CHE TEMPO CHE FA, FABIO FAZIO NON È DAVID LETTERMAN (E LO SA ANCHE LUI). MA IL PROGRAMMA È LA COSA PIÙ “AMERICANA” TRASMESSA DALLA TV GENERALISTA

CHE TEMPO CHE FA, FABIO FAZIO NON È DAVID LETTERMAN (E LO SA ANCHE LUI). MA IL PROGRAMMA È LA COSA PIÙ “AMERICANA” TRASMESSA DALLA TV GENERALISTA

Da Fedez a Phelps, tanti ospiti per un share del 12,07%. Nuova stagione, ‘vecchia’ formula (che funziona sempre)

fazio che tempo che faÈ tornato Che tempo che fa, nella nuova formula “all inclusive” che di fatto riunisce in una sola serata quello che fino allo scorso anno accadeva in due (sabato e domenica). Tre ore di programma che però non contengono chissà quali novità, così come promesso dai promo e dai proclami di conduttori e dirigenti Rai. È la stessa formula di sempre, con l’unica differenza di aver concentrato tutto in un’unica puntata.
La prima parte è la classica puntata della domenica, con interviste singole a grandi ospiti. Domenica sera è arrivato addirittura Michael Phelps, il leggendario nuotatore americano, reduce dall’ennesimo trionfo olimpico di Rio. E poi Amalia Ercoli Finzi, ingegnere aerospaziale, la “mamma della missione Rosetta”, donna di spirito dotata di una naturale simpatia che ha conquistato parecchi spettatori e commentatori sui social network. Per la parte musicale, prima del consueto arrivo di Luciana Littizzetto, si è esibita la cantante americana LP, autrice di “Lost on you”, uno dei pezzi più ascoltati dell’estate.
Conclusasi la parte “Che tempo che fa”, è poi arrivato il momento del talk al tavolo, che lo scorso anno andava in onda di sabato con Che fuori tempo che fa. Ospiti di Fazio, a parte Nino Frassica che sarà presenza fissa di questo segmento, Lino Banfi, Fedez, J-Ax, Fabio Volo, Gigi Marzullo, Rossella Fiamingo e l’ex calciatore neosessantenne Paolo Rossi. “Che fuori tempo che fa”, cominciato alle 21.29 e di fatto la proposta di prima serata di RaiTre, ha ottenuto 2.293.000 spettatori e uno share del 9,7% (terza rete dopo Canale5 e RaiUno), mentre le interviste classiche della prima parte hanno fatto meglio, con 2,8 milioni di spettatori e uno share del 12,07%.
Un buon risultato, per l’esordio stagionale di Fabio Fazio, anche se di novità non ne abbiamo viste affatto. Poco male, perché il programma continua a funzionare, rodato com’è, e nonostante i momenti di noia e i ritmi blandi che ogni tanto fanno capolino tra un’intervista e un talk collettivo, “Che tempo che fa” si conferma uno dei programmi qualitativamente migliori della tv italiana. Forse è la cosa più “americana” trasmessa dalla tv italiana, anche se il modo di condurre (e soprattutto di intervistare) di Fabio Fazio lo adegua forse troppo alle abitudini italiche. È strano davvero, il caso del conduttore ligure. Ha sempre ottenuto risultati considerevoli in termini di audience, è stato protagonista negli anni di alcuni tra i successi più clamorosi della tv italiana, ha firmato e condotto programmi innovativi e scritti come Dio comanda. Eppure in molti continuano a criticarne il modo di condurre e soprattutto di intervistare gli ospiti. Troppo blando, troppo soft, troppo poco incisivo.
Di sicuro non è David Letterman, ma lo sa anche lui. Ma nonostante i limiti del programma e dei conduttore, “Che tempo che fa” è ancora una delle cose migliori in onda sui canali generalisti italiani. E Fabio Fazio, destinatario di una ondata di antipatia che fatichiamo a comprendere, si conferma uno dei migliori conduttori in circolazione. In molti gli imputano la sua naturale impostazione radical chic, da sinistra anni Novanta, a metà strada tra l’Ulivo prodiano e l’immaginario veltroniano, per intenderci. Eppure ieri sera si è messo persino a canticchiare “Vorrei ma non posto”, mentre Fedez e J-Ax cantavano uno dei tormentoni dell’estate. Il Nostro, dunque, sta provando disperatamente a mostrarsi più nazionalpopolare, più al passo con i tempi, più vicino alle tendenze “basse”. Fossimo in lui, però, lasceremmo perdere. Fabio Fazio è Fabio Fazio proprio perché rappresenta ormai da 20 anni un certo mondo di fare tv e anche di rappresentare culturalmente e “ideologicamente” una precisa fetta sociale italiana.
Il problema è che ultimamente essere radical chic sembra una colpa terribile, un difetto imperdonabile. Non c’è niente di male a esserlo, caro Fazio. Lei, anzi, è l’ultimo sopravvissuto per quanto riguarda l’intrattenimento televisivo. Resista, non se ne vergogni, lo rivendichi anzi con un certo orgoglio. Passeranno, prima o poi, questi tempi balordi in cui il “gentismo” più spinto ha preso il potere.

Domenico Naso, FQ Magazine

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