La settima puntata di Pechino Express si rivela, ancora una volta, non eliminatoria. Quanto le eliminazioni incidono sull’andamento di un adventure game del calibro di Pechino? Quanto tolgono e quanto aggiungono? Abbiamo provato a capirlo
Sette tappe e solo due eliminatorie. Dopo aver perso le coppie più interessanti della scorsa stagione nelle prime cinque puntate, Pechino Express corre ai ripari sancendo, di fatto, la sopravvivenza dei concorrenti fino all’ultima location di quest’anno: il Messico.
Una scelta tattica quella degli autori del programma, che hanno scelto di sacrificare l’agone a vantaggio del gioco di squadra, riducendo le tappe a meri pit-stop di un viaggio bellissimo, in grado di catturare tutte le sfumature con maestria e umorismo. Il dubbio, però, resta: quanto è giusto trattenere sei coppie su otto (quasi) fino alla fine?
È vero, rischiavamo di perdere Lory Del Santo e Marco Cucolo alla seconda puntata: una perdita che, se fosse stata vera, avrebbe nuociuto notevolmente allo spirito goliardico del programma. Ma è anche vero che i Coniugi, considerati dagli stessi viaggiatori una delle coppie più odiate, resistono imperterriti da troppo tempo. E ce l’hanno fatta anche ieri sera, quando sono stati graziati, ancora una volta, dalla busta nera.
Il rischio è che l’adventure game si trasformi, pian piano, in un docu-reality sui generis tutto da scoprire. Una novità interessante, che andrebbe approfondita: le eliminazioni tolgono o aggiungono qualcosa a un programma come Pechino Express? Certo, il fatto che i concorrenti stessi si aspettino di non salutare nessuno una volta arrivati al traguardo potrebbe impigrirli e far perdere loro quella competizione che li ha spinti a partecipare. Come Cristina Bugatty che, poco dopo aver vinto la puntata, dichiara: «Dato che so che questa tappa non sarà eliminatoria, scelgo di mandare via i Coniugi».
La finale si sta avvicinando e, arrivati a questo punto, sembra più che logico aspettarsi che le coppie, pian piano, siano sfoltite: solo una, infatti, tornerà a casa da vincitrice. Ma, a questo punto, ci chiediamo: siamo davvero ansiosi di scoprire quale sia?
Vanity Fair