Ecco la classifica 2015 delle società di produzione che lavorano di più con il servizio pubblico tv. Viale Mazzini: valutiamo anche il ritorno di ascolti dei nostri investimenti
Ecco la classifica aggiornata dei big della fiction Rai. Ecco le otto società di produzione che hanno conquistato, o conservato, un posto al sole a Viale Mazzini nel 2015. Resta prima la Lux Vide che si aggiudica il 15 per cento dell’investimento complessivo di Rai Fiction. Ma l’azienda della famiglia Bernabei registra una flessione rispetto al 2013 (quando aveva una quota del 18 per cento).
In seconda piazza, stabile almeno come quota, c’è la Palomar di Carlo Degli Esposti (quella del Commissario Montalbano e di Braccialetti Rossi). Conquista l’8 per cento del budget di viale Mazzini. E’ lo stesso livello cui approda Endemol Italia (che l’anno prima era ferma al 5).
Al 7 per cento, in crescita fortissima, spunta la Cattleya di Riccardo Tozzi che guadagna cinque punti percentuali rispetto al 2013.
Viaggia sulle montagne russe la Fremantle Media di Lorenzo Mieli, che strappa una fetta del 7 per cento dell’investimento di Rai Fiction (contro il 12% del 2014). Chiudono la classifica – a quota 3% – la Cross Productions (Questo è il mio Paese con Michele Placido tra i titoli di punta); la Paypermoon (controllata dal fondo inglese Cambria) e infine la Compagnia Leone (fondata nel 1970 da Fellini).
La televisione di Stato, ovviamente, calcola anche il ritorno economico del suo investimento. Misura, cioè, gli ascolti che queste fiction le hanno procurato quando trasmesse (anche in replica) nella fascia oraria di pregio della prima serata. L’audience, ovvio, significa a cascata ricavi pubblicitari.
Nella stagione 2015-2016, ad esempio, la Lux Vide assicura ascolti intorno al 20 per cento. Bene anche la Palomar (che viaggia su una media del 17% come gradimento del pubblico), e così Fremantle Media (che è sopra il 12). Meno vantaggioso per Rai è il rapporto costi-ascolti con il partner Cattleya, mentre il saldo torna positivo con Aurora (che ha lavorato a lungo come braccio italiano della Banijay).
Aurora (fino al 2014) si collocava in un gruppo di inseguitori. Era cioè in una fascia intermedia tra quanti strappavano a Rai Fiction commesse comprese tra i 5 e i dieci milioni di euro. In questo gruppo intermedio, faceva capolino anche la Pepito Productions dell’ex direttore generale della tv di Stato, Agostino Saccà. Poi – un anno dopo, nel 2015 – ritroviamo la Pepito un gradino più in basso nel gruppetto di chi è sotto i 5 milioni (insieme a tredici altre aziende, tra cui la Stand by me di Simonetta Ercolani).
Repubblica