I NON UDENTI E L’ODISSEA DEI SOTTOTITOLI IN TV: “NOI TAGLIATI FUORI, INGIUSTO PAGARE IL CANONE RAI”

I NON UDENTI E L’ODISSEA DEI SOTTOTITOLI IN TV: “NOI TAGLIATI FUORI, INGIUSTO PAGARE IL CANONE RAI”

Scritte sbagliate, fuori sincrono o addirittura relative ad altri programmi. Tre ragazzi italiani hanno denunciato su Facebook l’impossibilità per i sordi di poter seguire i programmi sia sulle reti pubbliche che su quelle private: “Il servizio è scadente e spesso errato”

non-udentiLa Rai festeggia, Francesco, Ilaria e Stefano stanno scrivendo una lettera aperta contro la Rai. Quest’anno ricorrono i trent’anni di sottotitoli della tv pubblica. Dal sito di Rai News: “era il 5 maggio 1986 quando La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock veniva trasmesso dalla Rai con i sottotitoli per non udenti”. Per poi continuare con tono naturalmente auto celebrativo: “A meno di due anni dalla nascita di Televideo, la Rai è la prima tv italiana ad avviare questo servizio sulla pagina 777” e poi via con la conta delle ore e della tipologia dei programmi sottotitolati.
Il tono, o meglio, l’umore di Ilaria, Francesco e Stefano, invece, è quello di chi ha voglia di fare tutto fuorché festeggiare. Sordi oralisti i primi due, sordo al cento per cento Stefano, si sentono “tagliati fuori” da una tv che “dice di offrire un servizio che in realtà non offre, o comunque a una qualità decisamente inferiore rispetto a quella vantata”. Per questo motivo Ilaria e Francesco, prima di inviare l’ennesima lettera di protesta, hanno deciso di realizzare un video che hanno poi pubblicato sulle rispettive pagine Facebook con il quale chiedono “integrazione a 360 gradi a livello televisivo”. La loro clip è stata visualizzata da quasi diecimila persone, condivisa da centinaia di utenti e si aggiunge alle precedenti richieste di attenzione, loro e di altri ragazzi sordi, pervenute all’azienda ma a cui non ha fatto seguito alcun riscontro. “Le iniziative individuali non vengono accolte. Sono addirittura andato fisicamente alla sede della Rai – racconta Francesco – e la loro risposta è stata: le faremo sapere”.
Per far capire la portata del problema, che non si limita alla Rai, ma alla tv in generale, provano a semplificare: “Parliamo in percentuale. In Rai i sottotitoli funzionano per il 30% di quello che dovrebbero, su Mediaset siamo intorno al 15%”. La situazione migliora leggermente con la paytv, ma “il servizio non è perfetto nemmeno su Sky, diciamo che funziona per un 60%”. Questo può essere utile per fare un quadro della situazione nel nostro Paese, ma capire, anche solo minimamente, quello che provano persone come Ilaria, Francesco e Stefano quando accendono la tv è tutta un’altra storia.
Si può tentare, banalmente, di mettersi nei loro panni e seguire, da udenti, un programma attraverso i sottotitoli. Per quanto riguarda la Rai, ogni giorno, alla pagina 771 del Televideo c’è la lista aggiornata dei programmi sottotitolati: varie edizioni di Tg, qualche telefilm, talk show, quasi tutti i programmi di prima serata e alla pagina 778 ci sono i sottotitoli in inglese. “Questo in teoria – spiega Francesco – la realtà è che i sottotitoli sono di qualità scadente e quelli in inglese non ci sono quasi mai”.
Effettivamente, attivando la sottotitolazione è subito evidente che le scritte sono fuori sincrono rispetto alla voce e non scorrono in maniera fluida. “La spiegazione che mi sono dato è questa: il servizio della pagina 777 è ancora in analogico, mentre i canali sono passati al digitale. È quindi un problema di risorse che mancano e di tecnologie che nel nostro Paese non sono all’avanguardia. Per non parlare del fatto che è assurdo che la sottotitolazione non sia attiva ventiquattro ore su ventiquattro”. E per tutti gli altri canali? Rai5, RaiMovie, RaiYoYo, Rai Storia? Ecco, qui i sottotitoli non sono proprio previsti. Mai. “E sono anche i canali con la programmazione più varia e interessante”.
