Prossimi due anni a +0,6%, con la pubblicità su del 2%
Il 2016 del settore televisivo si chiuderà con una crescita del 5% a quasi 8 miliardi di euro, un buon risultato dovuto soprattutto a un incremento della raccolta pubblicitaria del 6%, la prima risorsa del mercato dopo il sorpasso degli abbonamenti alla pay tv. Anche il canone ha giovato della riforma: +9,3% a 1,79 miliardi.
Purtroppo per gli operatori, però, questa situazione non è destinata a ripetersi a breve, secondo il nuovo rapporto di ItMedia Consulting sul mercato televisivo italiano dal 2016 al 2018. Per i prossimi due anni, infatti, il tasso medio di crescita previsto degli introiti totali è di appena lo 0,6%. «Il 2016 è stato un anno particolare», ha spiegato Augusto Preta di ItMedia, «ci sono stati i grandi eventi, le Olimpiadi e i Campionati europei di calcio, e arrivavamo da una crisi prolungata. C’è stata una ripresina, come accade, e ci siamo chiesti se la crescita fosse temporanea o l’inizio di una nuova fase. I problemi strutturali del settore, però, non sembrano risolti. C’è un grande spostamento dell’offerta online e sui servizi on demand, però si tratta di modelli di business meno consistenti, che non generano grandi aumenti in termini di fatturato se si pensa alla differenza fra un abbonamento pay tradizionale e online».
Secondo il rapporto, proprio la broadband tv diventerà la modalità primaria di fruizione in 1,6 milioni di abitazioni rispetto alle attuali 900 mila. La crescita del 60% medio del fatturato dell’online sosterrà il segmento della pay tv (+1%), nonostante la televisione a pagamento sia prevista in calo sia sul digitale terrestre (Premium) sia sul satellite (Sky). Queste previsioni sono ovviamente fatte a bocce ferme, ovvero secondo quanto si osserva ora sul mercato, con Premium nella sua struttura attuale e così tutto il resto dell’offerta, considerando, però, già l’arrivo di Amazon con la sua tv on demand. «Alla luce di quello che sta accadendo», ha detto Preta, «il video on demand nel complesso varrà intorno al 9/10% del mercato di tutta la pay tv italiana». Si tratta di circa 300 milioni di euro, considerando 3 milioni di utenti per un centinaio di euro all’anno.
La pubblicità crescerà comunque più delle altre voci, con un incremento del 2% e Mediaset continuerà a essere il primo operatore per raccolta pur scendendo dal 57% del 2016 al 55% del 2018.
Sky, oltre a essere primo operatore sulla pay (anche in questo caso però in leggero calo per quanto si è detto prima) è anche il primo player per risorse totali complessive, considerando abbonamenti, pubblicità, canone. Con Mediaset e Rai, l’operatore satellitare raggiungerà il 93% del totale, due punti percentuali in meno a favore degli altri operatori sul digitale terrestre e online.
di Andrea Secchi, Italia Oggi