La cantante e attrice è stata scelta per fare gli onori di casa alla cinquantesima edizione del Super Bowl, treat che si terrà domenica prossima in California.
Faceva bene il povero Enrico Pallazzo a disperarsi mentre il tenente Frank Drebin stonava l’inno al suo posto (non era il Super Bowl, erano le World Series: baseball anziché football, ma in questo caso poco importa) mentre tutto il mondo credeva fosse lui. Ma anche senza essere un personaggio di Una pallottola spuntata, si corre il rischio di fare una figuraccia, facendo gli onori di casa a un evento sportivo di tale portata.
Essere scelti per cantare l’inno nazionale al Super Bowl non è solo un grande, grandissimo onore. È anche un grosso rischio. L’artista scelto per aprire l’evento sportivo dell’anno negli Stati Uniti (ma anche quello televisivo per gli introiti pubblicitari da capogiro), è esposto alle critiche di tutto il mondo.
Difficilmente, però, succederà la stessa cosa a Lady Gaga, selezionata per fare gli onori di casa al prossimo Super Bowl. Questo è il suo anno: il Golden Globe come migliore attrice per il ruolo della Contessa in American Horror Story: Hotel, l’onore di cantare ai Grammy Awards per la commemorazione del grande David Bowie e la partecipazione musicale alla cerimonia degli Oscar, durante la quale si esibirà. Davvero niente male.
Lady Gaga aveva già cantato l’inno nazionale nel 2013, in un’occasione molto meno rilevante. Ma adesso tocca al Super Bowl. Il confronto con gli illustri predecessori spaventerebbe chiunque: Diana Ross, Barry Manilow, Billy Joel, Whitney Houston, Mariah Carey e Beyoncé sono solo alcuni degli altristi che hanno cantato l’inno prima della partita più importante d’America. L’appuntamento è per domenica prossima, 7 febbraio, al Levi’s Stadium di Santa Clara (California), e in onda sul canale FOX Sports. E non è un appuntamento qualunque.
Si tratta infatti del cinquantesimo anniversario del Super Bowl, la finale che vedrà i Carolina Panthers e i Denver Broncos scontrarsi per conquistare il titolo al campionato della National Football League.
Per gli americani la domenica del Super Bowl è un po’ come una festa nazionale. Gli ascolti sono sempre da record, storicamente. Un solo programma è annoverato fra quelli che hanno superato i 100 milioni di telespettatori senza essere un Super Bowl: il finale di serie di M.A.S.H., la comedy di culto di Larry Gelbart ambientata durante la Guerra in Corea. Ma è stato un caso più unico che raro. Uno spot pubblicitario di 30 secondi trasmesso durante la partita può arrivare a costare 5 milioni di dollari. E anche solo per il costo, spesso fa storia (come fu per lo spot 1984 di Macintosh, che andò in onda proprio durante il Super Bowl). Anche per noi appassionati di serie TV, l’evento è rilevante: frequentemente durante le pause pubblicitarie vengono trasmessi i nuovi promo delle serie più attese.
In passato è successo con The Walking Dead e Breaking Bad. Tanto per citare due serie che valgono milioni di dollari per un solo spot in TV…
Mondofox