ADDIO A TOMMASO LABRANCA, OUTSIDER DELLA LETTERATURA E DELLA TV ITALIANA

ADDIO A TOMMASO LABRANCA, OUTSIDER DELLA LETTERATURA E DELLA TV ITALIANA

L’autore è morto nella notte nella sua casa in Ticino. Aveva 54 anni

tommaso labrancaDa tempo si era ritirato in Svizzera, nel Canton Ticino, dove la scorsa notte è morto, forse nel sonno. All’improvviso. La notizia è arrivata agli amici più stretti, via telefono, e Wikipedia è stata la prima a darne notizia. Qui il collega Gianni Biondillo lo ricorda come un tenace outsider della nostra letteratura, autore tv, conduttore radiofonico e persino critico musicale. In Ticino gli era stata affidata la direzione di una rivista culturale che “giocava con la clandestinità”, Tipografia Helvetica. Tommaso Labranca aveva 54 anni: lasciare l’Italia è stata una necessità, perché il paese natale non aveva mai compreso la sua poliedricità, la capacità di analizzare la società, il suo cinismo. Labranca, semplicemente, non è sceso mai a compromessi.
In una recente intervista rilasciata a Repubblica XL, raccontò in modo chirurgico il mondo che lo circondava a trent’anni, quando i trentenni non erano ancora diventati la classe sociale ridotta in condizioni peggiori di quelle vissute dei padri: “Mai nella vita vorrei tornare a quel decennio. La trentina è di sicuro il peggiore momento nella vita di una persona e nel mio caso è coinciso con il peggiore decennio del XX secolo, gli anni Novanta. Ero circondato da coetanei che vestivano come agenti immobiliari o vallette televisive, parlavano solo di ‘bolla speculativa della new economy’ e sembravano avere molti soldi. Ora li trovi agli angoli della strada, chiedono la carità esibendo il cartello ‘non ho più un lavoro’. I trentenni attuali hanno lo stesso difetto dei trentenni di ogni epoca: odiano quelli più grandi da cui si sentono schiacciati. Il quadro è peggiorato non tanto dalla crisi, quando da tarante, copriscarpe e barboni”.
La sua storia professionale comincia negli anni Ottanta, quando è appena ventenne, come traduttore e autore di fanzine: si muove quindi nell’underground più vero e profondo. Il trash è uno dei suoi principali interessi che lo porta, dal 1992 al 1994, a dedicarsi ad autoproduzioni e alla testata Trashware. La notorietà arriva però con i libri Andy Warhol era un coatto (1994) ed Estasi del pecoreccio – Perché non possiamo non dirci brianzoli, pubblicati da Castelvecchi.
Labranca è sempre stato un autore e un creatore curioso; la musica, naturalmente, ha svolto un ruolo molto importante nella sua vita: nel 1996 Castelvecchi pubblica un esperimento di “letteratura campionata” applicando alla letteratura lo stesso criterio della musica remixata. Anche se è Labranca l’uomo da “remixare” – alcuni suoi testi vengono riscritti da una ventina di autori nel libro Labranca Remix – è probabile che l’idea di quel progetto sia venuta da lui stesso. Nel 1997 si unisce a Garbo, agli scrittori Aldo Nove, Isabella Santacroce, Niccolò Ammaniti, Tiziano Scarpa ed altri: la critica sceglie per quel gruppo il termine “cannibali” dopo la pubblicazione di Gioventù cannibale, l’antologia curata da Daniele Brolli e pubblicata da Einaudi nell’autunno del 1996, che molto ricorda quella meravigliosa selvaggia parata di visionari bolognesi, i disegnatori Andrea Pazienza, Filippo Scòzzari, Stefano Tamburini e Massimo Mattioli.
Di musica scrisse nel 2009 per raccontare la tragica fine di Michael Jackson. Jackson muore il 25 giugno, Michael Jackson, l’uomo nello specchio: la vita, la morte, il successo e i misteri del Re del Pop (Rizzoli), l’instant book di Labranca, esce il 15 luglio. Il libro si apre così: “‘The way Elvis destroyed himself interests me, because I don’t ever want to walk those grounds myself’. Ovvero: il modo in cui Elvis si è distrutto con le proprie mani mi affascina, perché non vorrò mai seguirlo su quella strada”. Ironia della sorte, e chissà se gli sarebbe piaciuta questa coincidenza, Labranca è scomparso il 29 agosto. È il giorno della nascita di Michael Jackson.
Il passo dalla letteratura alla tv per lui è un salto, nonostante i due media sembrino distanti anni luce chi gli sta intorno: diventa autore televisivo e, dal 2006, dietro al microfono parla in radio. Qualcuno si accorge del suo talento: nel 1997 è tra gli autori di Anima mia, il programma condotto da Fabio Fazio e Claudio Baglioni. A metà degli anni 2000 lavora per Play Radio, conducendo la trasmissione Plug & Play con Lorenzo Campagnari. Per la stessa emittente dirige Il buono il brutto e il cattivo affiancato da Luca Viscardi e Salvio Cianciabella. Nel 2011 è invece dietro la console per La bella estate, su Radio24.
Prima della letteratura e della radio per Labranca c’è il “giornalismo”, fatto nell’unico modo che conosce: raccontare se stesso, gli altri e le loro storie. Labranca scrive, senza mai smettere, per riviste che hanno fatto la storia dell’editoria periodica italiana come King e Max soprattutto, oltra ad Acid Jazz e Film TV, dove era curatore della rubrica fissa Collateral. Continua, nonostante la crisi, a credere nell’editoria: nel 2013 crea la casa editrice 20090, dove pubblica i propri libri oltre a volumi di altri autori. Il suo ultimo libro, un saggio, è stato Vraghinaròda. Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell’arte. Ancora e sempre autoproduzione. Fino alla fine.

Repubblica

Torna in alto