MICHELE BRAVI: «DOPO X FACTOR? L’ANALISTA»

MICHELE BRAVI: «DOPO X FACTOR? L’ANALISTA»

Un lungo sfogo pubblicato sul suo canale Youtube svela tutte le fragilità di Michele Bravi, sovaldi tradito dopo la vittoria di X Factor: «Mi dicevano che ero finito, morto e, alla fine, c’ho creduto davvero»

michele bravi«C’è una cosa che non vi ho detto. E l’ho fatto non perché volevo mentirvi o nascondervi qualcosa, ma perché non ero pronto. Mostrare agli altri le proprie cicatrici, le proprie sofferenze, alle volte fa male». È un Michele Bravi sincero e commosso quello che si rivolge su Youtube ai propri fan, a quelle persone che lo seguono indefessamente sui social e non l’hanno mai abbandonato. Stavolta, non più musica o video parodia, ma una verità che brucia: il post-X Factor. «Ho vinto uno dei talent più seguiti e all’inizio è stato bellissimo, è stata una catapulta dentro a un sogno. Poi ho fatto le mie cazzate, ho sbagliato. Ho sbagliato perché mi sono affidato a delle persone che hanno preso le loro taniche di benzina, hanno sparso questa benzina in giro per la mia vita e hanno dato fuoco a tutto». Il risvolto della vittoria che nessuno si è mai dato la briga di raccontare, il dolore per la sovraesposizione e le brame di chi sperava di approfittarne. «Sta di fatto che sono stato male, molto male. C’è stato un momento, durante una riunione con le persone che si occupavano di me, in cui mi sono messo a piangere. E dall’altra parte mi hanno detto ‘Non piangere, ma accetta che sei morto, sei finito’. Io vi assicuro che sentirsi dire che sei morto, a vent’anni, fa male. Il problema è che c’ho pure creduto, me lo dicevano persone più grandi di me. E quindi sono morto, morto a vent’anni». Sono parole dure quelle pronunciate da Bravi. Una carriera lontana dalle telecamere, ma riscaldata dall’affetto del Web, che l’ha mai abbandonato e gli dà la forza di guardare avanti. Anche quando è tornato a Milano per capire cosa avrebbe fatto della propria vita. «Il primo periodo a Milano è stato difficile, ho avuto momenti di sconforto, ma sapevo che dovevo rialzarmi. Analisi, attacchi di panico… mi sono fatto aiutare. E lì ho capito che non avevo più nulla da perdere. Avevo toccato il fondo ma volevo rimettermi in gioco. Come ho fatto? Spogliandomi completamente, raccontandomi in tutto. Quella fase è finita. Adesso è arrivato il momento in cui noi dobbiamo sapere di essere belli e forti».

di Mario Manca, Vanity Fair

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