Alle 5 della sera di Cesare Lanza
sovaldi AMICI MIEI” href=”http://www.cesarelanza.com/oggi-vi-dico-che-zingari-amici-miei-6695/” rel=”bookmark”>OGGI VI DICO CHE… ZINGARI, prostate AMICI MIEI
“Gli zingari, popolo autenticamente eletto, non portano la responsabilità di alcun evento e di alcuna istituzione. Hanno trionfato sulla terra per la loro attenzione di non fondarvi niente”. (Emil Cioran)
ATTUALIZZANDO…
È esploso un putiferio per la presenza dei Casamonica (figlia e nipote del defunto, presunto boss), martedì sera a “Porta a Porta”. Ne sono state scritte tante, ovviamente ho un parere diverso: l’argomento è molto complesso, si intrecciano vari problemi. Punto primo, cruciale: il celebre conduttore Bruno Vespa, personaggio di grandi poteri, ha o non ha il diritto di fare ciò che voglia, nel suo programma? Credo che faccia, quasi sempre o sempre, ciò che vuole. Ma ne ha il diritto? Ritengo di no: dovrebbe esserci un interlocutore, gerarchicamente a lui superiore, a cui Vespa correttamente si riferisca. Non è chiaro se ciò accada, quando e come: non c’è trasparenza, e questo è già un grave aspetto della questione. Gli interlocutori possibili sono, a mio parere, solo tre: il direttore generale, il direttore di Rai Uno, mi sembrerebbe corretto anche il direttore del telegiornale perché ha la sovrintendenza sull’informazione, e quasi sempre “Porta a Porta” è un talk connesso all’informazione. Come è successo martedì. Sarebbe dunque utile sapere, nel dibattito immediatamente esploso, se Vespa abbia comunicato la strutturazione televisiva del suo progetto, con la presenza dei Casamonica, a qualcuno. Direi, per non andar lontano, a Giancarlo Leone, direttore di Rai Uno. Se ciò non è avvenuto, è cosa scorretta: sarebbe opportuno, in futuro, limitare l’autonomia di Bruno. Se invece la comunicazione è avvenuta, bisognerebbe chiederne conto a Leone, anziché mettere in croce il solo responsabile, nonché conduttore, della trasmissione.
“PORTA A PORTA”! / 1. CONCORDO CON IL CRITERIO GIORNALISTICO DI VESPA
Secondo punto. Comunque sia, Bruno Vespa ha fatto bene o no a invitare i Casamonica? Mi conoscete, immaginate certo la mia risposta: sono un giornalista, Vespa è un giornalista più esperto di me, la scelta è stata giusta, opportuna e motivata. In televisione, la priorità è riconosciuta all’informazione e, personalmente, sia come giornalista sia come autore in Rai, ho sempre cercato di dare importanza, insostituibile, all’informazione. Al limite di confini, che certamente esistono, ma non possono essere affidati al criterio censorio di nessuno. Al “Festival di Sanremo” ho lottato per imporre la presenza di Mike Tyson e della regina Rania di Giordania. A “Domenica In” avevo ottenuto, primo in Europa, la presenza nel programma di Monica Lewinsky. Sono stato censurato all’ultimo momento, i dirigenti di all’ora pensavano che Lewinsky, comunque entrata nella storia per i suoi atti sessuali “impropri” con Clinton, non potesse essere proposta ai telespettatori. La Casa Bianca aveva rischiato di andare in tilt, ma la Lewinsky, secondo i signori dirigenti della Rai, non poteva andare in onda! Riuscii invece ad imporre l’intervista di Paolo Bonolis a Donato Bilancia, killer seriale, ma solo perché Bonolis, con il suo carattere forte, minacciò di lasciare il programma in caso di censura.
“PORTA A PORTA” / 2. MA COME SONO STATI GESTITI I CASAMONICA?
