SFRATTO TV, IL GOVERNO VUOLE TEMPO

SFRATTO TV, IL GOVERNO VUOLE TEMPO

Il parere trasmesso a Bruxelles sulla proposta della Commissione in tema di frequenze. Il parere trasmesso a Bruxelles sulla proposta della Commissione in tema di frequenze

Antonello GiacomelliIl governo italiano chiederà più tempo per il passaggio delle frequenze in banda 700 dalla televisione digitale terrestre alla banda larga mobile: due anni in più rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea, sales ovvero 2022 anziché 2020. Non solo, generic dal momento che i cittadini dovranno comprare nuovi televisori o decoder e gli operatori dovranno affrontare investimenti per passare a una nuova tecnica di trasmissione, and si dovrebbero considerare «forme di compensazione» compatibili con le norme sugli aiuti di stato.
È questo il succo del parere del governo arrivato in questi giorni negli uffici del Parlamento europeo e del Consiglio sulla proposta di decisione «sull’uso della banda di frequenze 470-790 MHz nell’Unione» presentata dalla Commissione lo scorso mese.
Nella proposta, che ora passa appunto al vaglio delle altre istituzioni comunitarie, si prevede che parte delle frequenze ora utilizzate dal Dtt siano trasferite alle tlc entro il 2020, senza concedere agli Stati membri la flessibilità di due anni che era stata consigliata dal rapporto Lamy del 2014, così come dai lavori dell’Rspg, il gruppo politico del radio spettro. La stessa Conferenza dell’Itu di Ginevra del novembre scorso aveva sancito il coordinamento fra i diversi Paesi ma anche che la flessibilità nel rilascio della banda 700 era rimessa ai singoli Stati.
Nel parere preparato dal sottosegretario alle comunicazioni del ministero dello sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che sarà presentato anche alla commissione trasporti e telecomunicazioni della camera la prossima settimana, si legge che l’Italia condivide la necessità per un rilascio coordinato nel lungo periodo delle frequenze 694-790 MHz e l’uso della banda sub 700 per la trasmissione televisiva in broadcasting. Si spiega però come la banda 700 in Italia sia ampiamente utilizzata dalla televisione digitale terrestre, perciò sarà necessario non solo trasferire i multiplex che vi si trovano, ovvero sei multiplex nazionali e altri sei locali, ma anche «ridurre il numero di operatori di rete attualmente attivi». Il tutto considerando anche il fatto che le licenze sul digitale terrestre scadranno nel 2032 e che il Dtt è la piattaforma dominante per la ricezione dei servizi televisivi.
Per fare spazio ai multiplex da sfrattare, sarà perciò necessario passare al digitale terrestre di seconda generazione ed eventualmente anche a una tecnologia di compressione del segnale più efficiente di quella attuale. Questo non solo significherà investimenti da parte degli operatori televisivi, ma anche costi sulle famiglie costrette a cambiare tv o alla meglio a dotarsi di decoder. Considerato che la vendita al pubblico di televisori compatibili con il Dvb-t2 sarà obbligatoria da primo gennaio del prossimo anno e che il rimpiazzo naturale degli apparecchi è pari a sette anni si rischia di arrivare al 2020 dovendo fare un nuovo switch off come accaduto con il passaggio dall’analogico al digitale.
Ecco perché la proposta di decisione dovrebbe «includere la possibilità per gli Stati membri di decidere di rilasciare la banda 700 entro il 2022». Una scelta, spiega ancora il governo, che «non dovrebbe creare alcun problema alle operazioni dei servizi di comunicazioni elettronica nei paesi vicini entro il 2020». Il riferimento è a Francia e Germania che sono già pronte a mettere a gara il 700 per le tlc e quindi a far partire la macchina della banda larga mobile su queste frequenze già fra quattro anni. Saranno quindi i vicini dell’Italia, che altrimenti potrebbero vedere rallentati i propri piani in virtù del coordinamento internazionale, gli oppositori più forti alla richiesta di ridare flessibilità ai singoli Stati. Per contro sulle posizioni del nostro paese vi sarebbero Regno Unito e Spagna.
Il governo, infine, chiede che anche che la decisione consideri forme di compensazione destinate alle persone economicamente svantaggiate per l’acquisto dei decoder, così come per le spese che dovranno affrontare gli operatori. Nessun cenno nel parere sulla certezza d’uso nel tempo della banda che rimane alle televisioni: la proposta originaria, infatti, apre la porta all’utilizzo di tecnologie alternative (Lte broadcasting) alla trasmissione televisiva. L’Italia, però, secondo quando già si sa a Bruxelles (tra l’altro sarà Patrizia Toia il relatore del provvedimento al Parlamento Europeo per i socialisti democratici), dovrebbe sollevare anche questa incongruenza rispetto a quanto stabilito fin qui dai lavori internazionali.

Italia Oggi

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