(di Giuseppe Pollicelli, search LiberoQuotidiano) È vero, il Pd vuole lasciare libertà di coscienza sull’adozione da parte dellecoppie gay, ma per l’ approvazione di una norma sulle unioni civili rimane lo scoglio dell’ equiparazione fra unioni di fatto e matrimonio, mal vista a destra. E poi c’è la Chiesa, che denuncia il disinteresse della politica italiana nei confronti della famiglia tradizionale.
Almeno una cosa, però, è certa già adesso e potrebbe rivelarsi decisiva nel far mutare la mentalità di milioni di italiani riguardo alle coppie di fatto, in particolare quelle gay. Chi teme la marginalizzazione e la frantumazione della famiglia eterosessuale, dunque, farà bene a preoccuparsi, perché se oggi si assiste a un cambio di atteggiamento intorno alle unioni omosessuali, è facile immaginare che prossimamente accadrà lo stesso riguardo a materie ancor più delicate come l’ ormai famosa «stepchild adoption» (l’ adozione del figlio naturale di un componente di una coppia gay da parte del partner di quest’ ultimo) o la fecondazione assistita.
L’elemento che potrebbe sparigliare le carte è la presa di posizione a favore del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto di una donna che non è soltanto tra i personaggi più famosi della nostra televisione ma è anche un’ interlocutrice privilegiata della famiglia canonicamente intesa, una figura pubblica che rimanda all’ idea di tradizione ben più che a quella di trasgressione. Parliamo di Barbara d’ Urso, che negli ultimi tempi, con parole inequivocabili, si è più volte schierata per i diritti di gay e lesbiche in programmi dalle platee amplissime come il Domenica Liveda lei stessa condotto. Un esempio, il suo, che potrebbe essere seguito da altri big dell’ intrattenimento, con tutte le conseguenze del caso.
“È da anni che porto avanti queste idee, sinceramente non vedo nulla di nuovo”, ci dice. “Si tratta di battaglie civili che ritengo giusto combattere in un Paese che, su determinate questioni, è tra i più arretrati in Europa”.
È favorevole anche al matrimonio omosessuale?
“Sì. Lo si può chiamare anche in un altro modo, basta che sia un nome dignitoso che non produca ulteriore discriminazione”.
È stato grazie alla frequentazione assidua di persone omosessuali che ha maturato convinzioni così solide?
“Di amici omosessuali ne ho tantissimi, anzi sono la maggior parte, ma non è questo che importa. Alle volte, semmai, capita di farmi una risata quando mi rendo conto di essere a tavola con soli amici gay e allora dico: “Oh, ma un uomo fico per me non esce fuori mai?”. Però la consapevolezza dei diritti da riconoscere agli omosessuali mi è appartenuta sempre, non c’ entra con le mie frequentazioni”.
Gli italiani sono pronti ad affrontare un passaggio simile?
“Tutti i segnali che capto mi dicono questo. E se c’ è qualcuno che non si sente preparato, l’approvazione di una legge si dimostra ancora più urgente: molti ragazzi omosessuali hanno ancora paura di rivelarsi in famiglia per quel che realmente sono e, se le leggi li tutelassero, le loro remore diminuirebbero”.
Non vede il rischio che su questi argomenti si imponga un pensiero unico che penalizza chiunque abbia posizioni non allineate? Guido Barilla, per aver detto di essere un sostenitore della famiglia tradizionale, è stato crocifisso da buona parte dei media e dell’ opinione pubblica.
“Non vedo rischi. Ognuno ha il diritto di esprimere il proprio pensiero, e il mio è che si debba essere aperti all’idea di due persone che si amano e vogliono costruire assieme il proprio futuro.
Quale sia il loro sesso conta poco”.
Non è eccessivo parlare ancora di discriminazioni quando perfino politici come Formigoni o Giovanardi considerano giusto varare una legge che garantisca diritti per le coppie di fatto sia etero che omosessuali?
“Indubbiamente è un segnale positivo. Ma le discriminazioni, nella società, esistono ancora”.
Che ne pensa, da cattolica, del recente coming out di monsignor Charamsa?
“Essersi spinto a presentare il proprio compagno è stato un eccesso, ma rivelare di aver vissuto finora la propria sessualità come se fosse stato chiuso dentro un armadio è stato un atto di coraggio che ho apprezzato molto”.
La Chiesa guidata da Bergoglio sta allontanandosi dalla dottrina?
“Premetto di amare tantissimo Papa Francesco: aver detto a proposito degli omosessuali “Chi sono io per giudicare?” è stato qualcosa di straordinario. Quanto alla dottrina, dobbiamo forse pensare che in tutti gli altri Paesi in cui le leggi già garantiscono gli omosessuali abbiano meno fede di quanta ne abbiamo noi?».
Però che si sbilanci un Papa, ammesso che Bergoglio lo abbia fatto davvero, è una cosa diversa dai provvedimenti assunti da un governo.
“Appunto, e questo rende ancora più chiaro quanto sia anacronistica la situazione legislativa dell’Italia”.
Esiste un’ ideologia gender?
“Sono d’ accordo con il ministro dell’ Istruzione, Stefania Giannini, che l’ ha definita una “truffa culturale”. Non mi interessano le etichette e quindi neanche il gender, mi interessano gli individui: maschi o femmine, omosessuali o eterosessuali”.
E sulle adozioni per le coppie gay come la pensa?
«Sono favorevole alla stepchild adoption prevista dal ddl Cirinnà e contraria, invece, al cosiddetto “utero in affitto”, il cui divieto, in Italia, vale peraltro anche per gli eterosessuali. In questo momento non mi sento ancora pronta a misurarmi con scenari di questo tipo. Può darsi che, anche per me, le cose cambieranno quando la sensibilità collettiva sarà ulteriormente mutata”.