Riassumo, per chiarezza: obbligo per Vespa e per qualsiasi autore e/o conduttore di programmi, di concordare i contenuti con un qualificato dirigente; diritto pieno per il conduttore, come spesso (certo, non sempre), Vespa è riuscito a fare, di individuare e proporre gli argomenti giornalisticamente più interessanti. E così arriviamo ad un terzo aspetto: come sono stati gestiti, in trasmissione, i Casamonica? “Porta a Porta” è registrato nel tardo pomeriggio, c’era dunque tempo e spazio per intervenire, nel pasticciaccio, con qualche contributo: che so, un opinionista, un commento dello stesso Vespa… invece, no. I Casamonica sono stati gestiti molto male. E questo spiega – ma solo in parte, come vedremo – l’uragano di critiche che si sono abbattute e continuano ad abbattersi su Vespa. Mi dispiace dirlo, ma in precedenza Paolo Del Debbio aveva gestito altri due Casamonica (come tutti sanno, quella famiglia è infinita e largamente ramificata…) con maggior astuzia e abilità. Vespa, evento rarissimo, è apparso disorientato, imbarazzato, incerto sul da farsi. Così, abbiamo assistito alla spettacolare esibizione della figlia del boss: un documento veristico ed eccezionale, da consegnare ai posteri se vorranno capire qualcosa dei nostri sciagurati tempi. Figlia, madre e femmina: ripeto spettacolare, in grado di bucare il video e di imporsi come protagonista, la signora Casamonica. Tanto di scarsa istruzione, quanto incisiva, scaltra e dialettica. Non dico persuasiva, ma siamo lì. E comunque assolutamente dominante, un pezzo irresistibile di realismo documentaristico, intrecciato alla più classica commedia italiana. Vespa non è stato capace di fronteggiarla, Fiorenza Sarzanini del “Corriere” e il direttore del “Messaggero”, a loro volta, presumo sconcertati, si sono limitati a esporre ragioni e obiezioni largamente e diffusamente pubblicate dovunque, da quando il chiassoso funerale è diventato oggetto dei media.
“PORTA A PORTA” / 3. LE CRITICHE MORALISTICHE SONO FINTE, LA RADICE E’ UN’ALTRA
Non voglio difendere Vespa, ho già scritto opinioni crude che non gli piaceranno. Ma solo un lettore, un telespettatore distratto e conformista può pensare che i critici furenti sul potentissimo Bruno siano spinti da una visione etica del problema. La realtà è un’altra. In Rai, alla luce delle recenti nomine per la presidenza, la direzione generale e il consiglio di amministrazione, è vigilia di probabili forti cambiamenti. E gli appetiti sono tanti e complessi, all’interno e all’esterno dell’azienda e nell’attiguo e famelico mondo politico. C’è chi vuol cogliere l’occasione per ridimensionare e abbattere Vespa, chi vuol pressare il cda e soprattutto i vertici (Maggioni presidente e Campo Dall’Orto direttore generale) verso questo o quel provvedimento. Il canaio nel cortile è fatto di tanti che abbaiano, ma tutti perseguono un interesse personale o di fazione, a nessuno importa che l’argomento al pubblico non interessa più di tanto: è solo folclore, colore, commedia, gossip; non è un dramma sociale o addirittura epocale. I problemi veri e cruciali del Paese e di Roma sono ben altri. E così si è data l’occasione al sindaco Marino di inveire (lui! Incapace su tanti aspetti dell’amministrazione della città) e di polemizzare ex cathedra Siamo davvero alla frutta! La vergogna romana non sono i Casamonica né quel funerale grottesco. La vergogna è un sindaco che non sa far niente di positivo, la Capitale abbandonata a se stessa e in totale decadenza; la vergogna è la politica inconcludente. Il chiasso sui Casamonica accende un oggettivo interesse, e molte curiosità insolute: se scandalo è stato, chi ne è il responsabile? Non certo lo zingaro defunto e la sua famiglia! Lo scandalo accende curiosità, gossip e chiacchiericcio, ma vogliamo ricordare che non c’è la minima infrazione giudiziaria, che gli zingari hanno fatto ciò che hanno sempre fatto, e comunque il loro show è stato autorizzato da qualcuno? Da chi? E chi dovrebbe, alla fine, essere punito: il pilota dell’elicottero? Ma per favore…
“PORTA A PORTA” / 4. CONCLUSIONE? GIU’ LE MANI DAGLI ZINGARI…
Concludo. Sono dalla parte di Bruno Vespa per il suo pieno diritto di puntare sulla cronaca vera, per fare ascolti. Mi dispiace che sia stato meno bravo di altre volte. Non credo che sarà ridimensionato (neanche nei limiti che considero, come ho scritto all’inizio, più che validi) e domani vi spiegherò perché. I critici ipocriti sono insopportabili. I critici in buona fede mi sembrano portatori di preoccupazioni esagerate. E, infine, ho simpatia per gli zingari. Non mi schiero a difesa dei Casamonica, ma la signora vista in televisione è molto simpatica. “Gli zingari non vivono bene, circondati da muri di pietra”, dice il gobbo di Notre Dame. Di più: “L’oro gitano non tintinna e non brilla. Luccica al sole e nitrisce nel buio” – dicono gli zingari di Galway. E chi sono, costoro? Galway è una comunità di zingari irlandesi, pochi ne conoscono l’esistenza. Non si sa da dove siano venuti e perché non si fermino mai. Sono noti, ho saputo, come tinkers: stagnai, lattonieri. Ma preferiscono farsi chiamare “travellers”, cioè viaggiatori. E ciascuno di noi è in viaggio, anche se rinchiusi quasi sempre nella nostra casetta. Non è un viaggio come quello di molte comunità di zingari, ma prima di giudicare faremmo bene anche a riflettere sulle nostre partenze, sugli arrivi, le soste della nostra anima.