OGGI VI DICO CHE… IN MORTE DI MARIA GRAZIA CAPULLI

OGGI VI DICO CHE… IN MORTE DI MARIA GRAZIA CAPULLI

Maria-Grazia-Capulli(Cesare Lanza) Lavorare fino all’ultimo, prescription non cedere il passo al male, alla rassegnazione, allo sconforto. Dimostrare agli altri che siamo di più della nostra malattia, portare bellezza nella miseria quotidiana, questo ci dicono gli occhi di Maria Grazia Capulli, questo ci dice la battaglia dolce e garbata di una donna meravigliosa. Che il cielo ti accolga con “tutto il bello che c’è” (Alfio Marchini)”.

ERA UNA DONNA MERAVIGLIOSA

Non è facile lasciare la vita con la dignità e la discreta consapevolezza con cui Maria Grazia, così giovane, si è avvicinata alla morte. L’ho conosciuta superficialmente, ma ho pensato ciò che tutti hanno detto di lei (straordinaria la delicatezza commovente con cui si è espresso Marchini). Educata, intelligente, misurata, positiva: una donna per bene, una professionista fuori dal comune. Detestava la retorica, non voglio cadere in questo umanissimo errore, qui.

Per ricordarla, mi permetto di citare uno struggente articolo di Luca Mattiucci, che mi ha tanto turbato: “«Ciao Napoli», ricordi? Era cosi che mi chiamavi. E ora sto qui a Ponte Milvio, da Pallotta, quello di ogni volta. «Un posto che fa respirare un po’ di cultura al quartiere», me lo ripetevi sempre. La tua sedia è qui che ti aspetta, le buone notizie anche. «Abbiamo un sacco di storie da raccontare», era la prima cosa che mi dicevi. Era primavera e poi estate, era un senza tempo. Era l’appuntamento da non mancare, senza dirlo si stava sospesi, al riparo da tutto. Qui ora fa freddo, Grazia, o forse sono io che ho freddo… E’ la solitudine. Io fissavo la tazzina. Tu l’albero che avevamo di fronte. Poi tornavi a sorridere. «Sei intelligente, sai». Io sorridevo e tornavamo a parlare di futuro. É con quello che si scappa dal presente. Ci eravamo inventati il gioco del «domani». E forse tu sentivi più di me che era solo un gioco. Aspettavi il racconto come una bambina che ascolta una favola di terre immaginarie e rilanciavi. I ruoli s’invertivano ed eri tu a dirmi dove saremmo andati, dove avremmo trovato riparo da lui. Ma io ora con cosa scappo in avanti? In due si riesce, ma se resti da solo la forza ti manca. A te non è mai mancata…. Erano le 5:25 quando stamattina mi sono svegliato, è stato di soprassalto. A me lo sai non capita. Sei partita e non ci si è potuti salutare. Come quando eri lì prossima ad andare in onda e mi prendevi in giro per il «tempismo perfetto», poi il tg finiva e arrivava il tuo squillo. Stavolta il cellulare resta lì a raccogliere squilli a vuoto. Resto ancora un po’ qui, che magari stavolta sono arrivato in anticipo di troppo. Che magari hai avuto un contrattempo. Che magari poi ci si vede. Forse non qui, forse da un’altra parte. Magari in un posto dove di buone notizie ne fioccano a valanga, e allora sai come ci si divertirà? Saremo lì con una fila interminabile di persone che aspettano di essere intervistate, e potremo andare avanti senza tempo. Senza minuti, senza scadenze, senza fretta, senza dolore. Sai che bello? Li ci sarà tutto ma proprio tutto il bello che c’è. Ci manchi, Grazia.”

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