Torna su Canale 5 per l’ottava stagione la Squadra Duomo, anche se niente è più come prima; ma la fiction cattura sempre il pubblico perché è corale e di qualità
Un’esplosione che coinvolge alcuni membri della Squadra Duomo e l’arrivo in Italia di un misterioso personaggio, il boss Reitani (Ennio Fantastichini), le cui mosse saranno imprevedibili e letali, hanno aperto l’ottava stagione di «Squadra Antimafia. Il ritorno del boss», la fortunata serie della Taodue (Canale 5, giovedì, 21.29). Niente è più come prima: dopo la drammatica uscita di scena del vicequestore aggiunto Domenico Calcaterra (Marco Bocci), rinchiuso in una clinica psichiatrica, e di Rosy Abate (Giulia Michelini), forse carbonizzata, anche l’ispettore Davide Tempofosco (Giovanni Scifoni) viene spazzato via dall’esplosione. Tocca alla sua ex, la vicequestore Anna Cantalupo (Daniela Marra), ricostruire la mitica Duomo.
Paradossalmente, la trama non è l’elemento principale del forte progetto che da anni regge questa proposta. «Squadra antimafia» è qualcosa di unico nel panorama della fiction italiana: ormai è un brand, riconoscibile per la scrittura articolata (a coordinare la sceneggiatura c’è Sandrone Dazieri) e per la ruvidità di fondo che pesca a piene mani nella cronaca poliziesca.Nel nuovo scenario televisivo, diventa sempre più difficile catturare il pubblico, attrarlo a sé e coinvolgerlo in una relazione prolungata e attiva. Il brand è quindi un valore economico perché permette di distinguersi, di riconoscere il prodotto anche su piattaforme diverse, di attirare spettatori e investitori. Per durare, il brand deve mettere in campo valori linguistici ed estetici, affidarsi a una macchina narrativa registrata su standard alti e affidabili, tale che si possa permettere anche il cambio degli attori (in «Squadra antimafia» gli attori non sono mai protagonisti, nel senso che la tensione narrativa è più importante di loro, li «racchiude»). Il brand obbliga il «produttore» a una qualità costante e solleva, almeno in parte, lo «spettatore» dall’ansia della scelta. Con «Squadra antimafia» si va sul sicuro.
Corriere della Sera