RICORDANDO WALT DISNEY SULL’AUTOSTRADA DEL FUTURO

RICORDANDO WALT DISNEY SULL’AUTOSTRADA DEL FUTURO

Il 15 dicembre 1966 moriva Walt Disney. Accanto ai geniali personaggi animati creò film dedicati al futuro dell’uomo, dell’abitare e dell’automobile

walt-disneyNoi bambini non lo sapevamo, ma il Natale del 1966 aveva perso una stella. Walt Disney se n’era andato, improvvisamente, per le complicazioni di un tumore ai polmoni scoperto solo qualche settimana prima. Il 27 ottobre, un po’ affaticato, aveva registrato una lunga trasmissione per presentare la più ambiziosa delle sue creazioni: EPCOT. La città della ricerca e del futuro, che avrebbe dovuto ospitare ventimila fortunati in una raggiera urbana – con soluzioni di trasporto avveniristiche – al centro della Florida. Questo progetto lungimirante, a cui tutta l’America avrebbe dovuto contribuire, ci dà un’idea della sua personalità e capacità visionaria. Ma è uno dei tanti.
Energia atomica
Alla fine degli anni ’50 Disney aveva già prodotto le serie televisive dedicate ai viaggi nello spazio, scritte insieme alla NASA e con Wernher Von Braun davanti alle telecamere. Poi una sull’uso pacifico dell’energia atomica e un film sul futuro dei trasporti. Tutti temi di cui è bellissimo andare a rivedere – anche comodamente su Youtube – le predizioni dei ricercatori e dei creativi del tempo. Cosa era geniale e cosa una scommessa, cosa si è avverato e cosa no. “Magic Highway USA” è un lungometraggio del 1958 che celebra la costruzione delle strade (di terra, di pietra, di ferro e d’asfalto), dai “pilgrim fathers”, all’America pantagruelica degli anni ’50.
Guerra Fredda
Tutto inneggia all’automobile: lo speaker declama – Siamo una nazione su ruote!, Fate girare una ruota e attraverserete il Paese! – mentre sullo schermo si ramifica la rete delle «freeways» in costruzione, che ha cambiato in un decennio la vita della gente. Disney compare presentato come «il tipico automobilista americano» – Tenere tutto in movimento è un vecchio motto – sorride il papà di Topolino, che subito rimarca come la libertà di viaggiare, inaugurata dalle carovane dei pionieri, sia un piacere tutto americano e che non deve essere dato per scontato. Sono gli anni della Guerra Fredda, sia che si parli di atomo, di satelliti o di strade, in un programma per ragazzi o al telegiornale, un dito è sempre puntato verso la Cortina di ferro.
Territorio immenso
La «dea strada», che da est a ovest, dagli anni ’30 ai ’60 ha messo in comunicazione il paese è narrata in ogni dettaglio: dai rilievi aerei del territorio immenso, agli incontri tra gli ingegneri e residenti, dai mediatori che trattano l’esproprio delle fattorie, ai ciclopici cantieri, tutte le fasi della corsa alla motorizzazione sono glorificate da Disney. In modo un po’ acritico, bisogna ammettere. I problemi dello «sprawl» – il consumo del territorio – e del trasporto pubblico non sembrano sul tavolo. Mentre le immense periferie e i settanta milioni di automobili in circolazione sono l’unica opzione.
L’autostrada del futuro, raccontata a cartoni animati, contiene qualche verità e molto humor. L’auto autonoma sembra a portata di mano, come l’elisoccorso, le telecamere retrovisori e la proiezione sul parabrezza. Si auspica che la pubblicità sparisca a vantaggio del paesaggio. Ma si immaginano anche carreggiate appese al Gran Canyon, o all’ombra dei templi greci (a Segesta noi italiani ci siamo riusciti). Meno serie, ma non meno godibili, le corsie separate per «lui» e per «lei», il box che lava e asciuga la macchina da solo, ponti e tunnel che si autocostruiscono. Tutto questo era il mondo di Walt Disney, sorprendete e poetico anche quando trattava di argomenti molto seri.

di Giosuè Boetto Cohen, Il Corriere della Sera

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