SERVILLO TORNA DA MONACO: “IL SILENZIO CONTRO L’AMBIGUITÀ DELLE PAROLE”

SERVILLO TORNA DA MONACO: “IL SILENZIO CONTRO L’AMBIGUITÀ DELLE PAROLE”

Nel film ‘Le confessioni’ l’attore di nuovo al cinema a tre anni dall’Oscar a ‘La grande bellezza’ interpreta un frate certosino invitato ad un summit internazionale di ministri dell’economia dal Presidente del Fondo Monetario Internazionale che lo ha scelto come confessore

Toni Servillo a teatro, ritratto di un attore da Oscar“Non ho mai partecipato ad una festa anche se ho interpretato Jep Gambardella, non ho mai interrato rifiuti tossici anche se ho girato Gomorra, il mio rapporto con la fede me lo tengo per me”. Toni Servillo torna sul grande schermo tre anni dopo l’Oscar a La grande bellezza e tre anni dopo Viva la libertà di Roberto Andò, nel frattempo ha fatto molto teatro. Dal 14 sarà la voce della pantera Bagheera nel film per ragazzi Il libro della giungla, mentre il 21 aprile sarà nelle sale con Le confessioni, il film con cui il regista siciliano prosegue il discorso sul potere iniziato sempre con Servillo nel ruolo del segretario del più importante partito di opposizione che nel momento clou della campagna elettorale sparisce. Ne Le confessioni l’attore interpreta Roberto Salus, un monaco certosino italiano che ha fatto voto del silenzio, invitato ad un summit internazionale, che si svolge in un grande albergo in Germania, fra ministri dell’economia del G8 che stanno per varare un provvedimento impopolare che dovrebbe risanare l’economia sacrificando i più deboli. Ma il Presidente del Fondo Monetario Internazionale, interpretato da Daniel Auteuil, dopo essersi confessato, si suicida gettando tutti i ministri ma anche gli estranei vip (una pop star in stile Bono e una scrittrice di bestseller per ragazzi tipo J.K. Rowling) nel panico. Solo Salus può sapere cosa c’è dietro il gesto del Presidente ma il monaco custodisce gelosamente il contenuto della sua confessione.”Mi interessava entrare in quei luoghi di potere che vediamo soltanto attraverso i reportage fotografici e al più i servizi dei telegiornali dall’esterno dei grandi alberghi. L’idea per questo film mi è venuta due anni e mezzo fa poi c’è stato un grande lavoro di scrittura – dice Andò – È stato naturale proseguire sulle cose che mi assillano ogni giorno, su una ricognizione delle figure del potere che in questo caso riguarda l’economia, un settore che ha perso sicurezza, che è nel pieno del disorientamento. Mi piaceva l’idea di inserire tra loro un “provocatore”, una figura spiazzante che é quella del monaco”. Il film ha un impianto corale accanto al Presidente e al monaco troviamo il ministro italiano (Pierfrancesco Favino), canadese (Marie-Josee Croize), tedesco (Richard Sammel), giapponese (Togo Igawa), russo (Aleksei Guskov), americano (John Keogh) e britannico (Andy de La Tour). E se la scrittrice è interpretata da Connie Nielsen, la pop star è Johan Heldenbergh. Servillo ha fatto parte del processo creativo del film fin dall’inizio. “Il film è nato per una sorta di scommessa, da una passeggiata con Toni sui boulevard di Parigi – racconta Andò – Da allora Toni ha seguito tutte le fasi ideative del film, dall’idea iniziale alla stesura definitiva della sceneggiatura. Ne è stato il custode più appassionato. Direi che è stato Salus ancor prima di interpretarlo”. “Io ho accompagnato l’avventura del film fin dall’inizio – conferma Servillo – ma non rivendico nessuna dimensione autoriale se non quella del mio mestiere d’attore. Dopo Viva la libertà abbiamo voluto tutti e due fortemente approfondire questo ponte tra la realtà e l’immaginazione allontanandoci dall’Italia per provare a fare un racconto più ampio. Il fatto che a questo summit si vada a sedere una figura come quella del monaco crea un contrasto molto eccitante per un attore; in un mondo fatto di dichiarazioni ufficiali e di proclami c’è un uomo che ha come regola il silenzio che significa affidare alle parole la pura necessità e non usarle in maniera strumentale o ambigua, in una realtà in cui i potenti considerano il mondo alla stregua di una loro proprietà quest’uomo ritiene che nemmeno la sua vita gli appartiene. Tutto questo si condensa soprattutto nel dialogo con il personaggio interpretato da Daniel Auteuil e credo che il pubblico rimarrà affascinato da questo scontro raffinato, ma anche cinematograficamente emozionante, tra il bene e il male o anche solo tra due modi completamente diversi di stare al mondo”. Per Andò Le confessioni è un thriller sul potere “che segue le regole del giallo di Agatha Christie: un luogo chiuso, una vicenda che muove un’indagine poliziesca… Questa volta però i protagonisti sono economisti che occupano posti di potere, il monaco di Toni Servillo è il visitatore che ci conduce in queste stanze chiuse. Il film si sviluppa nel gioco tra quello che ci permettono di vedere di questo posto e quello che ci tocca scoprire”. Nel film secondo il regista si scontrano due idee del segreto “quella ineffabile e arbitraria del potere ecnomico e quella che, attravero il segreto, difende il diritto a una umana difesa della propria libertà, di un proprio spazio in cui essere liberi da tutti: lo spazio della coscienza. In questo senso la confessione è un istituto della Chiesa molto prezioso, perché protegge la dignità della persona, la sua inviolabilità”.

Repubblica

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