La cantautrice torna all’Ariston grazie a un autoinvito: “Da Carlo Conti ci sono andata personalmente, ero sicura, volevo essere al festival, avevo la canzone giusta”
Pare incredibile ma sarà la dodicesima volta, la dodicesima volta di Paola Turci al festival di Sanremo, con un pezzo intitolato Fatti bella per te, un pezzo grintoso, svelto, che mostra energia e freschezza. Possibile, dopo tanti anni?
“Possibilissimo, sì, ma vedi questo dipende da una nuova determinazione che mi sono ritrovata addosso, una nuova convinzione. Basta pensare che da Carlo Conti ci sono andata io personalmente, è in assoluto la prima volta che mi succede, sono andata decisa, perché ero sicura, volevo essere al festival, avevo la canzone giusta, l’ho scritta con Giulia Anania, e devo dire che tutto è cominciato quando l’ho incontrata, è la prima volta che sono riuscita a esprimermi provando le stesse cose che provo quando suono la chitarra. In realtà avevo portato a Conti due pezzi, il primo è una sorpresa, una cosa inaspettata, diciamo pure estrema, ma non posso dire ancora nulla. Abbiamo convenuto che sarebbe stato troppo. Poi c’era l’altro pezzo, Fatti bella per te, quello che Conti ha scelto”.
Bene a parte il fatto che aspettiamo con ansia di scoprire il pezzo segreto di cui si parlava, da dove nasce questa nuova determinazione?
“Arriva da un bel lavoro che ho fatto su me stessa, soprattutto quando ho ingranato questa marcia che mi mancava. Un giorno mi sono messa davanti allo specchio e mi sono accorta che facevo solo finta di aver superato tutte le mie paure, le mie debolezze derivate dall’incidente di tanti anni fa. Non era vero, poi qualcosa è cambiato. Tutto è partito dal libro, è stata una liberazione, mi si è rivoluzionato tutto, volevo sapere chi ero davvero, cosa stavo facendo e due anni fa ho realizzato quel disco, Io sono, in cui rivedevo la mia storia perché avevo bisogno di uno spartiacque. Da lì sono cominciate a succedere tutte cose belle. Un teatro voleva mettere in scena il libro con me come attrice, con un mio testo. Era come se partisse una nuova vita, nel frattempo avevo perso manager, autori, tutti quelli con cui lavoravo, ho dovuto ricostruire tutto e questo mi ha dato una forza incredibile”.
E il nuovo corso funziona bene?
“Ma sì, tutto il disco nuovo è venuto fuori naturalmente, su questa linea di grinta, di voglia di esprimermi in questo modo, nato dalla collaborazione con Giulia, con Marta Venturini e altri. Tutto realizzato in uno stato di energia positivo come se mi fossi liberata da certe sovrastrutture che mi bloccavano, prima c’era un certe orgoglio che mi inibiva, come se un cantante certe cose non dovesse farle, e invece ora avevo voglia di espormi”.
C’è anche stato uno speciale incontro con Enzo Avitabile, vero?
“Sì, un giorno stavo ascoltando Lotto infinito, il suo ultimo disco, ero senza parole, un capolavoro, e istintivamente su twitter l’ho scritto, cosa che faccio di rado, e lui dopo due ore mi ha cercata, ha voluto il mio numero, mi ha chiamato mentre io ero nel pieno del percorso con Giulia, ci siamo sentiti e abbiamo continuato a parlarci finché non abbiamo deciso di fare un pezzo insieme. Ha scritto un testo pazzesco, in italiano, si intitola Il secondo cuore. Io poi ho scritto la musica con Marta”.
E che cos’è il secondo cuore. Non ne basta uno?
“E’ un’idea talmente forte che è diventato il titolo di tutto l’album. Il secondo cuore potremmo intenderlo con un’accezione in parte spirituale, diciamo che è il luogo in cui si trova l’ispirazione, il luogo dei sentimenti. Il primo è quello fisiologico che regola il funzionamento del nostro corpo. Io che metto cuore in un titolo è un fatto davvero strano ma questa volta ci stava tutto”.
E questo ‘secondo cuore’ ci sarà anche a Sanremo?
“Sanremo? Me lo voglio godere tutto, fino in fondo, se guardo indietro non mi ricordo niente, e pure sono stati tanti, saranno i chilometri percorsi, l’età, non saprei, ma non mi ricordo praticamente nulla. Stavolta non voglio che mi sfugga nulla, fotograferò tutto, quando ho sentito il mio nome nell’elenco ero felice perché stavolta lo volevo fare, so che il tempo volerà, la settimana passerà velocemente ma non la voglio dimenticare”.
Gino Castaldo, La Repubblica