MATTEO GARRONE: “VEDO SOLO BURATTINI DA QUANDO LAVORO AL MIO PINOCCHIO”

MATTEO GARRONE: “VEDO SOLO BURATTINI DA QUANDO LAVORO AL MIO PINOCCHIO”

Oggi a Giffoni il regista si racconta ai ragazzi “Bisogna cercare sempre la libertà”

matteo-garroneMENTRE prepara il film che ha per protagonista l’eroe per eccellenza di ragazzi e bambini, Pinocchio, Matteo Garrone è ospite al Giffoni Film Festival, la rassegna dedicata al cinema per e dei ragazzi in provincia di Salerno. Il regista di Gomorra e Il racconto dei racconti incontra oggi i giovani spettatori per una masterclass e riceve il premio Truffaut 2016 per il suo “geniale realismo fiabesco”.

Cosa dirà ai ragazzi?
“Farò loro vedere il backstage de Il racconto dei racconti per parlare degli effetti speciali, effetti che volutamente ho reso più artigianali possibile nel richiamo alla tradizione del cinema. La scena sott’acqua del drago marino volevo ricordasse i film muti di Georges Méliès”.

Dopo Cannes e l’uscita italiana il film ha fatto il giro del mondo. In questo momento è nelle sale inglesi con ottime recensioni. Si può parlare di export della fantasia italiana?
“Sì, anche se fuori hanno più che altro apprezzato lo sguardo personale. Ogni volta che realizzo un film parto dal genere per cercare di fare qualcosa che non assomigli a nient’altro. E questo sforzo paga perché genera sorpresa “.

La vita internazionale del film è stata possibile grazie al fatto che è stato girato in inglese?
“Non credo. Penso che un film sia internazionale a prescindere dalla lingua in cui è girato, se ha una sua originalità di linguaggio. Gomorra è stato venduto in 70 paesi del mondo ed era in dialetto napoletano. Aver girato Il racconto dei racconti in inglese non ha dato quei vantaggi che mi sarei aspettato. Probabilmente, se tornassi indietro, lo farei in italiano”.

Delle recensioni e dei commenti stranieri cosa l’ha più colpita?
“Per fragilità mia le critiche non le leggo mai, ma ho comunque avuto l’impressione presentando il film in giro che sia arrivata la natura visionaria del film e il piano emozionale che continua a lavorare dentro lo spettatore in una dimensione legata all’inconscio. Una delle cose che mi ha fatto più piacere è che dopo l’uscita de Racconto in Russia, Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile è stato pubblicato per la prima volta in cirillico”.

Ora è alle prese con il progetto di Pinocchio, sta facendo i provini ai ragazzi per trovare il suo protagonista?
“Sì, ma di questo progetto per il momento non posso ancora parlare. Me lo son lasciato sfuggire al Salone del Mobile con il premier Renzi quando scherzando ho detto che mi ricordava un po’ Pinocchio, ma non c’era nessun intento provocatorio. È stata una cosa istintiva, quando lavori a un progetto finisci per vedere dappertutto i tuoi personaggi: burattini, volpi, gatti… parlo con qualcuno e improvvisamente vedo un grillo parlante”.

Ai ragazzi di Giffoni che consigli darà?
“Il consiglio che do sempre: cercare di sforzarsi di essere liberi, non farsi condizionare, stare sempre alla ricerca di uno sguardo non omologato, originale”.

E a suo figlio che ha quasi otto anni che cosa suggerisce per il futuro?
“Di divertirsi, perché è l’imperativo di quando si è ragazzi. Nicola ha un grande talento fotografico quindi spesso gli metto la macchina fotografica in mano, anche se adesso è più interessato al calcio. Sul set de Il racconto dei racconti è venuto spesso e per il Salone del mobile abbiamo girato insieme un cortometraggio, ogni tanto si diverte a partecipare. Ma il provino per Pinocchio non l’ha voluto fare, anche se lui di natura è proprio Pinocchio, mi ha detto che era troppo timido per farlo”.

Repubblica

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