VIVENDI, CONTENUTI PRESTO IN ITALIA

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Nasce Studio+, app per portare mini-serie tv sui cellulari

vivendi-mediaset-300x211La casa di produzione paneuropea anti-Netflix che Vincent Bolloré vuole creare sta già nascendo. Arriverà presto in Italia, forse dal prossimo autunno. Nei giorni scorsi, infatti, Canal Plus ha esteso la sua rete di partecipazioni sul Vecchio continente e, mentre l’attenzione pubblica è concentrata sulla convocazione domani dei cda di Mediaset della famiglia Berlusconi e di Vivendi per il matrimonio tra le pay tv Mediaset Premium e Canal+, il finanziere bretone ne ha approfittato per entrare nel capitale dello studio spagnolo Bambu Producciones. In contemporanea, ha acquisito in Gran Bretagna quote di Urban Myth e Sunny march tv. Oltre che sul fronte della produzione di contenuti originali, poi, Bolloré (in Italia al 24,9% di Telecom Italia guidata dal nuovo a.d. Flavio Cattaneo) si è mosso anche sul fronte della distribuzione di titoli con il lancio di Studio+, applicazione per portare serie televisive su smartphone e tablet in sei lingue diverse, italiano in testa. Collegando quindi case di produzione, pay tv e operatori delle tlc, si capisce meglio la portata delle parole di Didier Lupfer, presidente di Studiocanal, a Cannes durante la fiera-mercato dei contenuti tv Mip: «siamo completamente aperti a un allargamento del nostro network. Italia compresa, se questo sarà possibile». Non è un caso se Bolloré ha acquistato il 33% di Bambu Producciones (con la possibilità di salire a una quota di maggioranza), visto che la casa di produzione è già partner della Netflix di Reed Hastings e ha lavorato con la Bbc. A proposito di Gran Bretagna, invece, Urban Myth ha firmato serie come Misfits e Vivendi ne ha comprato il 20%, come nel caso di Sunny march tv che ha prodotto titoli tra cui il lungometraggio Imitation game e la serie Sherlock. Secondo la stessa Studiocanal a Cannes, la società genera il 60% del suo business nel cinema e il 15% nella tv. Ma l’intenzione è portare il piccolo schermo a quota 25%. La casa di produzione possiede già lo studio britannico Red, il tedesco Tandem, ha inaugurato nell’Europa del Nord Sam, realtà creata con gli autori della serie Borgen. Insomma, Canal+ ha già disposto propri centri di produzione ai quattro punti cardinali della Ue.
Del gruppo Vivendi fa parte ed è infatti stata chiamata in causa Universal music mentre Studiocanal sta coinvolgendo i principali operatori delle telecomunicazioni per promuovere le sue serie tv, pensate ognuna in dieci episodi di dieci minuti l’uno. Obiettivo (all’estero come in Italia dove opera Telecom): fidelizzare i giovani, la generazione mobile con cellulari sempre alla mano, grazie a puntate che si possono iniziare a vedere aspettando l’autobus e durano giusto il tempo di un breve spostamento coi mezzi pubblici. In rampa di lancio ci sono 25 produzioni che spaziano dal genere horror a quello più di azione. Il costo medio di una fiction è di circa un milione di euro, meno di quanto richiede una serie per il piccolo schermo. Il telespettatore potrà scegliere se pagare «qualche euro» a puntata, ha spiegato alla Mip di Cannes Dominique Delport, presidente di Vivendi Content, oppure se scegliere «un’offerta telefonica che comprenda le nostre serie». Europa e Italia ma non solo, sempre secondo Delport, i nuovi contenuti Vivendi raggiungeranno anche i mercati russo, dell’America latina e del Brasile. Senza dimenticare l’Africa perché, ha concluso Delport citando Bolloré, «un miliardo di persone stanno per uscire dalla povertà e avranno bisogno di cultura e intrattenimento».

ItaliaOggi

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