Chiama così i figli Tommaso e Mia. Adesso che, alla Festa del cinema di Roma, nel cartoon Cicogne in missione, è finita dentro una storia sulle famiglie di questi tempi: «A Natale da me ormai siamo 420, tra ex con nuove compagne e bambini, loro genitori…»
In un’Italia dove si fanno sempre meno figli, Alessia Marcuzzi, 43, presta la voce a una bambina in Cicogne in missione di Nicholas Stoller e Doug Sweetland (al cinema il 20 ottobre e presentato in anteprima alla Festa di Roma), un film d’animazione che immagina cosa sta succedendo nel quartier generale di questi uccelli un tempo destinati – leggenda vuole – alla consegna dei figli alle famiglie che li aspettavano, e invece adesso, nella crisi, re-impiegati nella distribuzione di prodotti acquistati online da persone che digitano digitano e figli non ne fanno più.
Perché ha detto sì?
«Mi hanno mostrato la foto di Tulip, questa ragazzina unica umana cresciuta insieme alle cicogne, e mi ha ricordato me da piccola nei suoi capelli rossi e nel suo essere un po’ svampita e combina-guai come sono anch’io».
Nel cartone non si fanno distinzioni di famiglia: c’è quella che adotta, quella di colore, quella formata da due donne o da due uomini, la mamma single…
«E la cosa più bella è che i piccoli in sala non si sono fatti domande, sono sempre i grandi i più spaventati, quelli che si fanno problemi e paturnie. Anche con i professori. Sempre lì a puntare il dito…e lasciate agli insegnanti l’educazione didattica senza giudicare ogni loro passo».
Esistono famiglie in cui una cicogna non dovrebbe arrivare, secondo lei?
«Quelle in cui non c’è amore. Né condivisione. Quelle in cui non ci si parla e non si ascoltano i bambini quando ci vogliono dire cose».
Lei da madre (di Tommaso, 15 anni, e di Mia, 5) come fa a preservare questa sfera?
«Provo ad arginare l’invadenza digitale cercando di trovare sempre tempo da dedicare loro. Da quando Papa Francesco ha detto di toglierei cellulari dalla tavola, lo seguo. Con Tommaso è più difficile. È in quell’età, l’adolescenza, in cui il telefonino è il prolungamento del suo braccio. Tutte le sere vado in camera sua, e glielo tolgo dal comodino. Mi prendo che sono una rompiscatole, ma me la cavo con la storia delle radiazioni, le onde che fanno male, etc. etc.».
Come la pensa sul fertility day, proposta del ministro Beatrice Lorenzin contro il crollo delle nascite?
«Che personalmente ho dato il mio contributo in positivo. E che forse per far tornare le cicogne basterebbe stare insieme un po’ di più e non chattare tutto il tempo. Per chi le vuole».
Come sono state le sue attese?
«Atti d’amore enormi. Esperienza indescrivibile, tanto ha portato meraviglia».
I suoi figli hanno visto il cartone animato?
«Tommaso mi ha detto: “Mamma, anche nella voce che usi per doppiare una donna che è una bambina riconosco la tua da bacchettona quando mi lasci i messaggi vocali su WhatsApp».
E Mia?
«Ha avuto paura. Quando le ho detto: “Mamma va a dare la voce a Tulip”, lei ha pensato che gliela regalassi senza più riaverla indietro, come succede alla Sirenetta».
Le chiedono mai – come succede a un bambino nel film – un fratellino?
«Mia è gelosissima e non ci pensa proprio. Tommaso neanche».
Con suo marito, il produttore televisivo Paolo Calabresi Marconi, 45, ricorrerebbe mai alla scienza, se arrivassero a chiederglielo troppo più in là?
«Non so, né su un tema delicato come la gravidanza, che sia assistita o meno, penso sia giusto pronunciarsi: ognuno è libero di dare la vita come crede sia meglio per il proprio bene e il bene del proprio bambino».
Nella sua, di famiglia allargata, come si sta?
«Benissimo. A Natale a casa Marcuzzi sfioriamo i 420. Ho mantenuto ottimi rapporti con i papà dei miei figli (Simone Inzaghi e Francesco Facchinetti, ndr), e ci ritroviamo da me con nuove compagne, nuovi bambini, genitori. Andiamo tutti d’accordo, felici di come siamo».
Il cartoon che più ama da sempre?
«La Sirenetta, lo stesso di Mia. Da piccola pensavo di essere un pesce, ho nuotato in agonistica. Ma anche Elastic Girl: sono snodatissima».
Le dispiace non essere alla conduzione del Grande Fratello Vip?
«Scelta condivisa con l’azienda, sarebbe stato impegno troppo simile e troppo vicino all’Isola del Famosi, prevista a inizio 2017. Lo seguo dal divano, e applaudo per i risultati di Ilary Blasi e quella mia seconda famiglia».
Qual è la parte che l’ha commossa di più, nel rivedere invece il film?
«Quella dell’allontanamento. Quando arriva il momento per la bambina Tulip e la cicogna Junior di lasciarsi. Per lei lui è stato famiglia, a dimostrare che genitori non solamente si nasce, ci si può diventare».
Vanity Fair