IL “GRANDE GIGANTE GENTILE”: SPIELBERG TORNA BIMBO CON UNA FIABA PER ADULTI

IL “GRANDE GIGANTE GENTILE”: SPIELBERG TORNA BIMBO CON UNA FIABA PER ADULTI

Il film del regista da record esce il 30 dicembre e celebra lo stupore dell’infanzia. Ricordando “ET”…

steven-spielbergSteven Spielberg sta all’infanzia come i bambini al gioco. E per i suoi settant’anni, compiuti ieri, il regista più influente di Hollywood 56 film all’attivo, 22 dei quali come sceneggiatore; 4 Oscar, 3 Golden Globe e un’enorme reputazione come produttore ha confezionato un prezioso balocco di fine anno.
E’ Il Grande Gigante Gentile (dal 30 con Medusa), film per famiglie che nelle sue atmosfere ricorda E.T. per via dei sogni, della solitudine del bambino, del doloroso stupore che l’infanzia, quest’inferno dei piccoli, porta con sé. Per una felice costellazione, stavolta il settantenne di Cincinnati sposa uno dei libri più riusciti di Roald Dahl, l’autore britannico classe 1916 che, a dieci anni, sentì avvicinarsi lo «tsunami della sfortuna», per dirla col suo biografo, Donald Sturrock. Un incidente d’auto gli portò via il naso, subito riattaccato, ma tanto bastò perché Dahl, letto e amato nei paesi anglosassoni in particolare, capisse d’essere tagliato per l’infelicità. Da bambino sembrava che tenesse più alla sua collezione di uova d’uccello che non agli altri e da grande, arruolato come pilota della Raf, precipitò con l’aereo al primo duello in volo. Nel 1981 gli morì Olivia, la figlia di 7 anni che ha ispirato il personaggio della protagonista del Grande Gigante Gentile, Sophie. Una vispa ragazzina, nel film interpretata dall’esordiente undicenne Ruby Barnhill, carina perché miope e qualunque, che vive notti insonni all’orfanotrofio dove legge con la torcia, sotto la coperta. Finché non viene a rapirla il Grande Gigante Gentile, alto «soltanto» sette metri, vegetariano ghiotto di Cetrionzoli disgustosi e in lotta con i veri Giganti Cattivi, più alti e più grossi di lui, ma, soprattutto, cannibali.
Presentata ieri all’Adriano in anteprima nazionale, durante una matinée affollata di genitori e figli, quest’opera spielberghiana al massimo grado nasce dall’incontro di due iconiche menti creative. Il regista abbonato alle trame per fanciulli, in particolare dopo E.T. (1982), che l’ha associato per sempre al pianeta junior, come artista e come «brand», ha comprato i diritti del libro di Dahl nel 1993, insieme alla partner produttiva Kathleen Kennedy, ora a capo della Lucasfilm. Né poteva essere altrimenti: anche Spielberg ha conosciuto, come lo scrittore britannico, un profondo senso di smarrimento infantile, quando i suoi genitori divorziarono. E dopo cinque anni di drammi storici War Horse, Lincoln, Il ponte delle spie -, aveva bisogno d’un «fantasy».
Eccolo, allora, il «GGG» che si muove come un elefante delicato nel piccolo mondo dell’orfanella Sophie: mai scendere dal letto, mai andare alla finestra, mai vedere cosa c’è dietro la tenda, si ripete la bambina, andando dritta nelle manone del mostro benevolo tutto orecchie, che ha le fattezze di Mark Rylance. Quell’enorme albero-uomo non è un Inghiotticiccia, né un San-Guinario come gli altri Giganti del bosco di notte, ambientazione classica delle fiabe ed eco di E.T.. È un amico, invece, e insegnerà a Sophie come acchiappare i sogni, metterli nel vaso di vetro e andarli a cacciare in bocca ai predestinati. «Questo film è una celebrazione dei privilegi dell’infanzia e di tutte le cose da evitare quando sei piccolo», spiega Spielberg, che di figli ne ha sette. E pensando alla platea junior, il regista di Schindler’s List (dove compare l’indimenticata bimba col cappottino rosso, simbolo dell’Olocausto) ha smorzato i toni cupi di Dahl in una narrazione più fresca. Senza smettere di sottolineare la difficoltà d’essere bambini, tra vulnerabilità e timidezze. Naturalmente, si ride quando il GGG parla nel suo buffo idioma sgrammaticato, o fa bere alla Regina d’Inghilterra e ai suoi cagnolini lo «Sciroppio» con le bollicine che vanno all’ingiù e fanno esplodere peti giganteschi. A 70 anni, Spielberg è rimasto bambino: è lui il Grande Gigante Gentile che allunga la mano dalla finestra e ti porta via.

Cinzia Romani, il Giornale

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