Un recente studio di Ericsson sulla fruizione di TV e media rivela che trascorriamo oltre un anno della nostra vita solo a spulciare i palinsesti in cerca di qualcosa da vedere
LA TV CI STRAPPA un pezzo di vita e nemmeno ce ne accorgiamo. Uno studio di Ericsson sulla fruizione di TV e media in 22 mercati mondiali rivela appunto che si trascorrono in media 1,3 anni di vita, pari a 474 giorni, a navigare tra i palinsesti di TV e canali vari, solo per decidere cosa si vuole guardare. In media infatti è stato calcolato che il pubblico guarda la TV per circa 129 minuti al giorno, di cui il 15% è necessario appunto per scegliere cosa guardare. Moltiplicando questo tempo per una vita media di 80 anni si ottiene un tempo di 1,3 anni.
Certo, non si inizia a fare zapping appena nati ma anche volendo essere ottimisti e partire dall’adolescenza la media scenderebbe solo di poco, attestandosi attorno all’anno. Questa media varia leggermente in più o in meno a seconda della nazione presa in considerazione, ma può essere presa come indicatore medio generale del tempo trascorso a scegliere cosa vedere in una qualsiasi delle nazioni coinvolte nella ricerca.
Se si passa poi ai canali on demand o in streaming come Netflix la media peggiora, perché a fronte di una quantità di tempo inferiore passata a guardare la TV aumenta invece quella trascorsa a spulciare l’offerta. Stranamente però il 63% degli intervistati ha sostenuto di non essere infastidito da quella che potrebbe sembrare una perdita di tempo ma di essere anzi soddisfatta del modo in cui trova nuovi contenuti interessanti sulle TV on demand come Netflix, Hulu o Amazon Prime. Questo del resto è anche l’aspetto più interessante della ricerca.
Il processo di scoperta dei contenuti sulle TV on-demand può infatti risultare altrettanto frustrante che sulle TV generaliste, ma diventa un’attività accettabile perché, rispetto alle TV tradizionali, per l’utente c’è l’implicita promessa di poter trovare sempre qualcosa da vedere quando la vuole vedere. Insomma la promessa di libertà e soddisfazione dei propri desideri sembra costituire una più che adeguata ricompensa e la fatica di surfare tra enormi palinsesti assurge così invece a componente ludica e introduttiva al piacere stesso della visione.
Repubblica