BEAUTIFUL, LA SOAP RISCHIA DI CHIUDERE: L’ARRIVO DEL PERSONAGGIO TRANSGENDER NON È PIACIUTO ALLE CASALINGHE AMERICANE

BEAUTIFUL, LA SOAP RISCHIA DI CHIUDERE: L’ARRIVO DEL PERSONAGGIO TRANSGENDER NON È PIACIUTO ALLE CASALINGHE AMERICANE

Forse gli sceneggiatori di Beautiful hanno chiesto troppo al loro pubblico, lo hanno sopravvalutato e gli hanno intestato abusivamente una apertura culturale che ancora non c’è. Alle casalinghe americane date pure trent’anni di torbidume della Famiglia Forrester, ma non vi azzardate a inserire novità socialmente destabilizzanti, perché la reazione è quella che vediamo. Nonostante un evidente “effetto Maya” sugli ascolti della soap, tuttavia sarebbe riduttivo addossare al personaggio interpretato da Carla Mosely tutta la responsabilità

beautifulL’allarme è scattato con i dati di ascolto della settimana a cavallo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo: Beautiful (che in America si chiama The Bold and The Beautiful) crolla negli Usa, con un calo deciso in tutti i settori demografici degli ascolti. Un calo capita, soprattutto se si tratta di una soap che va in onda ininterrottamente da 29 anni. Ma nel caso di Beautiful, che va in onda sulla CBS, si tratta di un calo costante che va avanti da almeno un anno. Allarme rosso, dunque, e addirittura rischio cancellazione.
Nella settimana in esame, Beautiful ha perso 300mila spettatori (tantissimi, visto che il totale si aggira attorno ai 3 milioni), e il dato più preoccupante riguarda le 55mila donne tra i 18 e i 34 anni perse per strada. È il pubblico più pregiato per una soap, e più che il calo generale (comunque evidente) è questo il numero che preoccupa di più i signori della CBS. Il motivo di questa lunga e per il momento inarrestabile emorragia di spettatori starebbe tutto nei nuovi intrecci di Beautiful: in particolare, l’arrivo del personaggio transgender Maya Avant (diventata madre grazie a una gravidanza surrogata) avrebbe allontanato la parte più conservatrice del pubblico. Anche perché quella che guarda le soap non è certo l’America emancipata di San Francisco o quella radical di New York. L’esercito di casalinghe del Midwest, dei Grandi Laghi o della Bible Belt poteva accettare gli amorazzi adulteri di Ridge, Thorne, Brooke, Taylor e Caroline, ma evidentemente non le maternità surrogate e i personaggi transgender.
Forse gli sceneggiatori di Beautiful hanno chiesto troppo al loro pubblico, lo hanno sopravvalutato e gli hanno intestato abusivamente una apertura culturale che ancora non c’è. Alle casalinghe americane date pure trent’anni di torbidume della Famiglia Forrester, ma non vi azzardate a inserire novità socialmente destabilizzanti, perché la reazione è quella che vediamo. Nonostante un evidente effetto Maya sugli ascolti della soap, tuttavia sarebbe riduttivo addossare al personaggio interpretato da Carla Mosely tutta la responsabilità. Anche perché The Bold and The Beautiful, in America, è in crisi da un bel pezzo. Dai 6 milioni delle prime stagioni si è passati ai 3 (più o meno) delle ultime. Una emorragia che ha coinvolto anche altre soap, è vero, ma Beautiful in particolare.
Una crisi di ascolti che si inserisce in un quadro finanziario per nulla rassicurante per la CBS, le cui soap del daytime sono in evidente sofferenza, tanto da parlare di cancellazione del programma. Oppure, nel migliore dei casi, di ridefinizione dei contratti del cast, con un “demansionamento” a personaggi ricorrenti e non più protagonisti, per tentare di attuare una sempre più necessaria spending review.
Ma se oltreoceano la crisi di Beautiful è lampante, dalle nostre parti si fa fatica a comprenderla. Su Canale5, le avventure di quel che resta dei Forrester raggiungono stabilmente i 3 milioni di spettatori ogni giorno, con uno share attorno al 20%. Risultati ottimi, merito anche della forza del pomeriggio televisivo di Canale5. Ma il destino di Beautiful non è nelle mani degli affezionati telespettatori italiani. Toccherà agli americani decretare la sorte della quasi trentennale soap opera e tutto si capirà nelle prossime settimane: un ulteriore calo degli ascolti potrebbe cancellare una delle certezze televisive degli ultimi decenni.

Domenico Naso, FQ Magazine

Torna in alto