Costantino Federico, editore di Retecapri, è molto tranquillo, ha parlato proprio lunedì 16 maggio col personale del gruppo televisivo, rassicurandolo sul futuro dei posti di lavoro. «La società Tbs, che controlla Retecapri, è stata iscritta in gennaio a procedura di scioglimento e liquidazione perché noi abbiamo deciso di ritirare l’istanza di concordato preventivo. Il liquidatore è l’amministratore della nostra società, e ora liquideremo alcuni asset per rientrare dalle passività, che sono quasi tutte nei confronti di Equitalia», spiega Federico a ItaliaOggi. Le tensioni sui conti di Tbs vengono da lontano, e risalgono alle sanzioni di Agcom, datate anche 2005, 2006, per, ad esempio, le trasmissioni legate al gioco del Lotto in orari non consentiti. «L’ammontare complessivo delle passività non supera i 12 milioni di euro», dice Federico, «cui sommare qualche debito nei confronti dei fornitori, dell’Enel. Ma con la vendita dei nostri asset dovremmo tranquillamente rientrare, e proseguire normalmente sia le trasmissioni a livello locale, sia a livello nazionale».
In vendita c’è tutto, ma non sarà venduto tutto, proprio perché Federico vuole continuare a fare l’editore televisivo. Sul mercato ci sono gli lcn 20 (valutato 10 milioni di euro, e l’unico generalista), 45 (4 milioni), 55 e 66 (13 milioni in accoppiata), e poi la rete, i ripetitori, i tralicci, le postazioni e la frequenza nazionale 57 (per un totale di 30 milioni di euro), e il patrimonio immobiliare (10 milioni). «Abbiamo già firmato lettere di riservatezza per trattative che si dovranno concludere, positivamente o negativamente, nel giro di 90 giorni. E c’è un interesse», assicura Federico, «sia da grandi gruppi televisivi internazionali, sia da editori italiani. In generale, gli imprenditori del settore delle televendite tendono a offrire meno soldi per gli lcn, soprattutto quelli italiani». Ma come mai si è arrivati a una situazione tanto grave per Retecapri? «Beh, col passaggio al digitale terrestre», risponde Federico, «c’è stato un crollo degli ascolti delle tv locali, e un conseguente crollo della raccolta pubblicitaria. A livello nazionale, invece, il mercato degli lcn è partito in ritardo, e solo adesso ci sono tanti gruppi televisivi, anche stranieri, che vogliono entrare».
Italia Oggi