L’attore nella sua biografia racconta vita e carriera costellate da tante «stronzéte»
Tutto è nato in seminario. Correva l’anno 1947. «Si usava recitare cose sacre, una volta mi facevano interpretare San Pietro, un’altra Giuda. Ma il risultato finale era che la gente rideva sempre. E il rettore si incazzeva per questo. Così insieme al Vescovo mi dissero che la mia vocazione era far ridere. E che quello dovevo fare». Parola di Pasquale Zagaria alias il commissario Lo Gatto, Oronzo Canà, Pasquale Baudaffi, il commissario Auricchio e Nonno Libero. Insomma Lino Banfi, l’attore pugliese che per i suoi ottant’anni, compiuti a luglio, ha voluto regalarsi e regalare alle ormai tre generazioni che lo seguono la divertente autobiografia, fin dal titolo, Hottantavoglia di raccontarvi…, e dal sottotitolo, …la mia vita e altre stronzéte (prefazione dell’amico Renzo Arbore, editore Mondadori).
Cominciamo dalla fine.
«Io alla fine non ci penso. Per quello c’è mia moglie, con cui festeggio 54 anni di matrimonio, che me lo ricorda tutte le sere: Ma perché dobbiamo morire? E’ umido là sotto. E io le rispondo che metteremo il riscaldamento. Comunque ho parlato con chi di dovere e mi ha detto che 8-9 anni al massimo di proroga me li dà».
Un capitoletto recita Al Verano con il piccone…
«Per chi come me ha otto volte dieci anni conviene giocare di anticipo. Così ho ottenuto un posto nel cimitero romano. Non sapevo che per le tombe di famiglia, oltre a scegliere i materiali, è uso che il proprietario dia la prima picconata d’avvio dei lavori. E così ho fatto. L’epitaffio: Se vi ho fatto ridere tante volte, sprecate una lacrimuccia per me, però sorridete. Ogni tanto però penso di far morire Nonno Libero. Immaginatevi lo share della puntata che inizia con il mio funerale…»
Questo è l’anno degli ottantenni.
«Io lo chiamo l’anno delle 4B, Bergoglio, Baudo, Berlusconi e Bontà Banfi che è il mio nuovo marchio di prodotti di qualità pugliesi».
Rinnega qualcosa della sua vita?
«Ho l’ossessione per il mio peso, il mio Pil (prodotto interno lardo). Sono nato come uno stecco del gelato, anche perché da giovane ho fatto la fame, poi crescendo ho assunto questa forma da Buddha d’Occidente. In generale magari qualcosa ho sbagliato ma non mi sono mai pentito delle mie scelte».
Lei è stato anche il Re della commedia sexy all’italiana.
«Io li chiamo film didattici in cui ho fatto anche carriera, da bidello sono finito preside».
L’attrice di cui conserva il ricordo più bello?
«Sicuramente Laura Antonelli per cui ho provato vero amore. Glielo confessai proprio sulla bara, al funerale. Ma anche Edwige Fenech che è un’amica».
La più sexy?
«A quell’età lo erano tutte. Ricordo bene Nadia Cassini il cui fondoschiena era così famoso che lo aveva assicurato. E poi Barbara Bouchet, Gloria Guida…»
Lei guardava e non toccava…
«E’ uno dei due articoli della cosiddetta legge del comico che, per principio, dal punto di vista sessuale, non va mai oltre. La magra consolazione è il secondo articolo: non muore mai».
La critica non era entusiasta di questi film.
«Io un po’ ci stavo male a leggere certe cose. Poi ci scherzavo su, scrivevano che erano film sporchi mentre invece erano pulitissimi, le attrici facevano 4 o 5 docce in ogni film… Comunque era pieno di giornalisti che io chiamo pentiti, vedevano i miei film di nascosto e si divertivano. ma mi sono preso le mie rivincite».
Un esempio?
«Quando ho girato il mio primo film da protagonista Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia il regista s’è voluto firmare con uno pseudonimo, Luca Davan. Bene, il film costò 20 milioni di lire e ne incassò 600. Credo che quel regista dal doppio cognome, Mario Forges Davanzati, si stia ancora mangiando le mani per non aver usato il vero nome».
Però ha avuto e ha grandi estimatori tra i registi, non ultimo Tarantino.
«Lui mi ha fatto tante feste quando mi ha incontrato, promettendomi pure un ruolo in un suo film. Come Fellini non si fece in tempo».
Nel libro confessa le sue simpatie politiche per il centrodestra.
«In realtà ho sempre votato più gli uomini che i partiti. Tanti anni fa la Democrazia Cristiana poi Craxi che ho conosciuto, simpaticissimo. Infine Veltroni che mi piaceva come sindaco anche per il nome, Walter come mio figlio. Sono sicuro che se conoscessi Renzi…»
Nell’ultimo film, Quo vado?, ha interpretato pure un senatore.
«Adoro Zalone. Il mio sogno sarebbe fare un film con lui, io il padre, lui il figlio. Come Sordi e Verdone…».
Pedro Armocida, il Giornale