CANAL+ A CACCIA DI NUOVI ABBONATI

CANAL+ A CACCIA DI NUOVI ABBONATI

Bolloré scende in campo con un’offerta base da 19,90 euro. Perso mezzo milione di clienti. E il cinema francese trema per il taglio delle risorse

French industrialist, corporate raider and businessman Vincent Bollore, head of conglomerate Vivendi that owns channel Canal +, arrives for the gala evening party organised by the French television Groupe Canal + in Paris, on February 3, 2016. / AFP / Geoffroy Van der Hasselt

Mentre in Italia ha inviato il suo braccio destro, Arnaud Puyfontaine, ex patron di Mondadori France, a trattare una pace possibile per l’affaire Mediaset Premium, in Francia Vincent Bolloré è sceso in campo personalmente per rimettere a posto Canal+, la partecipazione Vivendi cui tiene di più e che non è più la gallina dalle uova d’oro che un tempo generava cash-flow, grazie al flusso ininterrotto degli abbonamenti, e quindi risorse finanziarie importanti destinate in buona parte alla produzione cinematografica (come fanno, del resto, tutte le grandi reti televisive, dalla Rai a Sky).
Quel modello, basato sostanzialmente su un valore altissimo dell’Arpu, che non è una formula misteriosa ma il ricavo medio per abbonato (Average revenue per unit), è andato in crisi definitivamente negli ultimi due anni sia per l’ingresso di nuovi competitor televisivi (Netflix, Google, Amazon) sia per il progressivo cambiamento dei gusti del pubblico, soprattutto giovane.
Con conseguenze disastrose: in poco più di 12 mesi Canal+ ha perso mezzo milione di abbonati, attestandosi a 5,4 milioni di contratti mentre Bolloré da tempo ne annunciava il raddoppio a dieci milioni.
Da qui la decisione di intervenire pesantemente e di cambiare radicalmente un modello di business «imperméable aux bouleversement du marché», impermeabile a tutti i cambiamenti del mercato – come accade a tutti i monopolisti finché non sono messi con le spalle al muro – basato sull’esclusività del rapporto con il cliente e su un sistema di prezzi intoccabile.
Tutto questo è finito. Un vero «big bang», hanno scritto gli osservatori del mercato televisivo. «Canal+ ha cambiato di più in questi ultimi mesi che nei primi dieci anni della sua esistenza», si legge in un report di Exane BnpParibas, la società di consulenza finanziaria che segue da sempre i bilanci delle partecipate media e tv del gruppo Vivendi.
Bolloré e il suo direttore generale Maxime Saada hanno letteralmente «brisé», bruciato, fatto piazza pulita di tutti i tabù commerciali della rete. Finisce la distribuzione esclusiva. Ora gli abbonamenti a Canal+ si possono fare anche attraverso la rete (fisica, le boutique, e online) di Sfr di Patrick Drahi e di Free di Xavier Niel che potranno anche gestire il preziosissimo database degli abbonati la cui profilazione vale oro come sa qualsiasi esperto di marketing.
Rivoluzionati anche la griglia dei prezzi e il regime tariffario. Non più un’offerta bloccata (per due anni, senza possibilità di recesso se non con pesantissime penali) a 39,90 euro per il bouquet completo di Canal+ e a 24,90 euro per CanalSat con la possibilità di cumulare i due pacchetti (Canal+ e CanalSat) a un canone mensile compreso tra 59,80 e 64,80. Un pricing altissimo, che ha sostenuto per anni l’altissima redditività del canale e che non tornerà più neanche in caso di ripresa del mercato televisivo.
A partire dal 15 novembre prossimo, l’offerta di Canal+ si articolerà su due tipologie di abbonamento: il pacchetto Essential a19,90 euro e il pacchetto Essential Famille (che permette di accedere a 57 canali «à la demande») a 29,90. A questi due pacchetti-base si potranno aggiungere: tutti i canali sportivi, da BeINsports a Eurosport, con un sovrapprezzo di 30 euro; tutti i canali cinema (vale a dire, una cineteca di 6 mila film e 300 serie tv) a 20 euro e un mix di sport e cinema a 15 euro. Il pacchetto premium che somma tutto, sport, cinema, serie tv e l’accesso a tutta la tv à la demande, vale 99 euro.
L’obiettivo, come spiega Charles Boduelle, l’analista di Exane-BnpParibas, è fermare l’emorragia di abbonati e conquistarne di nuovi grazie al prezzo-entry level di 19,90 euro. Il rischio, ovviamente, è che i vecchi abbonati a 40 euro disdettino, alla prima occasione, il contratto e ne sottoscrivano uno nuovo a 19,90 magari aggiungendoci un abbonamento a BeINSports a 14 euro con un risparmio complessivo di 6 euro. Risultato: un ulteriore calo della redditività che dovrebbe essere compensato da un aumento davvero significativo del numero degli abbonati fino ad arrivare ai dieci milioni attesi e sperati da Bolloré.
Il tema delle risorse disponibili di Canal+ inquieta anche l’industria del cinema francese che, per dirla brutalmente, in questi anni ha campato sulla rendita televisiva. Solo Canal+, dal 2006 a oggi, ha erogato 168 milioni di euro per la produzione di 132 film francesi e/o europei. Lo prevede, del resto, un accordo professionale in scadenza nel 2015 e che è stato prolungato per decreto del ministro della cultura, Audrey Azoulay, fino all’anno prossimo: il 12,5% del fatturato delle reti tv criptate (come Canal+) deve essere destinato al finanziamento dell’industria cinematografica europea. L’accordo prevede anche un altro sistema di pagamento: 3,62 al mese per abbonato.
Non si sa ancora quale dei due sistemi sceglierà Bolloré. Certamente quello meno pesante per il conto economico di Canal+ come aveva fatto capire l’11 maggio scorso quando, all’inaugurazione del Festival di Cannes, aveva annunciato che l’azienda, questa volta, aveva inviato sulla Croisette una cinquantina di persone, tra dirigenti e tecnici, non 469 come nelle edizioni precedenti. Un segnale che ora fa tremare tanti registi e produttori europei.

Giuseppe Corsentino, ItaliaOggi

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