A questo punto Ilaria sembra un po’ persa, chiede a Francesco di ripeterle le ultime cose dette, si concentra sul suo labiale e lui alterna parole scandite lentamente a linguaggio dei segni: “I canali dove ci sono programmi culturali, i concerti, l’Opera, la Tosca, hai presente?”. Ilaria non sa cosa sia la Tosca, “vedi, siamo tagliati fuori” insiste Francesco. E non è certo una questione di ignoranza: Ilaria è laureata in Beni Culturali e Francesco in Odontoiatria. Tutta questa situazione è confermata dal presidente dell’Ente Nazionale Sordi, Giuseppe Petrucci: “Vi è ancora una bassa percentuale di programmi accessibili, nonostante le cifre che riporta la Rai. Da questi restano spesso fuori programmi di natura culturale, documentari, attualità e in genere i vari canali Rai non della tv cosiddetta generalista”.
Sono anni che l’Ens richiede accessibilità completa ai programmi televisivi. Quando ha potuto, cioè con la tv di Stato, l’ente è intervenuto nei lavori sul rinnovo del testo del contratto di servizio con note scritte, audizioni in Agcom, in Commissione vigilanza Rai e in Parlamento. E quello che ora chiede è “l’applicazione reale” di quel contratto laddove si dice che l’azienda si impegna a “monitorare la possibilità effettiva di accesso alla programmazione di persone con disabilità sensoriale”.
La situazione è ancora più drammatica per i sordi segnanti, per chi, cioè, utilizza la lingua italiana dei segni (Lis) e ha bisogno di interpreti: “Per loro la struttura grammaticale dei sottotitoli può essere troppo forbita – spiega Francesco – ma, fatta eccezione per qualche telegiornale, gli interpreti o non ci sono o sono sostituiti da assistenti alla comunicazione. Insomma anche in questo caso il servizio è deludente”.
Quanto a Mediaset, su Mediavideo si legge che Canale 5, Italia 1, Rete 4 e Iris sono sottotitolati, rispettivamente, alle pagine 777, 776, 775 e 774. Facciamo una prova anche con questi canali: innanzitutto si fa fatica già solo ad attivare la sottotitolazione, ma la sorpresa è tutta quando compaiono le scritte. Fatta eccezione per un telefilm su Italia 1, i sottotitoli per Canale 5, Rete 4 e Iris sono completamente sbagliati, non relativi cioè al programma che sta andando in onda, sia che si tratti di film, talk show o edizioni di telegiornali. Qui l’Ens non ha voce in capitolo, ma il discorso non è lo stesso per tutte le reti private: “In alcuni casi, con Sky ad esempio, il privato mostra una maggiore sensibilità e dinamicità rispetto al pubblico” e, almeno per ora, sembra che “piattaforme nuove come Netflix offrano servizi innovativi che meglio si adattano alle esigenze delle persone sorde”.
Con il loro videomessaggio Ilaria e Francesco hanno voluto “rappresentare tutti: sordi segnanti, oralisti e sordo ciechi”. E vorrebbero unirsi alla testimonianza di un’altra ragazza sorda circolata in questi giorni sul web, quella di Sara Giada Gerini, la pallavolista cagliaritana della Nazionale sordi. Come lei anche Ilaria e Francesco credono che “finché non ci sarà un servizio adeguato, non sarà giusto pagare il canone Rai. Siamo disposti a pagare solo se i soldi investiti servono ad acquistare attrezzature necessarie per l’inserimento di sottotitoli”.
Ben sette anni fa l’Italia recepiva la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità con la quale si impegnava a garantire loro “su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione”. Il risultato della firma di quel documento? Che quest’estate la Rai si è ricordata di inserire i sottotitoli per le Olimpiadi quasi dieci giorni dopo l’inizio dei giochi.

Repubblica

Torna in alto