HUGH LAURIE TORNA IN TV: “VOLEVO ESSERE UN AGENTE SEGRETO, SONO FINITO A FARE IL TRAFFICANTE”

HUGH LAURIE TORNA IN TV: “VOLEVO ESSERE UN AGENTE SEGRETO, SONO FINITO A FARE IL TRAFFICANTE”

L’ex Doctor House è protagonista della serie di Susanne Bier “The night manager” su Sky Atlantic il 20 aprile

Hugh Laurie, see il burbero ma umano Doctor House è un trafficante d’armi per Le Carré. “La prima volta che ho letto The night manager, 23 anni fa, avrei voluto essere l’agente buono, Jonathan Pine. Cercai di accaparrarmi i diritti per un film. Oggi mi tocca guardare Tom Hiddleston fare l’eroe e io il vecchio cattivo”. La serie in 8 puntate di Susanne Bier, è tratta dal romanzo omonimo è una coproduzione Sky e andrà in onda su Sky Atlantic il 20 aprile. Girata tra Marocco, Majorca, la Svizzera e Londra ha come protagonista Hiddleston che interpreta Jonathan Pine, ex militare e agente segreto che lavora come direttore notturno d’albergo in un albergo di lusso, dopo aver lasciato il servizio attivo nell’ambiente corrotto dei servizi segreti. Una notte incontra una donna arabo francese (Olivia Colman) che gli fornisce informazioni su Richard Onslow Roper (Laurie), trafficante d’armi. Sarà l’inizio di una spy story che porterà i due uomini a un rapporto sempre più complesso. Ad accompagnare il passaggio alla Berlinale di The night manager la regista e gli attori. Capelli arruffati e ironia secca, Hugh Laurie si racconta all’Hotel De Rome.
Lei è un fan accanito di Le Carré.
“Da quando ero adolescente. Questo romanzo però è il mio preferito: intrigante, romantico, quasi mitico. Per la prima volta in vita mia ho provato a opzionare i diritti. Ma Sydney Pollack se li era accaparrati. Avrei voluto essere Pine, l’affascinante cavaiere errante in cerca di una causa per cui combattere”.
E invece le tocca un falso filantropo e vero trafficante di armi, che è comunque è un perfido fascinoso.
“Il magnate Roper mi ha conquistato fin dalle prime pagine. E’ una creatura maledetta ma innegabilmente piena di fascino. C’è qualcosa di seduttivo e intossicante in chi come lui ha rotto tutte le barriere, anche quelle della legge. Ma il diavolo deve esser affascinante o nessuno andrebbe all’inferno. E’ questo il centro della storia, il fatto che Jonathan Pine sia sedotto da questo mondo. So per certo, da chi lavora nei servizi, che se c’è qualcuno che è catturato dall’altra parte, anche se poi torna indietro non sarà creduto mai più. Chiunque se fossi messo nelle condizioni di non dormire, sotto la pressione di domande continue cederebbe. Se fossi in un sotterraneo con qualcuno che mi punta una luce in faccia perderei la mia grinta dopo un’ora”.
Come si è preparato per il suo personaggio? Ha pensato a qualcuno di reale?
“Avevo in mente un paio di figure vere che volevo studiare. Avrei voluto chiedere pranzi, appuntamenti. Ma gli avvocati mi hanno fermato. Se avessi fatto una cosa del genere qualunque gesto nel film che fosse interpretato come un riferimento reale avrebbe potuto trasformarsi in querela. Hiddleston invece non ha avuto problemi, lui fa l’eroe”.
Come è cambiata la sua vita dopo Dr House?
“Sono stato fortunato perché dopo che è finita la serie, e non era pianificato perché non sono uno che riesce a farlo, che sia finito rapidamente nella musica, senza avere un periodo di pausa per pensarci. E ho suonato con la mia band in giro per il mondo ed è stata una cosa bella perché non ho avuto il tempo per realizzare che era finita”.
Le manca il personaggio?
“Beh è il Dr. House ha riempito la mia vita. Ho passato molto tempo a crearne sfumature, battute. A volte mi ritorna in mente, mi fa ridere qualche sua battuta ma ho perduto la maggior parte del linguaggio medico che avevo imparato. Ne parlavo l’atro giorno con George Clooney che ha partecipato a una puntata live di E.R.: la cosa strana è che ricordava gran parte dei termini medici usati dal personaggio, malgrado siano passati tantissimi anni. Io a malapena oggi ricordo “ma questa cosa si chiama aspirina?”.

di Arianna Finos, La Repubblica

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