Il fenomeno della musica sacra si è diffuso in tutta Italia con concerti nelle grandi città come nei piccoli centri di provincia. Ne abbiamo parlato con il newyorchese James Hall, che con il suo Worship and Praise arriva al Roma Gospel Festival
“Nella nostra musica il pubblico cerca felicità, benedizione, di essere toccata spiritualmente. Nessun’altra musica può darti tutto questo”. Racchiusa nelle parole del cantante e direttore di coro James Hall, in questi giorni in tour in Italia con la sua ensemble Worship & Praise, c’è la definizione del gospel ma in qualche misura anche tutti i motivi del suo crescente successo. L’appuntamento con il gospel, infatti, sta sempre più diventando tradizionale anche da noi. Lo dicono i numeri, una quantità sorprendente di concerti e festival che in questo periodo (ma sempre più spesso anche “fuori stagione”) riempiono i teatri in tutta Italia. Succede anche nelle isole, specialmente in Sardegna dove, al contrario, i concerti rock difficilmente riescono ad arrivare.
Sono già in tour, tra i tanti, l’Harlem Gospel Choir, l’Harlem Voices di Eric B.Turner, il South Carolina Mass Choir, l’Anthony Morgan’s Harlem spirit of gospel, il Mont Unity Gospel Choir, The voices of Georgia. Le tournée dei gruppi più affermati toccano città come Bolzano, Belluno, Mantova, Milano, ma anche i piccoli centri di provincia. E intrecciano il cartellone di festival specializzati come il Toscana Gospel, il Gospel Ritmo Divino di Leffe in provincia di Bergamo, il Binter Gospel Festival di Roana in provincia di Vicenza. E quelli ormai storici come il Roma Gospel Festival, al via stasera all’Auditorium Parco della Musica, che quest’anno celebra la sua ventunesima edizione e negli anni è diventato uno degli appuntamenti più importanti in Europa. Apre il festival The Mount Unity Choir & Earl Bynum, si prosegue con l’Harlem Gospel Choir, con Robin Brown, l’Atlanta Gospel Choir e il Worship and Praise di James Hall. “Dopo 21 anni, per mantenere alta la qualità abbiamo fatto una scelta artistica diversa” spiega il direttore del festival Mario Ciampà, “proponiamo infatti una selezione di quattro gruppi, che noi riteniamo i migliori, che si esibiscono per più sere, dando così la possibilità a più persone di poter vedere i loro concerti. E del resto l’obbligo di offrire sempre nomi e gruppi nuovi non sempre assicura un livello certo di qualità”. Ciampà non nasconde le difficoltà che si incontrano nel riuscire a portare in tour in Italia i grandi nomi del gospel: “Si tratta di artisti che specialmente in America sono considerati al livello delle altri grandi star del pop, che vendono dischi e riempiono grandi spazi da 15-20 mila spettatori. I loro cachet da noi sono proponibili”.
Il successo del gospel si spiega con la grande tradizione di un genere musicale che è alla radice del soul e del rhythm and blues e che di questi generi ha continuato e continua a nutrirsi. Ma la sua grande presa sul pubblico si spiega anche per lo spirito che la musica veicola e che rende ancora più magica l’atmosfera del Natale e delle feste in generale. Negli ultimi anni si assiste a uno slittamento sempre più deciso verso il crossover, come dimostra il grande successo di una delle stelle del nuovo gospel, James Hall, che con i suoi Worship & Praise sarà al Parco della Musica il 31 dicembre e il 1 gennaio: “Il pubblico in Italia dimostra grande apprezzamento per il gospel. In America sono abituati, non c’è più attesa, qui invece sono tutti molto eccitati all’idea di partecipare a un concerto gospel. Il modo in cui si predispongono all’ascolto è molto simile anche se in America dobbiamo impegnarci di più, il pubblico è diventato più esigente”.
Molte star del pop e del soul hanno iniziato la loro carriera in un coro gospel, è successo tra le altre a Lauryn Hill e a Beyoncé. Altre invece non si sono mai distanziate dalla musica gospel come la grande Mahalia Jackson. Il cantante e produttore James Hall, invece, ha compiuto il percorso inverso, avendo iniziato come artista solista in ambito pop e soul: “Ero molto giovane, ai concerti mi scortava mia madre. Cantavo accompagnandomi da solo al pianoforte”, racconta Hall. “Il mio primo coro l’ho creato e diretto mentre ero ancora alle scuole superiori, cantavo nel coro della scuola ma mi permisero di iniziare un coro gospel tutto mio proprio lì. Di solito si comincia con una carriera solista, io scelsi invece di farlo dirigendo un coro”.
di Carlo Moretti, La Repubblica