Roma, L’Avana, Cayo Largo: i set del film ispirato dalla trasmissione di Radio 2 condotta dal regista toscano. Repubblica.it ha raggiunto il cast e la troupe a Cuba, per raccontarvi il backstage
“Forse è la prima volta che accade, ma non è un caso: un film che viene tratto da una trasmissione radiofonica. Un’esperienza fatta di dirette tutti i giorni a Radio 2, dove chiamavo un ragazzo italiano all’estero e mi facevo raccontare la sua storia e perché se n’era andato dall’Italia. Le risposte sono state a volte divertenti, ma a volte di una spietatezza insostenibile. Più di centomila ragazzi l’anno se ne vanno dall’Italia in silenzio, senza fare rumore”. Sono questi, spiega Giovanni Veronesi, i ragazzi raccontati in Non è un paese per giovani (il titolo è lo stesso, appunto, del programma di Radio 2), il nuovo film del regista, con Filippo Scicchitano, Sara Serraiocco, Giovanni Anzaldo, Sergio Rubini e Nino Frassica. Prodotto da Paco Cinematografica con Rai Cinema, e distribuito in Italia da 01 Distribution, il film ha richiesto 6 settimane di lavorazione fra Roma, L’Avana e Cayo Largo. Repubblica.it ha raggiunto troupe e cast a Cuba, ne è nato questo racconto del backstage.
La storia è quella di Sandro e Luciano, ragazzi italiani tecnologicamente connessi tra di loro ma lontani, in fuga dall’Italia alla ricerca di un luogo dove diventare grandi. Il destino li porta su una rotta inusuale, arrivano in una terra di frontiera, Cuba, inseguendo il sogno della svolta economica. Si imbattono in Nora, una ragazza tanto bella quanto estrema, che cambierà le loro vite.
Scritto da Veronesi, Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara, con le musiche dei Negramaro, Non è un paese per giovani racconta, continua Veronesi, “quel lento ma inesorabile esodo che porta alla mancanza di tasselli fondamentali in alcune generazioni del futuro. I miei film sono sempre stati delle commedie divertenti e non voglio assolutamente perdere questa valenza ma non voglio nemmeno perdere di vista il momento storico in cui viviamo e raccontarlo attraverso questo delicato argomento. In questo momento l’Italia vive una difficile situazione per quanto riguarda l’immigrazione – continua il regista – che è divenuta anche uno specchio mediatico quotidiano con la miseria e le atrocità di alcuni posti del mondo da cui la gente scappa, ma si disinteressa totalmente di un altro aspetto, quello che raccontiamo in questa storia, che è appunto l’emigrazione dei nostri ragazzi, messi alle strette, obbligati ad andare a cercare i propri sogni all’estero”.
La Repubblica