GEENA DAVIS SIGNORA DELL’HORROR NELLA SERIE TV ISPIRATA A «L’ESORCISTA»

GEENA DAVIS SIGNORA DELL’HORROR NELLA SERIE TV ISPIRATA A «L’ESORCISTA»

La diva torna da protagonista sul piccolo schermo nella fiction in onda negli Usa su Fox e dal 31 ottobre anche in Italia: «La storia è diversa, ma farà paura come l’originale»

geena-davisLOS ANGELES Correva l’anno 1991 e Geena Davis divenne per tutti gli spettatori l’indomita Thelma, al fianco di Susan Sarandon, in Thelma e Louise di Ridley Scott. Sorride la signora di oggi, classe 1956, donna impegnata su molti fronti, in primis quello della battaglia per la parità di genere nel mondo dello spettacolo. Dopo il Golden Globe come migliore attrice nel 2005 per il ruolo della prima donna presidente degli Stati Uniti nella serie tv «Una donna alla Casa Bianca», e dopo il ruolo di chirurgo del Grey-Sloan Hospital nella stagione numero 11 di «Grey’s Anatomy», Geena è tornata alla grande su Fox come protagonista di «The Exorcist» (da lunedì 31 ottobre anche in Italia, canale 112 di Sky), versione per il piccolo schermo di quello che molti, ancora oggi, considerano «il» film horror: L’esorcista, capolavoro del «regista del Male» William Friedkin. Diretto da Rupert Wyatt, regista di L’alba del pianeta delle scimmie, negli Usa il pilot è andato in onda il 23 settembre scorso accompagnato dalle note di «Tubular Bells» di Mike Oldfield, tema principale del film del 1973.
«Sono soddisfatta di questo mio ultimo impegno— racconta l’attrice — in cui interpreto una business woman ma, soprattutto, una madre che teme la possessione demoniaca della sua casa e di sua figlia». La serie, accolta da commenti molto positivi, inizia in una notte da tregenda, con topi che scorazzano per le strade e un uomo che cammina nella nebbia. Poi, si passa alla famiglia della protagonista dove una bimba… «La vicenda — osserva Geena — è diversa da quella del film originale anche se le atmosfere sono le stesse. Il copione fa leva sulle psicologie dei personaggi, sulle ambientazioni. E, sì, fa paura come il film di allora, che ebbe un forte impatto culturale: dopo averlo visto temevo di avere demoni persino sotto il letto». In modo diverso, anche Thelma e Louise ha avuto e continua ad avere una profonda e incisiva influenza per tante spettatrici (e uomini). «È vero — concorda Geena — e continuo a ricevere lettere di donne che mi dicono quanto il film le abbia aiutate a mutare le loro esistenze, a trovare solidarietà in colleghe, amiche». Nega di essere mai stata, come tanti giovani Usa, una fan del genere horror più «splatter» e ribadisce i contenuti della nuova serie, che ha per protagonisti due sacerdoti ed è liberamente tratta dal romanzo di William Peter Blatty, che scrisse anche la sceneggiatura del film (premiata con l’Oscar). «La casa del film appartiene in tutto al genere noir delle abitazioni maledette e i ruoli dei personaggi — racconta Geena — sono ben definiti perché uno dei sacerdoti, Padre Tomas (interpretato da Alfonso Herrera) rappresenta la Chiesa progressista, ma anche ancorata alle tradizioni, l’altro, Padre Marcus Keane (affidato a Ben Daniels), svolge attività che la Chiesa non accetta, è pronto a tutto per scacciare le presenze demoniache. Il male è al centro della storia e….».
Passando ad altri argomenti, Geena dice che oggi secondo lei il vero demone è rappresentato dal consumismo e, in simbiosi, dalla smania per il lusso. «Credo che le donne più impegnate anche nella politica, mi auguro il primo Presidente Usa al femminile, possano correggere questa tendenza, amplificata anche dalla vanità maschile. Le donne oggi hanno più denaro, indipendenza, possono fare molto». Geena è super indaffarata. Ha infatti creato anche un suo festival a Bentonville, in Arkansas, che si basa su un cartellone molto aperto «alla diversità, parola che sempre in America dovremmo ricordarci». Ed è alla guida del Geena Davis Institute on Gender in media, attento ai ruoli, persino al tempo delle battute delle donne dello spettacolo. «Perché — dichiara — sempre e ancora abbiamo meno occasioni e paghe ridotte rispetto ai colleghi maschi e il mio Istituto ha fatto una indagine anche sulla brevità dei dialoghi riservati alle donne. La mia ricerca sta facendo il giro degli studios. Se sullo schermo esploro la finzione e le zone oscure, nella vita sono bene ancorata alla realtà».

Corriere della Sera

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