«NEL NOME DEL POPOLO ITALIANO»: QUATTRO EROI PER LA TV

«NEL NOME DEL POPOLO ITALIANO»: QUATTRO EROI PER LA TV

Una serie di quattro docu-film che racconta storie di personaggi «dimenticati»: da Vittorio Occorsio a Piersanti Mattarella, da Marco Biagi a Nicola Calipari

4eroi-per-la-tvIn Italia purtroppo la memoria storica soffre di Alzheimer. Così per non far sbiadire ancor di più il ricordo di alcuni personaggi centrali nella vita del nostro Paese, ma poi trattati come fossero laterali, arriva Nel nome del popolo italiano, una serie di 4 docu-film che raccontano storie di ieri che sono un messaggio anche per l’oggi: il giudice Vittorio Occorsio, ucciso per mano di Ordine Nuovo nel 1976; il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, ammazzato dalla mafia nel 1980; il professor Marco Biagi, freddato dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002; il funzionario del Sismi Nicola Calipari, ucciso dal «fuoco amico» dei soldati statunitensi in Iraq 11 anni fa.
«La nostra proposta è quella di raccontare alcuni personaggi la cui drammatica vicenda ha fatto parte della storia recente del nostro Paese, che hanno perso la vita a causa dei loro servizi per lo Stato e che per ragioni diverse non hanno nemmeno avuto quella ribalta mediatica che almeno avrebbe potuto far conoscere la loro storia ad un pubblico più vasto», spiega Gloria Giorgianni che produce la serie con la sua Anele (di cui è amministratrice delegata) e con Rai Cinema. «I giovani spesso non sanno ricordare perché non possono, non ne hanno gli strumenti. Spero che questo possa essere un modo di fare Servizio Pubblico in maniera moderna e con un linguaggio accattivante. Lo strumento proposto è quello del docu-film che sappia coniugare agilmente la cronistoria con la ricostruzione drammaturgica, la riflessione giornalistica con lo spunto romanzesco, in nome di quell’infoteinment che spesso si è rivelato capace di attrarre il pubblico più vasto».
Nel nome del popolo italiano sarà in onda nell’autunno 2017 su Rai1, l’idea narrativa è quella di utilizzare giovani attori come protagonisti-testimonial che raccontano il personaggio da una parte attraverso incontri e interviste con storici e giornalisti e dall’altra attraverso le testimonianze dei familiari (non solo i figli, ma anche i nipoti, per attrarre le giovani generazioni). Due dei quattro «cantori moderni» sono ancora da scegliere, già certi invece i nomi e i volti di Dario Aita per Mattarella e Gianmarco Tognazzi per Occorsio: «Avevo 10 anni quando accadde — spiega il figlio dell’immenso Ugo —, ma ricordo bene il clima pesante degli anni di Piombo, lo avvertivo e lo assorbivo anche se ero solo un bambino. Nel mio lavoro i progetti che trovo più stimolanti sono quelli in cui mi devo misurare con una storia che non conosco fino in fondo. E allora la curiosità mi spinge ad approfondirla. E vorrei trasmettere proprio questa mia curiosità anche a chi guarderà questo docu-film».
Cosa l’ha colpita di più della vicenda umana e professionale del giudice Occorsio? «Era una persona tutta d’un pezzo, che abbinava grande integrità morale a grande libertà di pensiero, anche se per screditarlo cercarono di appiccicargli un’appartenenza politica che non aveva. Era fiero del suo essere “un servo dello Stato”, nel senso nobile di far applicare le leggi, un uomo che ha sacrificato la vita per la sua indipendenza». Il messaggio che ci ha lasciato? «Aveva doti che al mondo d’oggi possono sembrare antiche, ma sono molto più moderne e progressiste rispetto ai modelli che ci circondano. Noi viviamo in un Paese dove chiunque è conosciuto, dunque nessuno è conosciuto. La nostra memoria storica dura dalle 24 alle 48 ore». La responsabilità di questa amnesia storica Tognazzi la addebita a due soggetti: «La formazione scolastica — hanno tolto anche l’educazione civica senza che nessuno fiatasse — e l’educazione famigliare. Non sono i ragazzi di oggi a essere ignoranti, a fregarsene. Siamo noi che gli abbiamo trasmesso i valori sbagliati».

Corriere della sera

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