AUDITEL, STAND BY PER 15 GIORNI

AUDITEL, STAND BY PER 15 GIORNI

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Panel da rinnovare in 5 mesi. Nielsen ne chiedeva 9

(di Andrea Secchi, view Italia Oggi) Niente dati Auditel per le prossime due settimane. O meglio, shop i dati ci saranno lo stesso ma potranno essere utilizzati dalle tv soltanto a uso interno, non potranno essere pubblicati. Questa la decisione presa ieri dal consiglio di amministrazione dell’Auditel, presieduto da Giulio Malgara, dopo che sono stati svelati gli indirizzi di 4.000 famiglie del campione su 5.600.
Una pausa per prendere tutte le informazioni legali e tecniche necessarie, per poi rivedersi il 30 ottobre e decidere definitivamente cosa fare. Come anticipato da ItaliaOggi ieri, si è fatta quindi la scelta più soft, rispetto ai rumors di una sospensione più lunga, di addirittura sei mesi, che non sarebbe stata utile agli editori (fatta eccezione di Sky che è in grado di rilevare gli ascolti con i suoi decoder), né agli investitori.
A cosa serviranno concretamente questi 15 giorni? Intanto a evitare possibili azioni legali (per la società e per i singoli consiglieri) per la diffusione dei dati la cui affidabilità, anche solo teoricamente, non può essere garantita. E poi per trovare accorgimenti tecnici che possano permettere di utilizzare ancora lo stesso panel essendo sicuri che non può essere influenzato, in attesa di cambiarlo completamente.
Ed è proprio questo il punto: il panel si deve cambiare ma Nielsen afferma che sono necessari almeno nove mesi, ovvero il tempo che sarebbe comunque servito per arrivare al Super panel da 15.600 famiglie. Davvero troppi, secondo Auditel, che ha chiesto un rinnovamento totale al massimo entro 5 mesi. I 15 giorni serviranno per avere una risposta anche su questo.
Nielsen, la società che cura le rilevazioni e dalla quale sono partite le email con gli indirizzi in chiaro (a gruppi di 1.000, per cui ogni panelista conosce il riferimento di posta elettronica di altri 999 nel suo gruppo), per la prima volta ieri è uscita con una nota, spiegando che ha avviato un’indagine interna sui suoi sistemi e processi e rassicurando che «a oggi non risultano alterazioni dei dati. L’azienda continuerà a condurre specifiche analisi nel corso dei prossimi mesi per identificare immediatamente eventuali irregolarità». E sostanzialmente è questo quello che si può fare: analizzare discostamenti anomali delle audience, che possano far pensare a qualche intervento sulle famiglie. Fra i casi che sono analizzati da Auditel, un problema simile che Nielsen ha avuto in Messico, dove però i numeri dei panelisti coinvolti erano molti meno.
«Abbiamo scelto la strada più trasparente, responsabile e meno traumatica», ha detto Lorenzo Sassoli de Bianchi, il presidente di Upa che rappresenta gli investitori pubblicitari. «Intanto abbiamo deciso il rinnovamento totale del panel in tempi brevi, mentre in questi 15 giorni dobbiamo vedere se riusciamo a trovare un modus operandi per tornare a dare i dati. A fine ottobre rifaremo tutto il percorso e nel frattempo ci saranno verifiche legali e con le autority per capire quali manovre sono necessarie per dare i dati nonostante la violazione della privacy che c’è stata. Non è detto che ci riusciamo, ma questa è stata una decisione responsabile, senza vincitori né vinti».
Sulla vicenda è intervenuta ieri anche Mediaset, secondo cui lo stop alla pubblicazione dei dati non dovrà superare le due settimane: «poiché la mancata diffusione dei dati di audience costituisce un vuoto grave per il mercato e soprattutto per gli investitori pubblicitari, Mediaset non può accettare una pausa superiore alle due settimane annunciate. In caso contrario, si vedrà costretta a ricercare ogni possibile e lecita soluzione al fine di dare certezza al mercato».

Palla in calcio d’angolo
«#auditel sospeso per 15giorni… come spegnere la luce a una festa di adolescenti per 15 minuti». Così ha twittato Valentino Cagnetta, ceo di Media Italia, centro media del gruppo Armando Testa, ed ex componente del cda dell’Auditel. «Per coloro che investono l’Auditel è una bussola, spegnerla vuol dire lasciare il mercato al buio», spiega a ItaliaOggi. Per Cagnetta la scelta del cda della società è come «mettere la palla in calcio d’angolo», prendere una pausa per evitare problemi maggiori e far calmare le acque. Il rischio, però, se si rimane per molto tempo senza dati, è che succeda come a una festa di adolescenti per farli calmare: «Si spegne la luce, ma mica si fermano, le mani vanno». «Stare senza dati sarebbe un momento di libertà incredibile per tutte le emittenti: si guardano i dati precedenti e si fa pagare la pubblicità sulla base di questi, poi però si può essere tentati di fare un palinsesto con meno soldi, tanto nessuno lo misura». Per questo i dati, anche in questo caso, servono: «Se un’emittente si trova fra le mani gli indirizzi e fa un azzardo, sui numeri si vede e rischia una denuncia pubblica. Il rischio reale c’è, però non è così incombente».

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