L’Autorità garante delle comunicazioni ha rilevato “un divario nella ripartizione dei tempi di parola fra favorevoli e contari”. La Rai replica alle opposizioni con i dati dell’Osservatorio di Pavia: “Sostanziale equilibrio”. E su ‘Politics’ è polemica in cda
L’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, ha richiamato il Tg4 perché, nei programmi dedicati al referendum sulla riforma costituzionale, “ha rilevato la sussistenza di un divario nella ripartizione dei tempi di parola tra soggetti favorevoli e contrari”. Il richiamo è arrivato dopo una riunione in cui il Consiglio dell’Autorità ha esaminato i dati di monitoraggio relativi al periodo di campagna referendaria 28 settembre – 16 ottobre riconoscendo “un comportamento sostanzialmente equilibrato da parte di quasi tutte le emittenti”.
Per quanto riguarda la parità di trattamento relativa all’informazione dedicata ad argomenti diversi dal referendum, dalla lettura dei dati l’Autorità – si legge in una nota – ha ravvisato da una parte l’esigenza di limitare la presenza dei rappresentanti del governo e del presidente del Consiglio alla necessità di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione – fatta salva l’attualità della cronaca e dell’agenda politica – e, dall’altra, quella di garantire un adeguato contraddittorio tra le diverse forze politiche. Di conseguenza ha adottato dei provvedimenti di richiamo nei confronti di Rai, Mediaset, Sky e La7 e ha inoltre rivolto rivolto una raccomandazione generale a tutte le emittenti ad ampliare il tempo dedicato all’argomento referendario.
Con l’avvicinarsi della consultazione referendaria l’informazione tv è al centro dell’attenzione. Dopo le accuse dell’opposizione di favoritismi nei confronti del governo, la Rai ha replicato mostrando i dati dell’Osservatorio di Pavia, che evidenziano “un sostanziale equilibrio”: una correttezza rivendicata anche dal direttore del Tg1, Mario Orfeo, che in commissione di Vigilanza è finito nel mirino del Movimento 5 Stelle, rendendosi protagonista di un acceso botta e risposta con il capogruppo Alberto Airola. Anche in consiglio di amministrazione non è mancata la polemica sul tema del pluralismo, in particolare all’interno di Politics che lunedì, dopo la risalita della scorsa settimana con ospite Matteo Renzi, è tornato al 2,59% di share con Alessandro Di Battista.
La tv pubblica, prima dell’audizione e della riunione del consiglio, ha diffuso una nota e pubblicato sul proprio sito i numeri relativi al monitoraggio commissionato da viale Mazzini all’Osservatorio di Pavia sui tempi concessi dal 28 settembre al 16 ottobre alle posizioni del Sì e del No e dai dati forniti, sottolinea la Rai, si ricava un sostanziale equilibrio tra le due posizioni: “Complessivamente i tre tg hanno dato esatta parità di parola al Sì e al No su 91 minuti di tempo complessivo: 46,6% a testa per le due posizioni”. Orfeo ha annunciato che ci saranno “otto serate in access prime time con duelli tra fronte del Sì e fronte del No” e “puntate speciali di format già esistenti, come Porta a porta e altri”.
Il tema del piano sull’informazione e degli ascolti di Politics è stato discusso anche in cda Rai. La trasmissione condotta da Gianluca Semprini almeno fino al referendum
continuerà ad andare in onda. In particolare il consigliere di opposizione Arturo Diaconale ha sostenuto che il programma è “un esempio di squilibrio e insuccesso”, sottolineando che in sei puntate non è stato invitato nessun esponente del mondo del centrodestra.
La Repubblica