Nel confronto diretto di ieri sera, e cioè nelle due ore in cui i programmi hanno proceduto in parallelo, Il Commissario Montalbano ha raccolto 7,5 milioni di spettatori e l’Isola dei Famosi poco più di cinque milioni (salvo quest’ultima proseguire da sola fino a notte tardissima). Successone per entrambi, ma senza una effettiva concorrenza perché le due platee sono talmente l’una il rovescio dell’altra da far supporre che se per caso uno dei due programmi fosse mancato, neanche uno dei suoi potenziali spettatori avrebbe ripiegato sull’altro, come se ciascuno definisse un universo di estetica e di interessi in completa “non comunicazione” con l’altro. Più compartimenti stagni, che platee in competizione di scelta. La linea di divisione non sembra passare, a guardare le cifre d’insieme, per la discriminante di sesso, come si sa invece che accade fra gli spettatori elettivamente maschi di una partita di calcio e quelli strutturalmente femmine di Beautiful. Ma se si va a spulciare nei dettagli delle singole fasce d’età, la differenza fra maschi e femmine appare fortissima. Ad esempio, i maschi fino ai 24 anni sembrano particolarmente sollecitati con share superiori al 30% (rispetto al 20% medio del programma) dalla versione più nuda dell’usuale dell’Isola versione 2016 (e fin qui siamo alla conferma del luogo comune circa la reattività ormonale dei giovani maschi alle esposizioni epidermiche) mentre i loro padri e nonni mostrano un’assoluta indifferenza a tanto ben di dio, crollando a share del 10%. Ma chi mostra un vero entusiasmo per il nudo e crudo sono invece le ragazze e signore fino alla fascia Milf, con share costantemente sopra il 30% rispetto ad una media programma del 20%. Solo da una certa età in su, le signore mostrano di averne abbastanza e si buttano sulle avventure di Montalbano con share vertiginosi, oltre il 40%. Per la cronaca, il turning point dell’interesse per le chiavi di spettacolo più connotate sessualmente, si situerebbe, secondo l’auditel, attorno ai 50 anni, sia per le donne che per gli uomini. E comunque, ormone o non ormone, appare evidente che la principale linea di demarcazione fra la platea del Commissario e quella dell’Isola passa per l’età. La seconda discriminante è data dal livello culturale, nel senso che la densità dei titolari di titoli di studio inferiori (licenza elementare e media) è assai elevata per l’Isola. Mentre il Commissario gode di un vero plebiscito di preferenze sia fra i diplomati alla media superiore sia, e in particolare, fra i laureati. A guardare l’assortimento delle preferenze verrebbe certo da dire che i due programmi incarnino nel modo più radicale e netto l’uno, il Commissario, la narratività del servizio pubblico, l’altro la corrività della tv privata. Anche se ci piacerebbe pensare che una azienda pubblica un po’ gagliarda non trascurerebbe di reinterpretare il reality a modo suo, piuttosto che tenersene a distanza o realizzarne versioni imitative come per lo più è accaduto in passato. Perché non c’è peggio che non possa avere il suo meglio.
di Stefano Balassone, Il Fatto Quotidiano