni potrà sembrare bizzarro, ma Sanremo è Sanremo, la sospensione dalla realtà, una bolla spaziotemporale dove la vita vera che scorre fuori dall’Ariston diventa meno reale della pipì di Ugo. Quanto a Conti, ha sparso sorrisi in attesa che inizino le canzoni. Ovviamente questo suo terzo Sanremo «è il più bello di tutti», «non c’è un pubblico mio e un pubblico suo» (inteso come quello di Maria), manco a dirlo «voglio mettere tutta la famiglia davanti alla tivù» e «cercherò di rispettare i tempi» e qui, a differenza di molti suoi predecessori, di solito ci riesce pure.
Ah, naturalmente «il quadro musicale è perfetto», versione 2017 del tradizionale «l’importante sono le canzoni», che invece sono solo una tediosa pausa per accrescere la suspence sulle vere questioni importanti, come sarà vestita Maria, cosa dirà Crozza e cosa faranno gli ospiti Tiziano Ferro, Ricky Martin, Paola Cortellesi, Raoul Bova & Co. Poi, certo, qualcuno che canta purtroppo c’è sempre.
di Alberto Mattioli, La Stampa