DICAPRIO, TANTE METAMORFOSI MA (PER ORA) NESSUN OSCAR

DICAPRIO, TANTE METAMORFOSI MA (PER ORA) NESSUN OSCAR

leonardo dicaprio

(Pedro Armocida, for sale Il Giornale) Il sodalizio con Martin Scorsese, help i ruoli sorprendenti, sales adesso perfino la lotta con un’orsa: che cosa deve fare il divo per mettere in bacheca almeno una statuetta?

Pedro Armocida – «Che cos’altro mi dovrò inventare per vincere un Oscar?». Chissà se una frase del genere Leonardo DiCaprio l’abbia mai detta o almeno pensata.
Perché se è indubbio che i premi non aggiungono poi molto alle qualità indiscusse di un attore come lui, è pur vero che non aver mai dato una statuetta a nessuna delle sue interpretazioni risulta quantomeno curioso. Anche perché l’attore, nato a Los Angeles 41 anni fa, in ormai più di vent’anni di carriera ha racimolato solo quattro candidature: nel ’94 come non protagonista per Buon compleanno Mr. Grape, nel 2005 come protagonista per The Aviator, due anni dopo per Blood Diamond – Diamanti di sangue e l’anno scorso per The Wolf of Wall Street.Nel mezzo ha fatto di tutto e di più, sempre attento a scegliere ruoli e personaggi unici in un caleidoscopio di metamorfosi che lo hanno reso l’attore più significativo della sua generazione e non solo. Eccolo sorprendente eroe lisergico da videogioco in The Beach di Danny Boyle; camaleontico protagonista di Prova a prendermi di Steven Spielberg; l’uomo che entra letteralmente dentro le menti delle persone mentre dormono in Inception di Christopher Nolan; un perfetto J. Edgar Hoover, il capo dell’Fbi nel film di Clint Eastwood; il fascinoso protagonista di Il grande Gatsby di Baz Luhrmann; un perfido latifondista di Django Unchained di Tarantino.Ora DiCaprio ci riprova. Torna con un film dal titolo che è tutto un programma, Revenant – Redivivo, diretto dal premio Oscar, lui sì – e beffardamente – con ben tre statuette per Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza), Alejandro González Iñárritu. Il regista messicano lo ha anche co-prodotto e scritto insieme a Mark L. Smith, dall’omonimo romanzo di Michael Punke (Einaudi) ispirato alla vita del cacciatore Hugh Glass, eroe celeberrimo della mitologia western. Il film uscirà in Italia il 14 gennaio e racconta dell’esploratore e cacciatore di pellicce che mentre è impegnato in una spedizione viene attaccato da un orso. Dato per morto, viene derubato dai suoi stessi compagni e il suo figlio adottivo, nativo americano, ucciso. Sepolto alla buona, l’uomo si risveglia e, redivivo, dovrà fronteggiare un durissimo inverno nel tentativo di portare a termine la sua vendetta.Girato in condizioni climatiche molto fredde e difficili, quasi sempre tra le cinque e le otto di sera per utilizzare la giusta luce in un’epoca in cui non c’erano ancora le lampade a cherosene, il film ha messo a dura prova Leonardo DiCaprio che ha definito la scena dell’orso come «una delle cose più difficili che abbia mai girato in tutta la mia carriera». Tanto che sono immediatamente sorte alcune leggende metropolitane come quella che lo voleva violentato ripetutamente dall’orso. Notizia assurda, ma smentita addirittura dalla casa di produzione Fox, che è arrivata a sottolineare «come l’orso sia una femmina che sente i suoi cuccioli minacciati da Glass e per questo lo attacca. Certamente non si tratta di una scena di stupro». Il risultato, ha detto ancora l’attore, «è che si comprenderà cosa significhi ritrovarsi faccia a faccia con un animale di tale portata. È assolutamente sorprendente e sconvolgente». Forse più difficile ancora è stata la sequenza del sogno, non presente nel libro, in cui c’è una montagna formata da diecimila teschi di bisonte. Anche perché DiCaprio è vegetariano. Ciononostante si è così calato nel personaggio che, in un’altra scena del film, ha finito per mangiare veramente il fegato di un bisonte. Salvo poi, pare, vomitarlo.Un’interpretazione così sconvolgente e realistica che ha già fatto gridare all’Oscar i pochi fortunati che negli Stati Uniti hanno assistito a una proiezione speciale. Potrebbe essere quindi la volta buona per la star di Titanic che all’epoca, per il film che è stato il maggior incasso della storia fino al 2009, vide premiati praticamente tutti tranne se stesso. Anche se la freddezza dell’Academy verso di lui sembra più dettata dalla lontananza dell’attore rispetto alle logiche esteticamente più popolari di Hollywood. O forse ancora, chissà, gli è stato fatale il sodalizio con Martin Scorsese il quale, pur essendo uno dei più grandi registi del cinema mondiale, ha dovuto aspettare fino al 2007 per vincere l’Oscar con The Departed, non certo il suo film migliore. Anche lì, come in Gangs of New York, The Wolf of Wall Street e The Aviator, c’era DiCaprio, ancora una volta ignorato, anche dalle nomination.La storia degli Oscar è costellata di incredibili dimenticanze, basti pensare, per limitarci al recente passato, all’ostracismo verso un altro grande interprete come Tom Cruise (solo tre nomination), ma certo con un Redivivo come DiCaprio in giro forse stavolta i membri dell’Academy faranno la scelta giusta. L’appuntamento è per il 14 gennaio con le nomination e poi il 28 febbraio con l’edizione numero 88 degli Oscar.

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