PIPPO BAUDO, DI NUOVO A DOMENICA IN «SONO L’EREDE DI ME STESSO»

PIPPO BAUDO, DI NUOVO A DOMENICA IN «SONO L’EREDE DI ME STESSO»

A 80 anni Baudo presenterà «Domenica In» per la tredicesima volta. «Io un rottame? Lasciate camminare il vecchio Anchise. La tv generalista funziona ancora»

pippo-baudoL’erede di Baudo? Sempre lui. Pippo. Che a 80 anni si riprende il palcoscenico. Conduttore e direttore artistico della prossima Domenica In. Sorride: «Sono l’erede di me stesso. Del resto il presentatore si distingue per gesto, voce, cultura. Caratteristiche e difetti che fanno l’insieme della personalità. Ogni conduttore è diverso dall’altro».

Il suo pregio?
«Saper ascoltare l’interlocutore. Significa non seguire uno schema fisso di domande, ma assecondare le risposte se portano verso una strada inaspettata».

Il difetto?
«Sono un po’ cocciuto. Non ho un carattere facilissimo».

In pieno renzismo, molti la vedrebbero bene come rottamato. Cosa risponde?
«Se il vecchio Anchise riesce a scendere dalle spalle di Enea e riesce a camminare, lasciatelo camminare».

Come è andata?
«Non lo so nemmeno io. È come quando dopo un temporale, tra le nuvole ancora dense, all’improvviso spunta un sole inaspettato».

Quale dirigente Rai si è presentato con il sole in mano?
«Il direttore di Rai1 Andrea Fabiano. È un ragazzo, ha 40 anni e per questo mi ha fatto ancor più piacere. L’ho sentito riconoscente del servizio antico reso a quest’azienda».

È nato tutto in meno di una settimana. Ha già idee su come impostare «Domenica In»?
«Mi rifarò alla grande tradizione di questo contenitore domenicale fatto di attualità, spettacolo e informazione. Niente pettegolezzi e delitti. Penso a grandi ospiti, parlerò di libri e mostre. L’obiettivo è alzare un po’ l’asticella».

Manca in video da tre anni. «Il viaggio» su Rai3.
«È una delle cose più belle che ho fatto negli ultimi tempi, un cammino alla scoperta di personaggi e luoghi della memoria. Adesso sono tutti lì a viaggiare. Li ho anticipati, ma non ho inventato niente. Lo aveva gia fatto Mario Soldati… e pure Marco Polo».

La Rai si è finalmente ricordata di lei?
«Ma non c’è mai stata una lite o un distacco drammatico. Semplicemente avevano altri piani. Ora ci hanno ripensato».

Ha condotto 12 edizioni di «Domenica In».
Ride: «E ora ho fatto 13».

I ricordi più intensi?
«Sean Connery fu disponibilissimo. Era venuto a parlare del suo 007, Missione Goldfinger. Il tema musicale era di Shirley Bassey, ma non avevo una ragazza con cui farlo ballare: “Balliamo io e te, io faccio la donna”».

Anche De Niro fu una sorpresa.
«Fu attento già prima di cominciare, si disse colpito e dispiaciuto dell’attentato mafioso alla mia villa. Poi mi concesse un’intervista infinita di 50 minuti. Penso sia ancora un record. Non smetteva più di parlare, si aprì su tutto, amori, film, salite e discese».

Una delusione?
«Barbra Streisand. Era reduce da un debutto infelice come regista conYentl del 1983. Era nervosa. Fece capricci per le luci, aveva paura che si vedesse troppo il naso. Poi aveva un vestito con le braccia foderate di metallo, ogni volta che si muoveva era una botta da gladiatore. Disse che non aveva mai scritto una canzone dedicata a Roma. Le feci ascoltare la sua When in Rome».

Come si gestiscono le bizze degli intervistati in diretta?
«Devi sopportare i capricci, smussare».

Cinema, libri, tv: quando non intrattiene gli altri, lei come si intrattiene?
«Bisogna fare tutto per essere cittadini del mondo. Guardare i film, leggere i libri. E anche guardare la televisione. Io lo devo fare anche per lavoro. Ma trovo snobistico l’atteggiamento di chi dice che non guarda la tv. Fa parte del mondo che ci circonda».

Pier Silvio Berlusconi ha detto che il media del futuro è la tv generalista.
«È vero. La danno per defunta e sepolta ma funziona ancora. Basta vedere Montalbano, Rischiatutto, Don Matteo. Generalista non significa generica, superficiale. Significa varia. Per questo continua a essere ben viva».

Corriere della Sera

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